Non si blocca la guerra legale tra l’ex leader dei Pink Floyd Roger Waters e il pittore siciliano Emilio Isgrò, una causa che ricorda Davide contro Golia, e Golia in questo caso è il musicista inglese, in grado grazie alle sue ricchezze accumulate in cinquant’anni di musica di schierare i migliori avvocati al mondo. Isgrò invece è un Davide piccolino, sconosciuto ai più che però potrebbe portare un colpo mortale proprio come il personaggio biblico. La causa in atto come si sa è sulla copertina del’ultimo disco solista di Waters, “Is this the ife that we really want?”, che secondo Isgrò usa una tecnica grafica che è un vero plagio al suo stile artistico, specie di opere come Cancellatura e Il Cristo Cancellatore, Si tratta di uno stile in realtà ripreso da molti nel corso degli anni e usato anche prima di lui, cancellare cioè parti di testo lasciando fuori solo parole di senso compiuto.



All’udienza dello scorso 27 giugno era intervenuto a difesa di Waters in tribunale il critico d’arte Vittorio Sgarbi, sostenendo che il pittore siciliano non aveva inventato nulla di originale e quindi non poteva parlare di plagio, “non ha inventato nulla ma ha intercettato un’atmosfera e sviluppato una tecnica espressiva creatasi, in un clima di avanguardia”. Il tribunale, dando appuntamento a metà luglio, aveva così deciso di dissequestrare le copie del disco che la denuncia aveva fatto ritirare dai negozi. Ma al nuovo incontro di oggi le parti si sono trovate di nuovo in ldisaccordo (Isgrò è rappresentato dallo studio Trifirò & Partners, la major Sony Music è assistita da Alfredo Clarizia e la controllata Columbia Records da Osborne Clarke). Così adesso il giudice deve trovare dieci giorni per decidere se sequestrare di nuovo il disco o no. In caso di giudizio favorevole, il pittore ha detto che darà tutto il ricavato in beneficenza, ma potrebbe riservarsi di estendere la denuncia al mercato internazionale danno che sarebbe gravissimo per Waters che non ha mai commentato di persona il caso. 

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