Una maledizione che passa di padre in figlio. Il primo morto a 28 anni di overdose, il secondo a 31 per uno stupido incidente, se davvero si può definire tale. Come l’overdose non è un incidente, ma una morte ricercata lentamente giorno dopo giorno, così il modo in cui annegò Jeff Buckley il 29 maggio di vent’anni fa, figlio di Tim, resta difficile da definire un incidente. Sebbene nel suo corpo non furono trovate tracce di droga o alcol, decidere di fare un bagno in uno dei fiumi più pericolosi al mondo, di sera, vestito con tanto di stivali, significa incoscienza allo stato puro e voglia conscia o incoscia di lasciarsi morire.



Padre e figlio praticamente non si conobbero mai: quando nasce, il 17 novembre 1966, i genitori si sono già lasciati. Al funerale non sarà invitato né lui né la madre. Ma i due condividevano la stessa esatta visione musicale, ed è per questo che molti ancora oggi storcono il naso davanti alle canzoni di Jeff Buckley, accusato di aver copiato il padre. Cantautore di area folk, Tim Buckley infatti grazie alla voce spericolata e vertiginosa aveva inventato uno stile unico, dove il jazz si mischiava con il rock: secondo uno dei suoi collaboratori “Buckley fu per il canto ciò che Hendrix fu per la chitarra, Cecil Taylor per il piano e John Coltrane per il sassofono.”



Stessa cosa si può dire per Jeff, che aveva lo stesso modo di fondere jazz e folk in maniera strabiliante. 

Nella sua breve vita Buckley ha pubblicato solo due dischi, l’esordio, un live registrato in un locale newyorchese dove si esibiva spesso, il Sin-é, e poi un solo disco in studio, Grace, che lo avrebbe consacrato fra i più grandi cantanti di sempre, anche se il successo ovviamente arrivò dopo la notizia della morte.

La madre da allora non ha cessato di pubblicare dischi postumi, live e provini in studio, la gran parte francamente inutili, giusto per sfruttarne l’impatto commerciale.



Jeff Buckley venne trovato il giorno dopo la sua scomparsa: il suo corpo era incastrato tra rami e tronchi sotto al ponte di Beale Street di Memphis verso il quale stava nuotando. Dice l’amico che era con lui quella sera che mentre nuotava cantava un pezzo dei Led Zeppelin. Era stato il primo disco che il patrigno gli aveva regalato da bambino ed era ancora il suo gruppo preferito. Tim e Jeff, due morti troppo giovani, segnae  da qualcosa che li univa nonostante la separazione. Un legame con la morte che nessuno potrà mai dire quanto profondo. D’altro canto crescere con un padre tossicomane che ti ha rifiutato può lasciare traumi non da poco nella psiche di un ragazzino.