Nella seconda ed ultima parte del viaggio estivo all’interno dell’osservatorio del prog Synpress, la rotta vira dalle parti della Sicilia, terminale – questa volta – di un intendimento che sposa quella moderna attuazione di musica varia dove vanno ad unirsi  punti, virgole e proposizioni di esperimenti rock delle ultime cinque decadi.   



Un gruppo che innanzitutto propone una formula a doppia chitarra sostenuta dai due principali compositori, da un lato Bruno Pitruzzella alla elettrica ed acustica e dall’altro Sergio Schifano all’elettrica baritona, coadiuvati da Luca la Russa al basso e Simone Sfameli alla batteria, oltre ad alcuni ospiti mirati a seconda delle ispirazioni particolari dei brani.



L’espressione può essere annoverata all’interno di quel genere elastico che caratterizza da un po’ di anni a questa parte le forme musicali composte.  “FSK” (quasi una sigla del loro nome) è il risultato di un percorso mirato.  Si prenda l’inizio di Batway, combinazione di sonorità spigolose in quota King Crimson spinte fino alle propaggini di Battles e adepti vari del cosiddetto post-rock.  Di personale ci mettono una fresca vena rock sottolineata da una ritmica leggera e vivace e una struttura che presenta variazioni su un ricorrente riff lineare.  Ma la cosa risalta ancora più evidente in Narabo, il loro migliore sforzo creativo ad oggi.  Un riff granitico che affila essenzialità e canoni rock, uno sviluppo che spalma i Police di Synchronicity su classic ed experimental rock in maniera immediata e godibile conferendo armonia e cantabilità al tema strumentale.



Ecco appunto, il canto.  Quello che non è contemplato nella struttura della proposta musicale del gruppo (lo spiritoso sottotitolo dell’esordio “Parental Advisory: Absolutely No Lyrics” dice tutto di una filosofia), si imbuca in maniera famelica nel gusto un po’ bizzarro dei quattro per piccoli temi sferraglianti e quasi al contropelo.  Si ascolti Kim Ki Duk, breve episodio di soli riffettoni quasi canzonatori, così come la conclusiva Hamster, un po’ la media del disco, immediatezza e gusto per spunti non convenzionali all’insegna di un piccolo forcing punk-new wave.
In mezzo i nostri non si tirano indietro per varietà di soluzioni, spostando l’ago della bilancia verso espressioni ora compassate ora più lavorate.  In Monday c’è il gusto della tarantella in salsa rock su melodie sempre leggere e spiritose che rimandano al carillion.  Da par suo Kindred presenta un full di iniezioni fiatistiche a cura dell’ospite Piero Bittolo Bon al sax alto, e variazioni jazz rock inscritte in un’aura inconfondibile di divertissement.
In Kitalpha il modo geometrico “math-rock” tipico del gruppo si fonde con arie sempre più rilassate che potrebbero fare pensare a un soft-prog intonato alla stagione crescente.  Che è poi lo sfondo sonoro di una Lay varia, delicata e pienamente compatibile con il clima rinfrancante delle notti estive.  Perfino le atmosfere maggiormente rock di Don Dolando appaiono sempre in controllo e docilmente sospese tra freschezza e pasta leggera delle sonorità.  In definitiva un disco ispirato, piacevole e perfetto per accompagnare la nostra personalissima resistenza quotidiana tra le sfuriate metereologiche che da Giada portano sulle tracce di Caronte.