Ogni autunno la musica contemporanea esce dagli anfratti riservati agli specialisti e si pone al centro della vita musicale italiana. Abbiamo già commentato due opere che hanno aperto, per così dire le danze, a Jesi (Il Colore del Sole di Gregoretti) e a Como (Majorana di Roberto Vetrano). Ora è il momento dei grandi festival, di cui due dedicati al settantesimo compleanno di Salvatore Sciarrino.
Si è appena conclusa la rassegna Nuove musiche al Teatro Massimo di Palermo. Dedicata alla musica contemporanea la rassegna si riconnette idealmente a quelle Settimane Internazionali Nuova Musica che videro Palermo all’avanguardia in Italia negli anni Sessanta. Palermo sta tornando ad essere una della capitali europee della musica contemporanea. In Italia la precedono solo Roma e Milano in termini di musica contemporanea effettivamente suonata dal vivo. Si tratta di città molto più grandi di Palermo in termini di estensione e popolazione. Roma, che è alla pare con Berlino e supera Londra e Parigi fruisce non solo di due lunghi festival di musica contemporanea, ma anche delle numerosissime iniziative attuate dagli istituti di cultura che hanno sede nella Capitale.
La rassegna è stata ampia: da Syracuse Blues di Jacob TV, ispirato ai suoni del mercato del pesce di Siracusa, in prima esecuzione a Diacritical Marks (Segni diacritici) di Nico Muhly, un quartetto d’archi in otto brevi movimenti, composto scegliendo di concentrarsi sui dettagli, “un puntino su una lettera, una minuscola rotazione dell’archetto”. All’esilarante Sweet Air di Davide Lang, l’espressione con cui il dentista aveva presentato al figlio di Lang il gas esilarante usato come anestetico. Non sono mancati Alvin Curran in programma For Cornelius per pianoforte composto in memoria di Cornelius Cardew, il compositore che, come scrive Curran, “non smise mai di destare stupore” e Steve Reich che ha concluso la prima parte con WTC 9/11 Un quartetto rielabora le registrazioni di voci legate all’attentato dell’11 settembre al World Trade Center di New York.
La seconda parte dall’1 al 4 novembre, sarà un grande omaggio a Salvatore Sciarrino, palermitano, uno dei protagonisti del panorama musicale contemporaneo internazionale, in occasione dei suoi settant’anni. L’omaggio include la prima rappresentazione italiana dell’opera Superflumina, cui si affiancano altre manifestazioni: l’integrale delle sue composizioni per flauto, che comprende anche gli ultimi brani per lo strumento scritti dal compositore, affidata a Matteo Cesari e Manuel Zurria ed eseguita spostandosi in tutte le sale del Teatro Massimo; una lectio magistralis di Salvatore Sciarrino, introdotta dal musicologo Pietro Misuraca; l’esecuzione di La bocca, i piedi, il suono per 4 sax solisti e un ensemble di 100 sax “migranti”, dai sorprendenti effetti spaziali e sonor
Milano Musica e il Teatro alla Scala si uniscono in un Festival dedicato a Salvatore Sciarrino in occasione della prima assoluta della sua nuova opera Ti vedo, ti sento, mi perdo, commissionata e prodotta dal Teatro alla Scala e Staatsoper Unter den Linden di Berlino, in scena dal 14 novembre 2017.
Quattro percorsi tematici guidano l’ascolto: Waiting for the wind, dedicato alle opere per flauto e inaugurato dalla prima assoluta di Un capitolo mancante; L’isola delle voci, con concerti vocali; Spazi inversi, con i mondi multipli dell’elettronica a partire da Luigi Nono; Infinito nero, meditazione sul tema dell’ombra e della notte.
I lavori di Sciarrino – dagli anni Ottanta alle composizioni dell’ultimo periodo – si intrecciano, in ideale dialogo, ad autori del passato: Monteverdi, Beethoven, Schumann, Debussy, Ravel, Bartók.
Dall’integrale dell’opera per flauto solo a quella dei quartetti per archi, ai grandi brani sinfonici: La nuova Euridice secondo Rilke, con la Filarmonica della Scala diretta da Tito Ceccherini e il soprano Anna Radziejewska; Morte di Borromini con il debutto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai al Teatro alla Scala, Cornelius Meister e la voce recitante di Fabrizio Gifuni; Libro notturno delle voci in prima italiana con l’Orchestra Sinfonica G. Verdi di Milano diretta da Marco Angius e il flautista Mario Caroli.
Seguendo il pensiero profondo di Sciarrino, che pone al centro l’ascoltatore, sono stati scelti spazi con caratteristiche acustiche ottimali per le musiche proposte: dall’immensità di Pirelli HangarBicocca per gli Studi per l’intonazione del mare ai riverberi in rifrazione della Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale con gli ‘incantesimi’ del flauto, dallo scrigno mondano del Teatro Gerolamo per i brani cameristici alla volta celeste e buia del Planetario. Ventuno concerti sinfonici e da camera, sei incontri e approfondimenti, sei rappresentazioni di Ti vedo, ti sento, mi perdo al Teatro alla Scala. Sette prime esecuzioni assolute, sei prime italiane, di cui cinque brani commissionati da Milano Musica, tra cui due nuovi brani di Salvatore Sciarrino.
A Roma il Festival di Nuova Consonanza, giunto alla sua 54ª edizione, accoglie e rielabora attraverso nuove produzioni quanto di più innovativo avviene in ambito internazionale nel campo della creatività musicale. Un festival vario e multiforme, che si avvale della collaborazione con le principali accademie e istituzioni della città, e che attraverso più di venti appuntamenti, ruota senza confini di linguaggio intorno ai più interessanti compositori, musicisti, artisti e interpreti del nostro tempo, in un ideale rapporto di intesa con grandi opere del passato. Ad accoglierlo diversi teatri romani – Teatro Argentina, Teatro Vittoria, Teatro Palladium, Teatro Centrale Preneste –, il Conservatorio di Musica Santa Cecilia e il MACRO di via Nizza rinsaldando con quest’ultimo una preziosa collaborazione avviata tre anni fa.
“Il titolo di questa edizione del festival Trasposizioni illimitate – introduce il presidente Lucio Gregoretti – se da un lato vuole essere un omaggio alle teorie di Olivier Messiaen (del quale ricorrono i 25 anni dalla morte), è anche una dichiarazione di fiducia verso l’intreccio delle diverse discipline artistiche in funzione di un risultato sonoro complesso e inatteso. La poesia, la narrativa, il video, i suoni della natura forniscono spesso lo spunto per un discorso musicale che si sviluppa secondo direttrici imprevedibili. La trasposizione in musica, da concerto o teatrale che sia, di elementi ‘altri’ assume dunque un’importanza fondamentale nel lavoro di molti dei compositori che Nuova Consonanza presenta in questa edizione del festival”.
Grande rilievo sarà dato alla realizzazione scenica di opere di teatro musicale, a partire da Combattimenti con musiche di Claudio Monteverdi, Giorgio Battistelli e quelle in prima assoluta di Claudio Ambrosini per la regia di Cesare Scarton che inaugura il festival sabato 11 novembre al Teatro Palladium. Progetto nato dalla collaborazione di più istituzioni, in occasione dei 450 anni della nascita di Claudio Monteverdi, padre di ogni modernità musicale, Combattimenti muove da una delle sue pagine più note (Combattimento di Tancredi e Clorinda del 1624), primo e riuscitissimo tentativo di tradurre in musica l’affetto dell’ira guerresca, già così musicalmente reso nelle ottave del Tasso.
Ad essa si associano due nuove pagine, una recente e una recentissima e nata per l’occasione: ne è ideale “continuazione” Tancredi appresso il Combattimento (2017), in cui Claudio Ambrosini, per la drammaturgia di Vincenzo De Vivo, “rilegge” le ottave seguenti del Tasso. Ne riprende invece la concitazione bellica, legandola alle sonorità della più ‘guerresca’ delle famiglie degli strumenti musicali, Orazi e Curiazi (1996) di Giorgio Battistelli, spettacolare “azione” per due percussionisti. Ne sono interpreti l’Ensemble In Canto e Tetraktis Percussioni diretti da Fabio Maestri, con le voci soliste di Sabrina Cortese, Daniele Adriani e Roberto Abbondanza. Teatro musicale è anche l’appuntamento al Teatro Vittoria con De Rerum Natura che vede impegnato Roberto Herlitzka nella triplice veste di voce recitante, regista e traduttore della celebre opera di Lucrezio Caro, un ponte fra conoscenza, riflessione filosofica, pensiero scientifico e arte poetica. Spettacolo realizzato in coproduzione con Romaeuropa Festival e Istituzione Sinfonica Abruzzese, De Rerum Natura vedrà dialogare Herlitzka con la musica, tutta in prima assoluta e ispirata ai versi di Lucrezio, di quattro compositori d’oggi: Ivan Vandor, Lamberto Macchi, Matteo D’Amico ed Enrico Marocchini, quest’ultimo anche direttore dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese cui è affidata l’esecuzione dei brani.
Dans l’esprit Messiaen è il primo omaggio al compositore francese, ideale ispiratore di questa edizione del Festival: al MACRO i pianisti Brunella De Socio e Riccardo Fassi interpretano pagine più e meno note di Messiaen, composte in periodi diversi, su cui il duo improvviserà, stimolante occasione per una riflessione sulla musica contemporanea e sul carattere dell’improvvisazione.
Sarà il Teatro Argentina ad accogliere Musica senza cuore azione musicale grottesca per attore e strumenti di Fabrizio de Rossi Re, su libretto di Francesca Angeli (anche regista), interpretata per l’occasione da David Riondino e un ensemble di cinque musicisti. Partendo dal celeberrimo Cuore di De Amicis, si costruisce un percorso originale e decisamente stravagante, amplificando alcuni ingredienti della storia apparentemente secondari e sorvolando e a volte reinventando gli episodi più noti del libro. La musica, dal canto suo, realizzerà, in maniera poetica e grottesca allo stesso tempo, un vero e proprio fil rouge narrativo parallelo alla lettura del libro, un viaggio tra diversi generi musicali: dall’aria d’opera al jazz americano, dalla canzone italiana di fine ’800 fino alla performance sperimentale.
Altra novità del Festival è la prima assoluta di Non è un paese per Veggy, opera-panettone in un atto, musica di Domenico Turi, drammaturgia e libretto di Federico Capitoni in scena al Teatro Palladium per la regia di Ivano Capocciama, con l’ensemble Imago Sonora diretto da Andrea Ceraso e un cast di giovani e già affermate voci soliste. “Non è un paese per Veggy spara su tutti – racconta Capitoni –. Sui vegani e sui non vegani, sui radical chic, sui finti intellettuali, sui cafoni, sui conformisti, sulle dinamiche impure del mondo dello spettacolo e della cultura, sicché ogni riferimento nell’opera a fatti o persone è sì casuale, ma fino a un certo punto… Il tentativo dell’opera-panettone (pensata cioè secondo gli stilemi linguistici dei B-movie) è quello di sperimentare all’interno di una forma classica (l’opera) contenuti e linguaggi attuali e volutamente volgari, non solo per quanto concerne l’aspetto verbale, ma anche riguardo alla drammaturgia musicale.
Alle forme classiche della lirica – l’aria, il duetto, la cavatina, il lamento e il coro finale – si intrecciano quelle della cultura moderna più prosaica e di consumo: il jingle, il rap, la canzone sanremese”.