Feste esagerate, trasgressioni come se non ci fosse un domani, sesso libero a tutti i livelli. Si paga sempre un prezzo quando si spinge la vita oltre i suoi naturali confini. Che sia la droga, l’alcolismo o l’Aids. Freddie Mercury prese quest’ultima via, ignaro dei pericoli che correva. Era la fine degli anni 80 e quando un emaciato e magrissimo Rock Hudson apparve alla televisione annunciando di aver preso la malattia, l’ex idolo delle donne ai tempi del cinema anni 50 e 60, un “vero macho” come si era proposto per decenni, ammise anche di essere omosessuale. Cominciò così a venire a galla “la peste” del XX secolo che in poco tempo avrebbe mietuto migliaia di vite. Più che la malattia dei gay come in un primo tempo si era additato, era la malattia del sesso libero, perché avrebbe colpito anche gli etero, tutti coloro che avevano rapporti con molteplici persone diverse. Era l’eredità della liberazione sessuale predicata e applicata dagli anni 70. Oggi in gran parte questa malattia è stata debellata grazie a nuove scoperte mediche, ma la gente continua a infettarsi di Hiv mettendo a rischio le proprie e altrui vite. Brian May chitarrista dei Queen in un recente libro fotografico ha raccontato i lati nascosti della star, «Il vero problema di Freddie alla fine era il piede, nel senso che ne era rimasto solo un piccolo pezzo. Una volta ce lo fece vedere a cena, e subito si scusò: “Oh Brian, mi dispiace, ho fatto male a mostrartelo”. Gli risposi che non era stato il piede a sconcertarmi, ma la constatazione che per anni aveva convissuto con dolori terribili».
A lungo Mercury aveva tenuta nascosta la sua omosessualità, era stato anche sposato con una donna, Mary Austin, che gli rimase accanto anche quando frequentava altri uomini: «Nonostante la sua omosessualità, Freddie la definiva l’amore della sua vita, erano molto in sintonia». A lei lasciò in eredità la sua villa di Londra e molti dei suoi soldi. «Era un uomo pieno di contraddizioni, estroverso e timido, travolgente e sensibile. Prima ancora di cominciare si era costruito un’immagine piena di colori e sicurezza. Era già una rockstar prima ancora di incidere un disco. Era come un pavone: riusciva a tradurre in realtà la sua fantasia» racconta ancora May. Chi era davvero Freddie Mercury, oltre a essere stato uno dei più dotati cantanti della storia del rock? Per May «Forse tutti noi musicisti dentro siamo fragili. Giriamo il mondo con la chitarra per compensare». Gli rimane un unico rimpianto: se fosse sopravvissuto ancora un po’, dice, forse si sarebbe salvato per via delle nuove cure. Ma la morte di Freddy Mercury ha segnato indelebilmente la fine di un periodo storico e musicale, quello degli eccessi degli anni 70, che si è portato via un sacco di artisti di talento. Chissà cosa farebbe oggi se fosse sopravvissuto, musicalmente. Resta a memoria della sua grandezza la performance durante il concerto del 1985 Live Aid, quando la sua capacità di istrione, metà cantante rock metà cantante lirico, con i suoi buffi costumi attillati che e il taglio dei capelli e i baffoni che lo facevano sembrare uno dei Village People, un frequentatore di locali sadomaso per omosessuali, stregò il pubblico di tutto il mondo esibendosi come una sorta di dio pagano. Freddie Mercury non si è mai vergognato di se stesso: nella vita privata era come quando era sul palco: l’icona dichi vuole godere fino in fondo della vita, anche fino alla morte.