Pasquale Innarella, campano (Lacedonia, 1959) viene da una famiglia che ha sfornato musicisti di valore: dal fratello Paolo, anche lui sassofonista ad Antonio Onorato (chitarrista).
Attualmente viene considerato fra i primi dieci sassofonisti italiani. Durante l’International Jazz Day svoltosi nel 2014 a Roma, rimanemmo a dir poco sbalorditi dalla esibizione del suo strepitoso quartetto, il suono del suo sax tenore sembrava il ruggito di un leone e gli altri sassofonisti presenti (molti nomi noti), a confronto, quasi un gregge di agnelli. Ci colpì la forza, il feeling, l’energia di quella musica.
Pasquale Innarella si è avvicinato giovanissimo alle sette note suonando nella band del proprio paese; dopo essersi diplomato in Corno al conservatorio di Salerno si è trasferito a Roma appassionandosi al jazz . Determinante per la sua crescita musicale la frequentazione di Mario Schiano uno dei più grandi sassofonisti e improvvisatori del nostro jazz. Una strada non facile e nemmeno ovvia quella di Pasquale appassionato di Archie Shepp, dei collettivi di Chicago e della musica di Charlie Mingus. Negli anni si è esibito in svariate formazioni in duo, trio, quartetto, lavorando con l’elettronica con quel difficilissimo strumento che è il corno.
Una “vita musicale spericolata” dove la curiosità, la voglia continua di provarsi , di spostare l’asticella sempre più in alto, sono l’unico credo alla ricerca del proprio stile, una ricerca che per i grandi dura una vita. Tanti i musicisti con i quali ha diviso il palco: Keith Tippett, Julie Driscoll, Barre Phillips, Evan Parker, Hamid Drake, Gunther Schuller, Daniel Studer, Roberto Ottaviano, Paolo Fresu, Giancarlo Schiaffini solo per citarne alcuni. Ben venti gli album della sua discografia pubblicati fino ad oggi. Di prossima uscita un nuovo lavoro inciso con i leggendari fiati dei cubani Irakere.
E’ un uomo fuori dagli schemi Innarella, fior di docente, impegnato anche nel sociale, un uomo che sta con la gente, nelle piazze, nelle borgate, a lavorare fianco a fianco utilizzando la musica come strumento di aggregazione e di salvezza di chi altrimenti sarebbe destinato a prendere strade sbagliate. Un attivista, un volontario? Probabile, certamente non un cantastorie che gira per le piazze a vendere fumo.
Straordinario il progetto della RusticaXBand, con il quale negli anni ha svezzato quasi quattrocento musicisti scovati nelle borgate romane proprio per toglierli dalla strada, privilegiando sempre il fine sociale a scapito del talento. Molti di questi ragazzi hanno proseguito gli studi, chi è entrato al conservatorio, ma la maggior parte di essi nella RusticaXBand, ha trovato forza e motivazione per la propria crescita personale.
Due album all’attivo, BANDA RUSTICA e RUSTICAXBAND (2015), l’onore di suonare accanto a Peter Gabriel uno dei grandi della musica rock e al Festival Jazz de L’Aquila . Attualmente la band è formata da trentacinque elementi dai 7 ai 24 anni.
E’ da poco uscito per Alfamusic MIGRANTES il nuovo album inciso insieme al suo quartetto composto da Roberto Altamura alla batteria, Francesco Lo Cascio al vibrafono e Pino Sallusti al contrabbasso. L’ultima volta in studio di Pino Sallusti, scomparso di recente, una perdita, la sua, che ha colpito tutto il mondo musicale romano nel quale era conosciuto prima per le sue esperienze prog con i Cherry Five e poi per la lunga carriera in ambito jazzistico ( Dexter Gordon Mike Mainieri, George Garzone, Eddie Henderson, Gary Bartz, Massimo Urbani). Generoso con i giovani musicisti e talentuoso musicista, compagno di viaggio di Innarella da oltre dieci anni.
Un album MIGRANTES dedicato ad un tema di attualità con una dettagliata nota di copertina firmata dallo stesso Innarella.
“I brani contenuti in questo Cd sono frutto di stimoli, sensazioni e riflessioni che riportano il mio ricordo di bambino di un piccolo paese irpino del Sud Italia degli anni ‘60/’70 che ho visto svuotarsi. Ho visto i miei compagni partire con i loro genitori, con valige e pacchi legati da corde con dentro la loro storia; emigravano in terre lontane: Svizzera, Germania, Francia,Australia e Stati Uniti ma anche Milano e Torino dove diventavano “I terroni” in cerca di lavoro e fortuna. Noi restavamo sempre di meno, le scuole si svuotavano, la piazza si svuotava, la campagna si svuotava, era un dramma per chi partiva e per chi restava.
Ora l’emigrazione continua ad avere un sapore amaro e drammatico di persone che attraversano il Mediterraneo sfidando il mare. La prima meta di arrivo Lampedusa, oggi è “simbolo di accoglienza” isola che non dimentica di essere stata terra di emigrazione. Non c’è mare o muro che possa fermare il desiderio di migliorare la propria vita! Questo disco infatti è dedicato a tutti quei popoli che sono emigrati e
che continueranno ad emigrare”.
Otto i brani presenti: Oriental Mood, Indaco, Arteteke, I Go, A Quattro Piedi, Migrantes a firma Innarella, oltre a Yekermo Sew (Mulatu Astatke) e Night in Town (Pino Sallusti). Un album che abbina momenti aspri, di jazz vibrante (Indaco) ad affascinanti ballad (I Go) aperta dall’ispirato solo di Innarella al sax tenore. Un jazz impegnato che si lascia ascoltare con attenta partecipazione. Il suono è fortemente caratterizzato dalla presenza del vibrafono di Lo Cascio che rende meno ovvio il sound (assente il piano) riportando alla mente gloriose formazioni (Steps Ahead per primi). Eccellente l’apporto della elegante sezione ritmica, attenta e mai invadente, supporto ideale al gagliardo sax e alle linee melodiche del leader. Un lavoro di grande qualità, nel quale il sassofonista mette in pratica i suoi studi nella musica tonale, modale e aleatoria. Musica ed impegno trattano con garbo, come fatto da altri grandi musicisti (David Crosby), un problema da troppi “abusato”, anche a dimostrare che il vero artista non deve essere mai asservito ad alcun potere.
Grande album, un fior di musicista da scoprire ed amare. Si raccomanda “vivamente”.