Ha detto che la canzone è dedicata alla madre, scomparsa a causa di un turgore il giorno di Natale di trent’anni fa. Una mamma che non ha fatto in tempo a vedere il successo del figlio e i nipotini. Per Gigi D’Alessio, di cui negli ultimi tempi si è parlato più per la grave problematica economica in cui è rimasto coinvolto, l’occasione per dimenticare tanti momenti brutti e consegnare uno dei testi più belli in assoluto delle canzoni in gara questo Sanremo. La parte iniziale è quella dove il cantante dialoga con la madre, vorrebbe che lei vedesse come è cambiato nel viso, ma soprattutto dentro, della sofferenza e del dolore: “Potessi avere io le ali e scavalcare il cielo Volare oltre l’universo E arrivare dove niente è più lo stesso Vorrei farti vedere il viso mio com’è cambiato Qualche ruga mi ha graffiato Come vedi gli anni passano Ma non ho chiuso il cuore Io posso ancora amare”. La canzone si fa sempre più intima e delicata: “Sai quante volte io Ti ho invocato aiuto Ed ho implorato pure Dio Che ho sentito sempre mio Quante volte ti ho cercato E ti ho parlato Ed ho sperato Mentre guardavo con gli occhi in su”. Su, verso quella “prima stella” che è la madre scomparsa ma sempre presente. Nella seconda parte del brano D’Alessio apre ad altri argomenti, importanti ed evidentemente sentiti: la fecondazione artificiale (“Adesso un fiore nasce pure senza sole Un figlio può arrivare Anche senza far l’amore”), di chi scappa dalla morte e dalle guerre (“Chi è pronto per morire Non ha la croce al muro Che c’è una porta aperta sopra il mare Per chi da guerre cerca di fuggire”). E’ il mondo in cui tutti ci troviamo a vivere, e D’Alessio conclude tornando con il pensiero alla madre: “E avrei potuto anche vederti invecchiare Sento la voce tua Ma è nella mente mia Quello che posso solamente fare È accarezzare una fotografia”. Commovente.