La notizia più importante alla presentazione del cartellone 2017-2018 del Teatro dell’Opera della capitale è stata data dal Sovrintendente Carlo Fuortes quasi a mezza bocca e senza che nessun giornalista in sale la riprendesse: il pubblico del Teatro lirico della capitale sta cambiando più rapidamente di quanto pensasse lo stesso Fuortes quando, tre anni fa, assunse la responsabilità di guidare l’ente. 



Oggi solo il dieci per cento del pubblico è costituito da abbonati, anche se il teatro ha un tasso di riempimento molo elevato (mediamente l’83% dei posti disponibili). In aggiunta, un’indagine Doxa del pubblico degli ultimi due anni rivela che numerosissimi non erano entrati al Teatro dell’Opera da quando, di tanto in tanto, da bambino o da ragazzo li accompagnavano i genitori. Questo è il risultato non soltanto di ‘aprire’ l’opera alla città non solo con iniziative come ‘opera camion’ che porta il teatro dell’opera nelle periferie di Roma e Regione (l’anno scorso con il Barbiere di Siviglia, quest’anno con Don Giovanni), con una politica di prezzi dei biglietti che dà particolare attenzione ai giovani ed agli anziani, con concerti a bassissimo prezzo che incoraggiano a visitare il teatro, ma soprattutto con una programmazione di qualità che affianca titoli e balletti noti e meno noti con regie moderne e con coproduzioni con i maggiori teatri internazionali



“Dieci titoli d’opera e sei di danza in un dialogo constante tra  tradizione e innovazione per una rassegna di artisti di assoluto livello” sottolinea Fuortes.

L’apertura della stagione d’opera è affidata alla bacchetta di Daniele Gatti con la Damnation de Faust di Berlioz il 12 dicembre. Per ragioni puramente tecniche (impegni degli artisti) la stagione di balletto inizierà alcune settimane prima con Don Chisciotte di Minkus in nuovo allestimento modellato sulla versione originale di Mosca. La Damnation de Faust, la cui regia è curata da Damiano Michieletto, è una coproduzione che dopo il debutto romano si vedrà a Torino e Valencia. 



Successivamente, torna, dopo sessanta anni, un capolavoro verdiano I Masnadieri. In marzo sarà la volta de La Sonnambula di Bellini coprodotta con il Teatro Petruzelli di Bari. Segue La Traviata nell’edizione curata da Sofia Coppola e da Valentino che, nata a Roma, sta girando in tutto il mondo; questa stagione va in Giappone. Arriva, poi, un duo molto romano Cavalleria e Pagliacci che da alcuni anni si ascolta unicamente nelle stagioni estive alle Terme di Caracalla. 

Dopo una Tosca con scene e costumi del 14 gennaio 1900, prima assoluta dell’opera (altro allestimento del Teatro che passa da tournée a tournée in quanto molto ricercato sia in Italia sia all’estero). Successivamente una prima per Roma di un capolavoro che nel nostro Paese si è visto ed ascoltato molto raramente Billy Budd di Benjamin Britten, opera che richiede un cast imponente (tutto al maschile), un grande coro ed un coro di voci bianche: è il vero grand.opéra del Novecento. Alla durezza di Billy Budd (molti conoscono il romanzo di Melville) segue un nuovo allestimento di La Bohème curato la Fura dels Bauls e coprodotto con il Teatro Regio di Torino (dopo avere mandato in pensione la oltre cinquantenaria produzione di Zeffirelli, ancora in scena a New York ed a Vienna). La stagione termina con due capolavori mozartiani, Il Flauto Magico nella produzione che da qualche anno miete successi alla Kömissche Oper di Berlino ed un nuovo allestimento de Le Nozze di Figaro curata da Graham (questa volta si mette in pensione quello di Visconti.

Ricco il balletto, che oltre al già citato Don Chisciotte, ed a titoli noti ed apprezzati (Schiaccianoci, La Bella Addormantate) propone una Soirée Française, uno spettacolo dedicato a tre grandi coreografi come Kilián. Inger e Forsyte , l’arrivo a Roma della versione danzata della Manon di Massenet.

Ma non è tutto. Tra qualche settimana verrà presentato il programma dell’estate 2018 per le Terme di Caracalla.