Unico. Basterebbe quest’aggettivo per definire il Südtirol Jazzfestival Alto Adige.
Dieci giorni di concerti, centotrenta i musicisti impegnati, sessanta le location coinvolte. Il segreto di questa manifestazione nata trentacinque anni fa da un’intuizione di Nicola Ciardi, presidente onorario del Festival, è quello di portare la musica e quindi la cultura anche in luoghi inaccessibili, sfidando l’impossibile, trasportando strumenti con gli elicotteri, coinvolgendo il pubblico locale e i tanti appassionati di jazz provenienti da ogni parte d’Europa.
Dal primo concerto di CoDoNa, il leggendario trio composto da Collin Walcott, Don Cherry e NanaVasconcelos, che aprì la prima edizione, il festival ha accentuato la propria vocazione itinerante, senza tralasciare i concerti di città in teatri e club, andando a scovare scenari di grande bellezza fra passi alpini, masi e parchi. Ottima organizzazione, cura del dettaglio, grande rispetto per l’ambiente, hanno consentito al pubblico di appassionati di godere al meglio della musica in qualsiasi situazione. Numerosi i concerti gratuiti.
Negli ultimi anni il Festival ha deciso di puntare sui giovani, andando a scovare talenti in giro per il mondo promuovendo anche un fruttuoso scambio con le nuove leve del jazz locale.
Quest’anno i riflettori si sono accesi sui tre Stati del Benelux, ossia Belgio, Olanda e Lussemburgo. “Artist in residence” è stato il chitarrista e compositore olandese Reinier Baas, che si è esibito in svariati contesti dimostrandosi all’altezza delle aspettative, eccellente chitarrista (ci ha ricordato il primo John McLaughlin del periodo inglese ante Miles Davis), grande tecnica, armonicamente intrigante, eccellente improvvisatore, ha messo il suo sigillo in tutte le esibizioni, passando con naturalezza dal ruolo di protagonista a quello di semplice accompagnatore. Reinier Baas ha aperto la rassegna al nuovo centro congressi MEC di Fiera Bolzano con “Reinier Baas Vs. Princess Discombobulatrix XL” opera composta per il North Sea Jazz Festival e adattata per il Südtirol Jazzfestival.
Il progetto arricchito dalle illustrazioni di Typex, ha avuto come protagonista la voce della cantante lirica Nora Fischer. Nei quattordici quadri nei quali si è suddivisa l’opera, Baas impegnato al piano e chitarra, ha dimostrato una scrittura complessa, sicuramente non votata all’effetto ammiccante, a volte anche ricercata, che ha comunque conquistato l’attento pubblico intervenuto. Dodici i musicisti sul palco, oltre al leader vanno segnalati Joris Roelofs che ha giganteggiato al clarino basso, Natanael Ramos Garcia alla tromba, Ben Val Gelder al sax con una particolare nota di merito per la sezione di violoncelli formata da Johanna Niederbacher, Alex Jellici e Francesco Ciech, impeccabili e a tratti entusiasmanti.
Nel secondo atto, la rappresentazione ha assunto un tono quasi giocoso; lo stesso Baas ha fatto ricorso ad un travestimento da mago con tanto di cappello e fluente capigliatura bionda, a sottolineare la fusione fra musica, teatro e canto, con la bravissima Nora Fischer nelle vesti della principessa.
Una volta terminata l’opera, sono stati eseguiti altri brani ispirati alla principessa Dolasilla protagonista delle saghe dolomitiche del Fanes. Nell’insolito ruolo di narratore un simpatico oste tirolese.
Particolarmente riusciti i concerti dell’Euregio orchestra, un ensemble nato da qualche tempo che riunisce in laboratori i migliori giovani musicisti altoatesini e trentini che durante l’anno, sotto la supervisione di musicisti di valore internazionale, completano poi il loro percorso di formazione con le esibizioni al Sudtirol Jazz Festival. La riprova si è avuta al Maso Pflegerhof a Siusi in uno scenario di assoluta bellezza, all’interno di un’azienda biologica che produce piante aromatiche. Di grande suggestione la zona riservata al concerto, collocata tra una vecchia stalla di fine ottocento e le mura di un castello.
L’orchestra Euregio presente al gran completo con doppia sezione ritmica si è fatta ben valere suonando brani originali. In mostra fra gli altri Marc Stucki al sax, Daniel Moser al clarinetto basso, Marco Stagni al basso, Ignacio Saavedra Pizzarro alla chitarra con una nota di merito per la bassista Ruth Goller, originaria di Bressanone e da diversi anni attiva sulla scena musicale inglese, nonché docente dei laboratori.
Il numeroso pubblico, accorso sin dal pomeriggio, ha più volte richiamato a gran voce i musicisti sul palco. Esibizione a tratti muscolare, anche se non sono mancati momenti di particolare finezza stilistica.
Al Lago di Costalovara ottimo concerto del trio di David Helbock. Gran successo al Passo delle Erbe per i set di Reinier Baas in duo, prima con Ben Van Gelder al basso e poi con la cantante Nora Fisher che ha dispiegato tutta la sua bravura. Fra gli italiani, in bella evidenza il chitarrista romano Francesco Diodati già nel New Quartet di Enrico Rava che si è esibito nello splendido scenario del Laghetto Brugg alla guida di una formazione che comprendeva collaboratori storici come Filippo Vignati al trombone accanto ad alcuni musicisti ospiti del Festival come Joris Roelofs. Qualche problema di suono a causa del forte vento, concerto molto interessante, con composizioni dello stesso Diodati, echi di Bill Frisell e John Zorn, una vena compositiva non ovvia, con momenti di gran climax grazie al sapiente uso dei fiati (presente anche la tuba che ha ben supplito alla voluta assenza del basso). La sera successiva Diodati ha replicato alla guida della band Yello Squeeds+2 che, oltre a Vignati, vedeva la presenza di Enrico Zanisi al piano, Ben Van Gelder al sax, Enrico Morello alla batteria, Francesco Lento alla tromba e Glauco Benedetti alla tuba.
Gran concerto, probabilmente il migliore del festival , quello andato in scena al club Batzen Sudwerk Ca’ De Bezzi con il gruppo della batterista Anna Paceo. Francese cresciuta in Costa d’Avorio arrivata al terzo album CIRCLES (2016) nel quale tratta i cicli della vita “ raccontando con la batteria una storia senza far uso di parole”. Nonostante il mancato arrivo di parte della strumentazione, la Paceo ha dato vita a un set vibrante dove ritmo, elettronica e voce utilizzata come strumento sono stati gli ingredienti di questo entusiasmante crossover . Sugli scudi la vocalist francese Leila Martial, dotata di una strepitosa tecnica vocale nella quale confluiscono influenze arabe, accanto ad echi di grandi cantanti come Norma Winstone. Bravissimi gli altri due componenti: il sassofonista Christophe Panzani e il tastierista Tony Paeleman, entrambi francesi.
Nello splendido parco di Palazzo Toggenburg a Bolzano concerto delle dodici ad opera del trio composto dal sassofonista belga Manuel Hermia e dei francesi Valentin Ceccaldi al violoncello e Sylvain Darrifourcq alla batteria. Musica free, accenni rock nei tempi della ritmica. Musica che coniuga jazz con la musica tonale e modale come ben rappresentato dall’album GOD AT CASINO inciso dal trio nel 2015. Momenti esaltanti e stupore da parte dei molti presenti nell’ascoltare musica di questo livello da parte di musicisti poco conosciuti.
“Come faccio a scoprire certi musicisti? Prima motivazione la passione, oltre alla volontà di dare spazio ai giovani così da creare un giusto ricambio generazionale. Sono sempre alla continua ricerca della novità, nuova musica, nuovi generi, accade anche nella mia vita, quando scio e vado in montagna, cerco sempre nuove piste, anche rischiose, ma questo da più senso e più sapore” (Klaus Widmann).
Fra tanti giovani presenti si è messo in luce il leggendario batterista olandese Han Bennink che all’età di settantacinque anni suonati è stato protagonista di un coinvolgente concerto, svoltosi nell’elegante location dell’Hotel Bad Schörgau di Sarentino. A dar man forte, oltre a Reinier Baas, alcuni dei migliori solisti presenti al Festival.
Ottima musica, scenari stupendi, possibilità di assaporare le prelibatezze enogastronomiche di questo territorio, uniti a tanta passione e competenza sono gli ingredienti di questa rassegna unica al mondo. Appuntamento al prossimo anno. Da non perdere.