Matteo ha scritto su Facebook ieri un lungo sfogo in cui ha tentato da un lato di rispondere ai tanti messaggi di affetto ricevuti in questi giorni post-video Iene; dall’altro, per precisare che non ha intenzione per ora di rivelare il nome del cantante che lo avrebbe abusato, spiegando anche il motivo. «State parlando di un uomo 37 anni un uomo che e gia cresciuto. Ma voi pensate che un uomo a 37 anni si renda la vita ancora più difficile, un uomo a quasi 40 anni vuole trovare equilibrio …il mio equilibrio me lo sto cercando, questa DENUNCIA CHE HO FATTO, l’ho fatta perché ho capito che andava fatta con i suoi pro e contro, non è facile, a me non interessa lasciare interviste programmi tv …..da quando e uscito il servizio iene, il giorno dopo i giornalisti mi stanno contattando ….ma non rilascio interviste, sapete perché? perché sono debole potrei dire cose che non devo dire , potrei fare affermazioni che non potrei fare». È preoccupato per la famiglia per il clamore suscitando dall’intera vicenda e proprio per questo al momento non vuole rivelare il nome del presunto violentatore: «in questo momento sono molto debole ho il cuore che mi sbalza , non voglio recare problemi alla mia famiglia, vi chiedo la cortesia di non chiedermi il nome del personaggio, vi chiedo di condividere il mio stato per aiutarmi a far capire alle persone il tutto». (agg. di Niccolò Magnani)



“NON È AVVENUTO IN UN HOTEL SARDO”

Quanto scrivevamo qui sotto ora vede una conferma diretta dalla stessa vittima, Matteo (38anni e accusatore nell’ultima puntata de Le Iene Show) che proprio oggi alla Nuova Sardegna tiene a precisare qualche punto importante emerso in maniera erronea in questi giorni. Infastidito che i giornalisti lo abbiano contattato – «Chi vi ha dato il mio numero di telefono?» – l’ex 16enne vittima di abusi torna sull’argomento e precisa, «Non è un albergo sardo. Avevo 16 anni e facevo il cameriere. C’era una persona famosa che ogni volta che gli portavo il caffè in camera cercava un approccio». Il punto sull’hotel in questo modo risulta davvero importante: da un lato, per dare giustizia a chi aveva messo in dubbio fin dall’inizio la possibilità dello stupro avvenuto in Sardegna, e soprattutto per chi aveva subito attaccato Edoardo Bennato visto che nel 1996 aveva partecipato ad un festival con Katia Ricciarelli a Porto Rotondo. Solo per questo fatto era divenuta vittima del web e in poco tempo salito alla gogna mediatica dei social (per fortuna, non in tv): ma con le parole nette della vittima, “non è un hotel sardo”, l’intera teoria sul Bennato violentatore viene come giusto che sia definitivamente stracciata e gettata nel cestino. Molto meglio così, ma ci chiediamo allora se chi ha lucrato con pesanti accuse contro il cantautore, in questi giorni avrà il coraggio di chiedere scusa dopo la novità offerta da Matteo alla Nuova Sardegna… (agg. di Niccolò Magnani)



DUBBI SU HOTEL E VITTIMA

Resta aperto un forte mistero per quanto riguarda il caso del ragazzo abusato da un cantante molto famoso e riguarda la località in cui sarebbe successa la violenza. Dal video noi sappiamo che si tratta di un hotel di lusso dove l’allora 16enne sardo stava lavorando e sarebbe stato colto e poi violentato dal cantante. Sappiamo anche che l’hotel si trovava “lontano da casa” per l’allora minorenne: ma attenzione, rispetto a quanto riferito giorni fa dopo il video delle Iene, non ci sono conferme che quell’hotel sia veramente a Porto Rotondo e dunque sia per forza in Sardegna. Spulciando altri siti online si scopre come vi siano versioni diverse, con alcuni che parlano anche di un hotel – l’Excelsior – che si trova a Rapallo, dunque in Liguria. Il mistero resta anche perché si lega inevitabilmente a doppio filo stretto alle ricerche morbose e spasmodiche del web su chi possa essere il cantante violentatore: la vittima sarda ha parlato di un festival di canzone a cui partecipava Katia Ricciarelli. Siccome si trova abbastanza facilmente nelle cronache di quell’anno, il 1996, di un festival a Porto Rotondo con la ex moglie di Pippo Baudo, si è erroneamente saltati alla conclusione che l’hotel e l’intero fattaccio fosse avvenuto in Sardegna, anche perchè Matteo è realmente sardo, con relative accuse al cantante che anche qui troppo frettolosamente è stato individuato sulla gogna mediatica. La verità è che gli elementi finora sono volutamente pochi per evitare di dare ulteriori indizi, consegnando alla prossima puntata delle Iene le novità “attese” del caso: una cronaca che diventa spettacolo, questo resta, riteniamo, profondamente inaccettabile. (agg. di Niccolò Magnani)



LA SINDROME “JOHN LENNON”

Per verificare al meglio le possibili veridicità o meno nei racconti dell’allora 16enne abusato, le Iene hanno provato a consultare uno psicologo e criminologo, Angelo Zappalà, che come immaginabile non ha potuto dire con estrema chiarezza se Matteo avesse inventato tutto o se invece fosse realmente scosso nel ricordare un abuso subito più di 20 anni fa. Sono le stesse Iene a confermare poi nel servizio che non esistono ad oggi alcune prove reali di quanto accaduto che possano confermare/smentire l’intero accaduto. Secondo però le ipotesi dello psicologo, non può essere scartata l’ipotesi per cui Matteo fosse talmente ossessionato dal cantante che ha denunciato (per ora senza fare nomi) da volerlo distruggere, «un po’ come successo con l’assassino di John Lennon.  Uno dei problemi principali è che è piuttosto difficile trovare traccia dell’evento al quale il presunto artista aveva partecipato». Le poche informazioni e novità le trovate qui sotto, mentre il circo mediatico e il processo alle intenzioni prosegue, senza sosta, sui social sempre più fagocitanti ogni possibile racconto o scandalo in itinere. (agg. di Niccolò Magnani)

LE GOGNE MEDIATICHE E IL RISCHIO SUICIDIO

L’importante in questo delicatissimo caso aperto dalle Iene sul possibile cantante molestatore è di non fare di tutta l’erba un fascio, ma allo stesso tempo di riuscire ad avere la chiarezza e lucidità di osservare gli elementi (tutti) davanti a sé, senza escludere i vari problemi legati al fenomeno orrendo delle molestie e violenze. Non è il primo e non sarà l’ultimo: negli Usa un parlamentare repubblicano del Kentucky, Dan Johnson, si è suicidato, dopo le accuse di aver violentato una donna nel seminterrato di casa sua nel 2013. Un’altra gogna mediatica in un Paese dove il caso Weinstein ha sconvolto tutti e tutto: lunedì il Kentucky Center for Investigative Reporting aveva reso nota la denuncia della donna. All’epoca la polizia aveva indagato, senza poi presentare accuse formali. Cosa può c’entrare con il caso del cantante presunto molestatore? Speriamo nulla, specie negli effetti: le gogne e processi mediatici già partiti sia contro il ragazzo denunziante e sia contro il presunto cantante violentatore non fanno bene, mai, neanche a chi è davvero colpevole. Troppi esempi davanti ci dicono che un processo fatto sui social e in tv è tutto il contrario del rispetto profondo e della serietà nei confronti sia delle vittime che dei colpevoli, anche se può sembrare paradossale e scandaloso questa “parità” di trattamento. (agg. di Niccolò Magnani) 

GUERRA SESSISTA SUI SOCIAL

Proseguono le discussioni sui social e sul web a riguardo del presunto abuso di un cantante famoso contro un minore di 16 anni, ormai già di 20 anni fa: in particolare, a commento del video postato dalla Iena che ha seguito tutto il caso – Veronica Ruggeri – su Twitter si è assistito ad una sorta di guerra “sessista” che rappresenta appieno il clima non certo dei migliori in questi mesi di “molestopoli” spianata. «Un ragazzo di 16 anni non ha la forza di scappare?? domanda da un milione di dollari», a cui risponde subito un altro internauta, «Ah perché una donna a 20 anni invece è sempre e solo una povera vittima incapace di reagire… quindi un uomo non può subire violenza? Ma per favore», facendo riferimento alle tantissime molestie accusate e subite da donne dello spettacolo e non in questi giorni di fibrillante caso “violenze sessuali”. Ovviamente scatta la contro replica e la successiva risposta: «Le donne erano una cifra. Nessuna discriminazione  ma la lotta fra un uomo e una donna è impari, in genere fra due uomini lo è meno» e subito dopo, «E dagli tempo, magari come per le donne ora ha dato il via e altri denunceranno. A 16 è un ragazzino che si trova con uno famoso, magari non è riuscito a reagire. Ma quanti luoghi comuni…». Già, quanti luoghi comuni e soprattuto quante cattiverie completamente gratuite e chi contro il ragazzo che ha denunciato e chi contro il presunto cantante identificato. Gli effetti di molestopoli ancora si sentono e purtroppo non accennano a frenarsi.. (agg. di Niccolò Magnani)

“È UNA PERSONA CHE LO FA SPESSO”

La trasmissione Le Iene ha riaperto le aule del proprio tribunale mediatico per dare voce ad un nuovo presunto caso di molestie sessuali, questa volta con protagonista, nel ruolo di stupratore, un nome celebre della musica italiana. Dopo lo scandalo delle scorse settimane e che ha letteralmente travolto il regista romano Fausto Brizzi, in seguito alle denunce pubbliche giunte alla medesima trasmissione di Italia 1 da una decina di attrici o aspiranti tali, ora arriva il caso di un uomo 37enne, il quale ha raccontato di essere stato abusato da “un cantante famoso” quando aveva appena 16 anni. Il nome dell’artista, chiaramente non è stato fatto ma la iena Veronica Ruggeri si è limitata a raccogliere la testimonianza choc di Matteo cercando per quanto possibile di verificare la veridicità delle sue parole. Per questo si è affidata al parere di un esperto in casi di abusi, Angelo Zappalà, criminologo e psicologo, che le ha fornito le “linee guida da seguire” per cercare di capire se l’intervistato stia o meno mentendo. Alla domanda definitiva: “Perché dovrei crederti?”, l’uomo, il quale ha ammesso di conoscere bene i rischi ai quali va incontro mettendoci anche la faccia, ha replicato: “Perché non dovresti?”. C’è un motivo fondamentale per il quale, a distanza di 20 anni, Matteo abbia deciso di rompere il silenzio. Il peso di quanto vissuto sarebbero così grande da averlo fino ad oggi tormentato nonostante i suoi tentativi di rimuoverlo. I fatti delle ultime settimane avrebbero riacceso in lui la fiamma dei ricordi e quel tormento che per tanto tempo aveva respinto, oggi è tornato a galla con prepotenza.

MATTEO E LE PRESUNTE VIOLENZE SUBITE

“Quando avevo 16 anni sono stato abusato da un cantante famoso”: prende il via da qui il racconto choc di Matteo, alternato da momenti di estrema commozione e altri in cui il 37enne si è lasciato scappare un velato sorriso, forse di imbarazzo. Una violenza che lo avrebbe segnato per anni ma che ora ha deciso di affrontare perché, “Non devo avere più paura di ascoltare una sua canzone”. Il cantante che avrebbe abusato di lui sarebbe un nome molto famoso ed ancora in voga nel panorama musicale nostrano. Grazie ai consigli forniti alla iena dal criminologo, l’intervista si è prima concentrata in modo vago, per poi basarsi interamente su domande relative al presunto abuso subito quando Matteo aveva appena 16 anni. Il giovane, all’epoca dei presunti fatti, era impegnato in uno stage in qualità di cameriere in un celebre albergo in Liguria, dove nel medesimo periodo si teneva una manifestazione in piazza alla quale parteciparono molti personaggi popolari, tanti dei quali soggiornarono proprio nella struttura in cui lavorava. “C’era una persona famosa che più volte ha chiesto il servizio in camera e, più volte, ha cercato di avere un approccio per parlare, ma la scuola ti insegna che devi essere molto distaccato”, ha raccontato l’uomo, avvicinandosi così alla fase legata all’abuso vero e proprio. Il cantante, a quel punto lo avrebbe invitato a sedere sul letto e dopo qualche carezza gli avrebbe completamente abbassato i pantaloni, avrebbe sfilato dalla tasca un preservativo, lo avrebbe indossato quindi avrebbe avuto con lui un rapporto completo. Matteo sarebbe rimasto di sasso, senza possibilità di reagire o ribellarsi, subendo così, in silenzio e tra le lacrime quell’abuso durato in tutto cinque minuti. “Mi sono sentito perso, vuoto”, ha commentato tra le lacrime.

VERITÀ O VOGLIA DI PROTAGONISMO?

Dopo il presunto stupro, il cantante si sarebbe spostato in bagno per una doccia, lui sarebbe rimasto impietrito ancora sul letto. Al suo ritorno l’artista lo avrebbe invitato a lasciare la stanza in quanto attendeva la moglie che però, secondo Matteo, non era presente in albergo. Difficile trovare conferma, 20 anni dopo, di quegli abusi sebbene l’uomo sia certo che quanto accaduto a lui potrebbe essere successo a molti altri ragazzi. Di una cosa è certo: quella violenza avrebbe influito molto sulla sua vita, allontanandolo dalle persone. Oggi si ritrova senza un lavoro e senza amici proprio per la sua paura di poter rivivere quanto accaduto 20 anni fa. Nella sua testa tutto sembra essere rimasto intatto, compresa la stanza in cui sarebbe avvenuta la violenza. “Era la stanza 334”, ha detto alla iena, descrivendo alla perfezione la camera. Veronica Ruggeri si è quindi recata nell’hotel teatro del presunto abuso in cerca della stanza in oggetto che però, secondo il direttore, non ci sarebbe mai stata, poiché le camere arrivano fino alla 326. Tutto dal racconto di Matteo coinciderebbe, eccetto il numero della stanza, la cui descrizione però sarebbe quella della 309. Dopo aver visto quella camera, oggi in ristrutturazione, attraverso il cellulare della iena, tutto nella sua mente sarebbe tornato al suo posto. Stesso percorso che lui continua a ripetere mentalmente, stesse sensazioni, stesso dolore. Ora però c’è solo un grande dubbio: dietro le sue parole c’è la verità o c’è solo voglia di protagonismo? “Nei casi di abusi sessuali non sempre si sa cosa è successo e se è successo”, ha chiarito l’esperto, il cui consiglio è chiaramente quello di prendere l’intera testimonianza con le pinze. Per il 37enne, di contro, lui potrebbe non essere stata la sola vittima. “Riflettendoci negli anni è una persona che lo fa spesso. Troppo sicuro negli atteggiamenti… Una persona che va dritta, diretta a fare quello che ha fatto è una persona che lo fa sempre”.

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