Sono passati quasi tre anni dalla scomparsa del geniale leader della scena punk italiana, l’inventore di quel movimento, il bolognese Roberto Antoni, soprannominato Freak, morto a causa di un tumore all’intestino a soli 54 anni. Con il suo gruppo, gli Skiantos, alla fine degli anni 70 importò in Italia un genere del tutto nuovo, appunto il punk, aggiungendoci la sua ironia iconoclastica e fuori delle righe, che prendeva di mira tutti, destra e sinistra. Esce adesso il libro “Skiantos” a cura di Gianluca Morozzi e Lorenzo Arabia che racconta, con una frase tipica di Antoni, “la storia vera di un fallimento annunciato da quarant’anni”. Sul sito minima&moralia è stato reso disponibile un estratto del libro, dove Freak Antoni spiega benissimo il senso dell’avventura di quel gruppo, nato proprio come reazione alla noia ideologica di sinistra che aveva tarpato le ali ai sogni di libertà e fantasia dei giovani degli anni 70: “Generazione quella del ‘77 che cavalcò come nessuna, se si esclude il ‘68 – il Maggio francese, l’utopia di una trasformazione possibile, l’ardire di un sogno rivoluzionario alternativo e positivo. E insieme a questo, contemporaneamente, decretò la fine dell’ideologia, la liberazione dalle catene dell’impegno demagogico obbligatorio, la morte del razzismo politico e dell’esibizione assembleare, l’estinzione definitiva del folklore extraparlamentare che si esprimeva nel variegato carosello delle sigle e dei simboli “super sovversivi” [cfr.: Lotta Continua / Potere Operaio / il Manifesto / MLS = Movimento dei Lavoratori per il Socialismo/ Stella Rossa/ Marxisti Leninisti / Falce e Martello… Questi ultimi ribattezzati ironicamente “Felce & Mirtillo”]”.



Per questo il punk e gruppi come gli Skiantos furono invisi al movimento della sinistra italiana, che li ritenevano dei disfattisti e dei contro rivoluzionari, mentre loro gridavano in modo ironico il desiderio di riconquistare la gioia e la libertà. Questa nuova scena, spiega Freak, nacque dalla scissione che si operò nel movimento studentesco a Bologna nel 1977, “lo scontro tra l’Ala Creativa, gli indiani metropolitani e quella Combattente (dura & pura, intransigente – piombo e P38)”. Antoni fu forse il primo ad accusare apertamente il movimento di sinistra degli anni 70 di aver partorito il terrorismo: “Proprio allora apparvero gli Skiantos” scrive “che da subito iniziarono a sfottere le contraddizioni più evidenti del “genitore” e della società circostante, adottando l’utensile di sintesi, e di acquisizione più recente: l’ironia”. Una formula, dice ancora, “demenziale” che poi negli anni sarebbe stata ereditata con alterne fortune e grande successo da gruppi come Elio e le storie tese: “Una provocazione che sceglieva deliberatamente argomenti “diversi” e distanti dall’amato buonsenso, trattando pastasciutte, caccole del naso, piedi spropositati, sesso & carnazza, sbarbine [ovvero: ragazzine adolescenti] e Kinotti [la risposta italiana alla Coca-Cola], flebo permanenti, formaggi & mozzarelle, fagioli e flatulenze [leggi scorregge] assortite, ecc”. Tutte intuizioni, conclude, sfruttate da artisti degli anni 80. Ma prima di tutti ci furono loro: i geniali Skiantos.

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