Fiorella Mannoia timbro vocale unico e particolare, sfiora di poco la prima posizione alla 67esima edizione del Festival della Canzone Italiana con “Che sia benedetta”. La sua era una vittoria nell’aria da prima che iniziasse la gara, Fiorella ha saputo costruirsi dalla metà degli anni ottanta ad oggi la necessaria credibilità per diventare la voce e il controcanto femminile di una canzone d’autore storicamente declinata al maschile. Il suo album d’esordio “MANNOIA FORESI & CO” risale ai primi anni settanta. La prima occasione di incontro con il grande pubblico del Festival di Sanremo nel 1981con “CAFFÈ NERO BOLLENTE”. Cinque volte in gara, a 29 anni da “Le notti di maggio” (1988) e a 30 anni da “Quello che le donne non dicono” (1987) arriva seconda a questa edizione del Festival di Sanremo 2017 con una canzone che ha emozionato sin dal primo ascolto. Lei ormai è una garanzia. È la terza artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei targhe al suo attivo, che la rendono la cantante femminile con il maggior numero di premi vinti in questa manifestazione, a pari merito con Ivano Fossati e Fabrizio De André. Non proprio gli ultimi due arrivati. Il 10 febbraio è uscita un’edizione speciale in doppio cd dell’album “Combattente” che ripercorre le tappe della carriera di Fiorella al Festival di Sanremo. Siamo riusciti a raggiungerla dopo la conclusione del festival.
Ciao Fiorella. Alla fine, nonostante i pronostici, non hai vinto Sanremo 2017.
Ci sono rimasta un po’ male. Sanremo è la madre di tutte le prime per cui non c’è niente da fare, non ci si abitua. Quel palco è stregato, in senso buono. Devo dire che un po’ questo pronostico mi pesava perché lo dichiaravano ancor prima di aver ascoltato la canzone d un po’ mi infastidiva. Comunque voglio dire che non sono mai venuta al Festival pensando di vincere neanche quelle quattro volte che sono venuta negli anni 80. Però, insomma, posso dire che non essendo mai entrata neanche tra i primi 5 a volte neanche tra i primi dieci, le mie canzoni sono sono rimaste tutte nel tempo. Questa è la mia grande soddisfazione e spero succeda lo stesso con Che sia benedetta
Come ti ha trattato Il festival di Sanremo e tutto ciò che lo circonda?
Bene benissimo devo dire. Insomma è sempre un frullatore, un grande frullatore. Ai tempi miei non c’erano web, internet. Non c’erano i selfie ed i telefonini. Adesso è proprio tutta amplificarlo. Però è divertente mi sono divertita grazie a voi.
Cosa ti ha spinta a scegliere proprio Sanremo per questa canzone, tra l’altro un testo bellissimo, di una giovanissima autrice come Amara?
E’ la canzone che ha scelto me. Che mi ha portato qui. Che sia Benedetta è arrivata quando il disco “Combattente” era praticamente chiuso. Già fatta la copertina, il titolo, il primo singolo. Già fatto il video e già fatto il video del secondo singolo “Nessuna conseguenza”. E’ arrivata così, all’improvviso. Quando l’ho sentita, mi ha talmente emozionata e toccata che ho pensato che forse meritava una platea più vasta. Dedicata solo a lei. Così ho deciso di fare questa follia e di portarla al Festival. Sono contenta perché evidentemente l’emozioni che ha dato a me sono state condivise da tante persone.
Come ti sei sentita in questa edizione del festival? Come ti sei trovata con i giovani che arrivavano dai Talent?
Bene. Con i ragazzi che ho conosciuto direi molto bene. Io ed altri artisti, siamo partiti da un percorso cantautorale ed alcuni ci vorrebbero vedere chiusi in un recinto così intoccabili come un Olimpo. Una casta che non si deve sporcare a cantare con quelli che vengono dai Talent. Ne ho le scatole piene di tutta questa divisione, di questi recinti, di questi steccati. Sapevo che avrei sentito delle polemiche e mi sono detta: senti,vado a Sanremo, poi cosa pensano, pensassero quello che vogliono, io me ne frego. Questo è il mio retro pensiero.
Fiorella tu affermi che la vecchiaia non esiste. Questo festival lo ha confermato?
E’ vero lo sostengo e lo ribadisco. La vecchiaia è un’invenzione, non esiste. Certo, con il corpo ci devi fare i conti. Però se la testa rimane curiosa, al passo con i tempi, non sei mai vecchio. La gente ti fa credere vecchio soprattutto in questo momento storico in cui passata una certa età è come se non servissi più. Io mi sento come quando avevo vent’anni. Gioco alla Play Station, gioco a Razzle, sono curiosa di quello che mi succede intorno. Sono curiosa della gioventù e curiosa di quello che cantano. Nella mia testa non ho 63 anni. Non me li sento. Non me ne frega niente di quanto c’è scritto sulle sulla carta d’identità.
Cosa ti aspetta adesso, dopo questo risultato?
Adesso incontrerò chi mi ama, i miei fan. negli store tra Roma, Milano e Bologna per presentare la nuova edizione di mio lavoro “Combattente”. E poi partirà un nuovo tour. Siamo solo all’inizio e sono carica. Ora più che mai.