Non sapeva che bisogna pagare le tasse e l’ultima volta che ha lavorato è stato quando aveva 14 anni. La fortuna di essere il Boss. Bruce Springsteen è stato protagonista di una divertente e appassionante intervista condotta dall’amico Tom Hanks l’altra sera a New York, nell’ambito del Tribeca Film Festival. I due sono grandi amici da quando l’attore recitò nel ruolo di protagonista del film del regista recentemente scomparso Jonathan Demme Philadelphia di cui il musicista scrisse la canzone omonima poi premiata con il premio Oscar mentre Hanks lo vinse come attore protagonista. Ovviamente hanno ricordato lo scomparso regista: “Dio benedica Jonathan Demme, lo abbiamo appena perso”. Nel corso della serrata Springsteen, incalzato dall’amico, ha ricordato molti aneddoti divertenti al proposito della vita di un musicista che come si sa è ben diversa da quella di un impiegato qualunque e a proposito del su stato natio, il New Jersey, uno stato così sfigato che molti americani non sanno neanche esista. “Io sono certo di una cosa: non ho mai incontrato nessuno nel New Jersey che abbia pagato le tasse. Mai. Di sicuro non uno sotto i 25 anni” ha detto ridendo spiegando che una volta diventato famoso l’agenzia delle entrate finalmente si è messo a cercarlo: “Mi sono messo in tour a ‘lavorare’ per anni. Dovevo estinguere il debito. Ma adesso le tasse le pago”. E sempre a proposito del New Jersey ha raccontato come, quando si esibì per la prima volta in California, incontrò dopo il concerto un tizio che gli chiese di dove era: New Jersey, rispose Springsteen. “E che cosa è?” chiese l’altro. L’unico lavoro, se fare il musicista non lo si vuole considerare un lavoro ovviamente, che abbia mai fatto, ha ricordato, è stato quando aveva 14 anni: tagliava l’erba nei giardini delle case e con i soldi guadagnati in una estate si comprò la sua prima chitarra. I soldi migliori della sua vita? La prima volta che è stato pagato per suonare: 5 dollari. Nonostante oggi sia una delle star più ricche al mondo, Springsteen intende ancora scrivere canzoni con un significato ben preciso: “Il potere delle storie? Salvarti la vita. Quando ero molto giovane mi sembrava di annegare. Non stavo vivendo. Uno scrittore racconta storie per salvarsi. La vita ti aspetta, ma prendere la strada della vita può anche voler dire cadere, crollare”. E molta umiltà: “A sopravvivermi  non sarà l’arte. Tutti gli artisti a un certo punto credono di poter vivere dentro le loro opere. Quello che impari, prima o poi, è che questo è soltanto un lavoro. Un mestiere come un altro. La musica può cambiare il tuo modo di vedere il mondo o di osservare la vita, ma non può darti una vita vera. C’è voluto del tempo perché imparassi la lezione”. Concludendo ringraziando la moglie: “Grazie, Patti Scialfa, grazie Patti. E’ stato uno sforzo sovrumano per me. Ora però so per cosa vale la pena vivere”. 



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