Rino Gaetano, 36 anni senza quella voce così e così e quelle canzoni a volte tanto scanzonate da divenire criptiche. Era infatti il 2 giugno 1981 quando un tragico incidente stradale si portò via uno dei cantautori più stravaganti e interessanti dell’Italia nei complessi anni Settanta. Un’ironia del destino che lo colse nello stesso modo in cui lo stesso Rino aveva cantato qualche anno prima: «La strada era buia, s’andò al San Camillo e lì non l’accettarono forse per l’orario, si pregò tutti i santi ma s’andò al San Giovanni e lì non lo vollero per lo sciopero»: era “La ballata di Renzo”, un testo magari poco conosciuto dove però Rino Gaetano raccontava di questo ragazzo investito da un’auto che muore rifiutata da tre ospedali romani. Ecco quelli stessi ospedali che anni dopo, nel tragico 2 giugno 1981 rifiutarono Rino Gaetano ferito gravemente perché in mancanza di posti liberi. Morì praticamente in agonia dopo un breve coma, con quella fine così beffarda e assurda a pochi giorni dal matrimonio in quella chiesa romana che invece ospitò i suoi funerali.



Una vita al limite e un limite imposto dal destino a soli 31 anni di vita: cantò tanti pezzi, pochi noti ma quei pochi talmente ripetuti a memoria anche fino ad oggi: ammirato più dopo la sua morte, Rino Gaetano se n’è andato in un giugno molto caldo, quasi anonimo, volando verso quel cielo “sempre più blu”, come cantava lui, quel giorno però dilaniato e squarciato da quell’urlo di vita che ha rappresentato la sua carriera musicale e di fatto la sua breve ma intensa vita. «Chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori; Chi solo ogni tanto, chi tutte le sere»: ciao Rino, e grazie per averci ricordato in una semi-lucida denuncia all’Italia di quegli anni che comunque quel cielo “è sempre più blu”. 



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