Agli italiani – si dice-  non piacciono le favole. Soprattutto a teatro e nel teatro in musica. I maligni dicono che sono costretti a sorbirne tante da quando c’era l’EIAR ( ed ora da quando c’è la RAI) che non possono davvero più. In effetti sino al settecento, gli italiani erano appassionati di favole; si pensi dalle ‘novelle’ dal Boccaccio in poi o nel teatro sino a quando la commedia borghese di Goldoni prevalse su Gozzi. E’ l’ottocento ‘il secolo senza favole’. Il nostro romanticismo, a differenza di quelli di altri Paesi europei fu caratterizzato dal melodramma. Si pensi alla differenza rispetto a quello tedesco, in cui , come da noi, il teatro in musica divenne parte del movimento di unita nazionale. Mentre i Germania, i compositori (lo stesso Wagner, per non parlare di Marschner  e a Weber) si ispiravano a antiche leggende e favole. 



Come ho avuto modo di illustrare in un saggio pubblicato su La Nuova Antologia del settembre 2016, la favole tornarono sulla scena, soprattutto del teatro in musica, negli anni venti e trenta, quando i musicisti si allontanarono dal melodramma verdiano,dal verismo ed erano alla ricerca di nuovi percorsi. Respighi fu tra i più grandi del gruppo; delle 21 opere per la scena (opera e balletto) ben otto sono ‘favole in musica’.



Il Teatro Lirico di Cagliari sta facendo un egregio lavoro nel riscoprirle. L’anno scorsola stagione 2016 venne inaugurata da La Campana Sommersa di Respighi. Il successo fu tale che la produzione cagliaritana sarà in scena alla New York City Opera in marzo e non sono escluse altre tappe negli Stati Uniti ed in Germania. Quest’anno, il 3 febbraio, è stata aperta la stagione 2017 con una prelibatezza: “La bella addormentata nel bosco”. Composta per una compagnia di marionette allora notissima in Italia e nel mondo (‘I Piccoli di Podrecca) ed andata in scena nel 1922 al Teatro Odescalchi (la ‘casa’ de ‘I Piccoli) , con un leggero organico orchestrale e grandi voci in buca per interpretare oltre venti personaggi) venne portata da ‘I Piccoli’ in giro per il mondo.



Respighi e sua moglie Elsa restarono molto affezionati a “La bella addormentata nel bosco”. Una seconda versione andò in scena a Torino nel 1934, due anni prima della morte del compositore. Una terza, ampliata e molto modificata da Elsa Respighi, venne eseguita nel 1967 in forma di concerto dalla RAI. A Cagliari, è stata prentata la versione del 1934. Con la regia di Leo Muscato – ed il team di consueti collaboratori (Giada Abiendi per le sene , Vera Pierantoni Giua per i costumi, Alessandro Verazzi per le luci . Luigia Frattaroli per  le coreografie.

 La direzione musicale è affidata alla bacchetta di Donato Renzetti, Maestro del coro è Gaetano Mastroiaco. Sono in scena ben 20 personaggi (alcun affidati allo stesso interprete), oltre a cori, ballerini e mimi. I sei quadri scorrono speditamente

Il libretto  segue la favola di Perrault ma ha un differente finale :la  bella dorme circa trecento anni. Un gruppo di ricchi americani, guidati da Mister Dollaro giunge nel bosco , un tempo fiorente, per un pic-nic; un bel giovanotto in flirt con una miliardaria entra nel castello ormai cadente e pieno di ragnatele, vede la fanciulla e la   risveglia con un tenero bacio mentre la partitura scivola in un fox trot in cui partecipano gli americani anni trenta e tutta la corte settecentesca , tutti risvegliati (fate, streghe . maghi , gnomi ed uccelli compresi).

La partitura è una delicata parodia degli stilemi operistici allora in voga, dal melodramma al verismo con omaggi a Wagner, Massenet, Debussy. Strauss. Muscato e Renzetti hanno costruito uno spettacolo affascinante. Cantanti attori giovani e spigliati. Ha meritato ovazioni Shoushik Barsoumian (la fata azzura, un soprano di coloratura , vera protagonista dell’opera), Vincenzo Taormina (Il Re) un buon baritono  – basso, e Antonio Gandia un promettente tenore con un ottimo registro di centro ed un volume  in crescita.