I teatri lirici sono in ebollizione. Sembra che la ‘legge Bray’, che avrebbe dovuto rimettere in senso diverse fondazioni, abbia avuto risultati inferiori alle aspettative. Alcune istituzioni un tempo gloriosoe paiono sull’orlo del fallimento. Il pubblico diserta anche La Scala, forse anche perché è diventata il teatro con i biglietti più costosi d’Europa. Di solito, nei loro interventi (interviste, articoli e saggi), i Sovrintendenti, sono tristi, ove non piagnucolosi,



In questo contesto fa indubbiamente piacere leggere un libro divertente e non lamentoso, di un manager musicale che ha guidato diversi teatri e racconta, anche con un po’ di ironia, la propria esperienza. Il libro, inoltre, esce per i tipi di Zecchini Editore, di norma caratterizzato da grafica austera e rigore strettamente musicologico



Il  saggio di Claudio Orazi (Lo Sguardo Riflesso: nuovi segni per il teatro dell’opera all’aperto, con il contributo di Enrico Girardi, Zecchini Editore, 2017 pp.180,  € 30) è, invece, riccamente illustrato, non è diretto solamente ai cultori di musicologia, ma può essere un bel volume da regalo ad una persona ‘colta’, come un certo ceto veniva chiamato un tempo non troppo lontano. Il volume contiene anche ‘riflessioni’ di tre registi (Henning Brockhaus, Graham Vick e Denis Krief).

Orazi è ora Sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari che ha preso in mano in condizioni piuttosto difficili. Il libro narra la sua esperienza alla guida di due teatri lirici all’aperto (lo Sferisterio di Macerata e l’Arena di Verona- è stato anche Sovrintendente del Teatro Verdi di Trieste ma non parla); il suo obiettivo è stato, per lustri, quello di trasformare teatri nati all’inizio del secolo scorso principalmente come luoghi di intrattenimento estivo per famiglie in vacanza in ‘officine delle meraviglie’ di alta qualità artistica. 



Non per nulla a Cagliari ha definito un accordo con il Forte Village, un resort elegante della Sardegna meridionale, dove è stata costruita un’arena in cui questa estate porterà un’edizione storica di Rigoletto (ideata dal compianto Pierluigi Samaritani per il Regio di Parma e riproposta da Joseph Franconi Lee) con Leo Nucci come protagonista.

Il saggio dimostra come tale trasformazione è possibile, date le condizioni acustiche che raramente all’aperto sono ottimali,  e non comporta necessariamente il dissesto dei teatri che le intraprendono. Il racconto di Orazi prende avvio da La Traviata, nella due versioni (molto differenti) messe in scena a Macerata ed a Verona, opera non solo concepita per un teatro al chiuso e relativamente piccolo (La Fenice di Venezia) ma caratterizzata da un intimismo, che si temeva si sarebbe perduto all’aperto. Si conclude con le ultime produzioni da lui realizzate a Verona. C’è anche un utile cenno a messe in scena originali ed innovative realizzate al teatro Filarmonico di Verona.

E’ un libro basato sull’esperienza di un organizzatore di spettacoli lirici. In tale contesto forse non sarebbe stato appropriato indicare come tale percorso è stato condotto anche da altri teatri all’aperto italiani (come gli spettacoli estivi del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla) mentre altri ancora (ad esempio i festival lirici di Taormina e Siracusa) mantengono la caratteristica popolar – vacanziera (nonostante il Teatro Greco di Siracusa abbia un’ottima acustica). Sarebbe utile anche un cenno ad esperienze analoghe all’estero che Orazi conosce bene (ad esempio, Savonlinna , Aix-en- Provence, Santa Fè, Wolf Trap). 

Infine Orazi nella conclusione accenna al fatto che ‘i teatri all’aperto’ hanno la capacità di conservare il senso primigenio di theatron nelle pulsioni dell’uomo contemporaneo’ ma dovrebbe sottolineare con maggiore enfasi  come in tutti i continenti, non solo in Europa, il teatro nasce all’aperto, e come l’opera lirica, è fusione di dramma, canto e danza.

Il saggio ci induce ad accennare alla rivoluzione in corso a Cagliari: nove turni di abbonamenti (compresi due per le scuole) e soprattutto un’alleanza con i teatri lirici americani (privati, a costi generalmente più bassi delle produzioni italiane, e con programmi tali da attirare il grande pubblico).

Il 31 marzo è andata in scena alla New York City Opera  La campana sommersa di Ottorino Respighi, una nuova produzione del Teatro Lirico di Cagliari che ha avuto successo la scorsa stagione nelle capitale della Sardegna. Il 23 aprile 2017 debutterà all’Opera Carolina di Charlotte, La fanciulla del West di Giacomo Puccini, una nuova coproduzione internazionale tra Teatro Lirico di Cagliari, Opera Carolina, New York City Opera e Teatro del Giglio di Lucca. Andrà forse  anche e Pisa e Livorno. Nell’estate 2017 debutterà a Cagliari e nei diversi siti archeologici della Sardegna la terza nuova produzione internazionale: L’ape musicale di Lorenzo Da Ponte che si vedrà a New York ed altre città USA. Dal 24 novembre si vedrà a Cagliari La Ciociara di Marco Tutino (dal romanzo di Moravia e dal film di De Sica) che ha debuttato trionfalmente alla War Memorial Opera House di San Francisco nel giugno 2015.