Nonostante tutti o quasi i siti e i media riportino che la canzone è stata scritta da Bruce Springsteen, non è vero. Ne è autore Joe Grushecky, anche lui uno dei tanti rocker del New Jersey che però non ha colto la stessa fortuna e il successo dell’amico Springsteen con cui però ha condiviso spesso il palco e duttlato dal vivo. E’ il brano That’s what makes us great e il Boss vi partecipa cantandone una strofa. Senza mai nominarlo una volta (paura della censura?) è una canzone che oppone gli ideali dell’America libertaria a quelli “oscurantisti” del neo eletto presidente americano, soprattutto in tema di accoglienza di immigrati. “Quello che ci ha resi grandi” infatti sarebbero stati i tanti immigrati: «Arrivano da ogni parte, col desiderio di essere liberi. Vengono qui per unirsi a noi, da un mare all’altro». Poi irrompe Springsteen che canta: «Non raccontarmi bugie spacciandole per verità. Ho già percorso quella strada e non intendo tornare indietro». Quindi il ritornello, un inno al cambiamento: «Ribaltiamo questa situazione prima che sia troppo tardi. Dipende da me e te. L’amore può vincere l’odio. So che è possibile. È proprio questo che ci rende grandi». Facile risentire le parole dell’ex presidente nel suo discorso dopo la seconda vittoria elettorale: «That’s what makes America great!». Per essere la prima canzone anti Trump, è un discreto flop buonista (l’amore può vincere l’odio? Neanche gli hippie di 50 anni fa erano così banali) e soprattutto privo del coraggio di chiamare le persone con il loro nome. Il brano è scaricabarile a 0,99 centesimi di dollaro (tutto fa cassa) presso il sito ufficiale di Joe Grushecky.
(Paolo Vites)