Esce in questi giorni per ABEDitore il volume L COME LIBRO, secondo volume della collana “Le parole della musica” (232 pag, 9,90€). Si tratta di un progetto editoriale curato da Walter Gatti, cronista musicale e scrittore, in compagnia di Gabriele Gatto, Alessandro Berni, Luca Franceschini, Fausto Leali, Davide Palummo e Francesco Verni, un plotone ben assemblato di giornalisti musicali, collezionisti ed appassionati di musica rock e pop. Obiettivo del libro: offrire una miscela di quella relazione virtuosa (o a volte tumultuosa) che lega canzoni a opere letterarie, rocker a scrittori e poeti. Ma abbiamo chiesto al curatore del volume di introdurci alle pagine del volume.



Esce L COME LIBRI: Gatti, ci vuoi dire di che si tratta?

E’ un libro piuttosto agile che tenta di illustrare la suggestiva connessione che lega chi scrive canzoni a chi scrive parole e storie. Quello che abbiamo voluto fare è stato presentare cento canzoni che illustrano e rivelano a modo loro una relazione strettissima con libri, poesie, autori. E’ un’operazione di scoperta di relazioni sottintese oppure sottaciute che abbiamo realizzato senza limitarci nella scelta degli autori, senza cioè dividere autori “colti” e autorevoli, da altri più leggeri e di consumo. Ci abbiamo pure infilato una non-memorabile canzone di Giuliano Sangiorgi dedicata a Pasolini….



Qualche titolo, qualche anticipazione di quello che emerge dal vostro volume?

Il libro non svela chissà quale segreto, ma ricorda connessioni non sempre note o evidenti. Alice di De Gregori ha debiti sia verso il romanzo di Lewis Carrol che verso Cesare Pavese, mentre Don’t Stand so Close to Me dei Police contiene molte immagini che rimandano alla Lolita di Nabokov. E se i Led Zeppelin citavano la saga del Signore degli Anelli in Ramble on, le visioni fantastiche di Lovecraft hanno influenzato molti autori del metal, Metallica in primis. E chi ascolta e ama Where Have All the Flowers Gone di Pete Seeger forse non sa che il testo viene da una canzone cosacca riportata dal Placido Don, opera di un autore tremendamente stalinista come Michail Solochov….



Il Dylan a cui viene assegnato il Nobel per la Letteratura come vi ha colto? Soddisfatti o perplessi?

In un certo senso quel premio ci ha motivati e confermati nella realizzazione del libro. Proprio nel momento in cui l’Accademia assegna il Nobel a un musicista, anzi al più significativo autore del rock, noi ci siamo trovati a fare una ricognizione di quanta letteratura ha lasciato semi nelle canzoni. I due ambiti sono profondamente connessi e mister Zimmerman è il personaggio simbolo di tutte le contaminazioni culturali possibili: Bibbia e Shakespeare, Ginsberg e Conrad, Dante e Il New York Times, Checov e il blues.

Ci sono cento canzoni, ma l’elenco dei titoli potrebbe essere infinito. Come avete definito questo gruppo di titoli di riferimento? 

E’ stato proprio il frutto di una sorta di lavoro “democratico”: ci sono sette autori al lavoro sul libro, ognuno proveniente da gusti, età, influenze molto diverse. Berni è un italianofilo con un’enorme cultura progressive, mentre Franceschini è un selvaggio appassionato della scena indie. Ognuno ha compilato una propria lista di titoli da analizzare e va da sé che quindi l’elenco iniziale da cui siamo partiti per la scrematura finale era molto più corposo, e che a volte sono state fatte delle scelte un po’ forti. Alla fine – come nel caso del primo libro della collana – il risultato è equilibrato tra canzoni classiche e titoli più recenti. Con autori di nicchia, come i Renaissance che cantano Mother Russia in onore di Solzenycin, Bobo Rondelli che cita Emmanuel Carnevali – come già avevano fatto i Massimo Volume – o gli Afterhours che fanno il verso al grande Giorgio Scerbanenco, il padre del giallo all’italiana.

Chi sono gli autori più citati e i libri di maggio riferimento nelle canzoni da voi analizzate?

Sicuramente i grandi riferimenti e le grandi ispirazioni si radicano nei classici, dalla Bibbia e dai Vangeli – considerati qui soprattutto per la loro forza di ispirazione letteraria – a Shakespeare, che è un riferimento imprescindibile di molte storie e personaggi. Ma poi ricorrono spesso Celine e John Fante, Steinbeck e Tolkien, Conrad e Bulgakov, Rimbaud e Baudelaire. Ed anche Dante ha i suoi “quindici buoni minuti” di celebrità per dirla con Warhol…

Avete isolato dei… “personaggi ricorrenti” in questo vostro lavoro? 

Sicuramente c’e da notare che Peter Pan, Moby Dick e Alice nel paese delle meraviglie sono racconti che hanno ispirato i musicisti con particolare forza, diventando soggetti di canzoni celebri dai Jefferson Airplane a Enrico Ruggeri. Ma questo va di pari passo con la constatazione che quei personaggi hanno incarnato in un qualche modo una figura particolare d’uomo, rappresentando una simbologia eterna: l’uomo che cerca, l’uomo che sfida, l’uomo che si perde, l’uomo che sogna e si perde… 

Veniamo all’oggi: in un qualche modo volete mostrare che nel tempo di Fedez e di Rovazzi, di X Factor e dei Modà ci sono ancora canzoni che pagano debiti alla letteratura?

Sostanzialmente sì. Oggi si citano o in qualche modo si riconoscono di essere debitori dei libri non solo i musicisti più impegnati o affermati oppure ancora attempati, ma anche i giovani, dai Baustelle a Laura Marling. Questo prima di tutto vuol dire che i musicisti leggono ancora. Dico per fortuna: sarebbe grave se passassero solo il tempo a pubblicare foto inutili su Instagram.

l secondo volume di una collana, dopo il primo N COME NATALE: programmi per altri titoli?

Ci stiamo lavorando. Abbiamo in animo un doppio volume sull’amore e sul non-amore che riserverà parecchie sorprese. Poi altri titoli ancora non annunciabili. Sempre con un team di autori “a geometria variabile”. Finché l’editore ci sopporta andiamo avanti…

Per finire: tu hai fatto recentemente anche un disco (“Southland”) più facile scrivere un libro o scrivere una canzone?

Domandona complessa. E’ sempre molto difficile scrivere un buon libro così come è difficile scrivere una buona canzone. Ma credo che oggi la cosa più complessa da fare sia un’altra: credo cioè sia più difficile intercettare questi prodotti artistici. La cosa più difficile forse è essere buoni lettori e buoni ascoltatori.