Alla fine ne rimase uno solo, anzi due. Della formazione originaria che registrò il disco di esordio dei Velvet Underground sono vivi ancora oggi il solo John Cale e la batterista Maureen Yucker, detta Moe. Quest’ultima però, dopo la clamorosa reunion del 1993, si è ritirata da tempo dal mondo della musica, mentre John Cale è sempre attivo. Proprio lui celebrerà domani 12 marzo alla Roundhouse di Lodnra i 50 anni dall’uscita di questo disco, con un concerto che presenterà tutti i brani che lo componevano. Certo, mancheranno all’appello Lou Reed, scomparso nel 2013, e Sterling Morrison, morto nel 1995 e naturalmente Nico, lei morta addirittura nel 1988. La fascinosa cantante tedesca era stata aggiunta alla formazione da Andy Warhol, per rendere il gruppo un po’ più appetibile al pubblico per la sua bellezza, in quanto come cantante non era granché, e avrebbe lasciato la formazione subito dopo il celeberrimo disco che riproduceva una banana in copertina, opera questa di Andy Warhol la cui firma appare sulla copertina, mossa anche questa pensata per dare più visibilità. Nessuna idea funzionò, in quanto il disco di esordio del gruppo non vendette praticamente niente. Erano troppo avanti con gli anni, nel 1967 la gente amava le canzoni che parlavano di pace e amore, si vestivano con abiti colorati e fiori nei capelli, insomma era l’epoca degli hippie. I Velvet Underground invece si vestivano di nero, cantavano di eroina, di sadomasochismo, di alienazione, in una parola di New York, che era all’opposto della variopinta San Francisco degli hippie. Nonostante il disco abbia venduto pochissimo, molti negli anni a seguire avrebbero commentato che chiunque lo avesse ascoltato, avrebbe fondato una band. L’influenza infatti di queste canzoni registrate in modo approssimativo, un rock oscuro e pieno di disperazione, spacciatori di droga, con lunghe parti di musica cacofonica avrebbe influenzato tantissimi gruppi dei decenni a seguire, gli U2 per primi, ad esempio. Tornando alla copertina originale, Andy Warhol l’aveva pensata proprio bene: si poteva infatti sbucciare, era un adesivo, e sotto rivelava una banana rosa che era un ovvio riferimento sessuale. Come poteva vendere un disco del genere? Tra le curiosità di questo disco, la canzone che lo apriva, la bellissima Sunday Morning, in cui la voce di Lou Reed era registrata una velocità superiore al resto del brano: per decenni tutti o quasi pensarono che a cantare fosse Nico, tanto sembrava la voce di una donna. Era il ritratto della New York più sperimentale e all’avanguardia, fra travestiti e eroinomani, quella della Factory di Andy Warhol, ma soprattutto servì a lanciare la capacità del genio di Lou Reed. Un disco tutto da riscoprire e che suona oggi più moderno di quando fu registrato, 50 anni fa.
(Paolo Vites)