Nell’appuntamento Elisa – 20 anni in ogni istante”, ci sarà spazio anche per Mario Biondi, la voce del soul più calda della musica italiana. L’artista catanese è reduce da un’estate intensissima, segnata da molte date nel nostro paese in un 2017 che per Mario Biondi è stato contraddistinto da un’attività live molto intensa. Questo perché nel 2016 Mario Biondi ha messo idealmente un punto sulla sua produzione artistica facendo uscire “Best of Soul”, lavoro che raccoglie il meglio delle sue produzioni passate, in aggiunta a sette brani inediti. Il prossimo disco di Mario Biondi, pur restando ovviamente legato a quelle che sono sempre state le caratteristiche distintive dell’artista siciliano, con una voce graffiante che affonda le radici nei classici del soul, potrebbe comunque rappresentare una svolta e un cambio di rotta rispetto alla discografia che in dieci anni ha portato da “Handful of Soul” fino appunto a “Best of Soul”.



MARIO BIONDI, LA PRODUZIONE DEL DISCO DI MARCELLA BELLA

Quello che è stato definito il “Barry White della musica italiana” è sicuramente uno dei nomi più noti e richiesti del nostro panorama musicale, ed il duetto con Elisa sarà solamente una tappa di tante collaborazioni che Mario Biondi è riuscito a portare avanti negli ultimi anni. In questo autunno un progetto lo vedrà protagonista in particolare, ovvero l’avventura nelle vesti di produttore del nuovo disco, intitolato “Metà amore, metà dolore”, di un altro nome storico della musica italiana, ovvero Marcella Bella. Mario Biondi si è premurato di scrivere anche alcune delle canzoni del disco, che ha visto partecipare come autori anche Stefano Pieroni, Mogol e Max Greco: si tratta di un affiancamento molto interessante visto che alla voce di Biondi si affianca la potenza melodica di “Marcella Bella”. Un sodalizio artistico che sicuramente assorbirà le energie di Biondi in questa fine dell’anno, in attesa di un nuovo disco da solista che potrebbe uscire nel 2018.



I PRIMI PROVINI DEGLI ANNI NOVANTA

Mario Biondi in realtà ha sempre rifiutato l’etichetta di Barry White italiano, trovandosi a combattere il cliché che voleva un artista italiano incapace di esprimersi con successo cantando in lingua inglese.  A livello generazionale non mi è mai appartenuto. Quando ascoltavamo soul seguivamo le gesta di Al Jarreau. George Benson, Teddy Pendergrass. Cantavo anche i brani dei Simply Red nelle mie ottave. Eppure mi paragonavano a Barry White. È come dire che in letteratura, se scrivi senza punteggiatura, somigli a James Joyce.” Ha dichiarato così Biondi una volta al portale rockol.it, ricordando come i suoi provini in inglese risalissero addirittura agli anni Novanta, ma solo quest’anno ha potuto festeggiare i dieci anni di carriera ad alti livelli. Tanta gavetta ma un’esplosione innegabile e tanti artisti che fanno letteralmente a gara per collaborare con lui, a partire da Elisa che l’ha voluto al suo fianco per la sua serata:  “Scusami Elisa – 20 anni in ogni istante”.