Umbria Jazz 2017 si può dire sia stato  il Festival dei grandi ritorni: Kraftwerk con il loro spettacolo in 3d , Gino Paoli con Danilo Rea, Wayne Shorter , Brian Wilson ed Egberto Gismonti. Programma come sempre articolato e capace di soddisfare gli appassionati di jazz e non solo. Ottima l’esibizione di  Jamie Cullum in grande evidenza con la sua band; bei pezzi, pianista di livello, grandissima padronanza di palco, buon successo di pubblico fra i brani proposti: Work of Art, Next Year Baby, Please Don’t Stop the Music e un omaggio ai Beatles con Blackbird



Fra i protagonisti di Umbria Jazz di quest’anno un sontuoso Danilo Rea. Il pianista vicentino si è esibito  in concerto di piano duo al  Morlacchi con  Cristiana Pegoraro, talentuosa pianista classica. Bach, Beethoven Chopin, Brahms,Corea, sono alcuni degli autori abilmente interpretati dai due protagonisti. La Pegoraro nel presentare i brani ha giustamente evidenziato che la musica classica e il jazz non sono mondi poi così lontani, proprio perché anticamente nella musica classica erano previste parti improvvisate. Rea anch’egli diplomato in pianoforte ha mostrato tutta la sua capacità di improvvisatore interagendo al meglio con la Pegoraro. Gran successo con i due musicisti richiamati a gran voce. Finale entusiasmante  con un brano di Astor Piazzolla. Da segnalare, a proposito di Danilo Rea il nuovo album BACH IS IN THE AIR  inciso in duo con Ramin Bahrami  appena pubblicato e   già  in testa alle classifiche di vendita. 



Danilo Rea  ha aperto la sera successiva all’Arena Santa Giuliana con il concerto dedicato a Luigi Tenco e ai grandi cantautori. Bellissimo il suo medley al piano che comprendeva Io che amo solo Te (Endrigo) , Ritornerai (Lauzi), il Pescatore e Bocca di Rosa  di Fabrizio De Andrè. Al termine del medley si è ricomposto il duo con  Gino Paoli, con il quale, da qualche tempo, sta mietendo successi nei teatri italiani riproponendo i classici del cantautore genovese. L’affiatamento oramai consolidato ha consentito  di dispiegare finezze stilistiche a momenti toccanti, con un Paoli in gran forma nonostante abbia passato il traguardo degli ottanta anni. Non a caso Paoli, scherzando, ha detto di essere l’unico superstite della scuola genovese che agli inizi degli anni ’60 ha in qualche modo rivoluzionato la canzone italiana.



La serata è poi proseguita con il bravo Giuliano Sangiorgi, nell’occasione rivelatosi anche eccellente chitarrista, con lui  una band nella quale spiccava il magico flicorno di Paolo Fresu e il sassofono di  Daniele Casarano . E’ stata poi la volta di Gaetano Curreri, che nonostante gli evidenti problemi vocali, ha mostrato tutta la sua classe, interpretando da par suo classici di Dalla, Vasco Rossi, e De André “La canzone dell’Amore Perduto – ha più volte sottolineato – è la più bella canzone d’amore italiana. Curreri ha  reso giusto merito a quel fior di musicista che è Paolo Fresu per averlo avvicinato al repertorio di De André.” 

Gran finale con Mauro Ottolini e l’orchestra da Camera di Perugia con il suo progetto dedicato a Luigi Tenco.Proprio in questi giorni è uscito a suo nome per la etichetta Playaudio il doppio TENCO COME TI VEDONO GLI ALTRI, un curato e riuscito progetto che non mancherà di entusiasmare gli appassionati del cantautore, potendo contare fra gli ospiti nomi come Gino Paoli, Daniele Silvestri, Alberto Fortis, Pietra Magoni, Rosanna Casale, Roy Paci etc. Ottimi gli arrangiamenti e le orchestrazioni, curatissimo il booklet contenente anche un articolato commento filologico di Enrico De Angelis.

Forti emozioni per l’esibizione di Brian Wilson uno dei geni della musica rock nonché leader dei Beach Boys, accompagnato da una band stratosferica che comprendeva fra gli altri Al Jardine membro originario. California Girls, Dance Dance Dance, I get Around, Surfer Girl, Don’t Worry Baby,You Still Belive Me, I’m Waiting For The Day , Pet Sounds, Good Vibrations, sono alcuni dei brani eseguiti da Wilson e compagni che in questo periodo con il PET SOUNDS tour sta festeggiando i cinquanta anni del celebre album. Numerosi i momenti di commozione quando la voce di Wilson si rompeva in  brani come God Only Knows, causa del suo sempre più precario stato di salute. 

Wilson ha infatti avuto una vita devastata da droghe e da problemi psichici, causa il rapporto con il padre, fino a che l’attuale moglie lo ha sottratto dallo psichiatra che lo aveva plagiato per riportarlo a nuova vita con un entusiasmante ritorno sulle scene avvenuto nel 2005. A differenza del concerto di qualche mese fa a Londra alla Royal Albert Hall, Wilson è apparso appesantito seppure in buona serata nei parlati e in alcune esecuzioni. Sugli scudi oltre ad Al Jardine (voce solista in Sloop John B)  l’istrionico Blondie Chaplin alla chitarra e voce in Sail on Sailor oltre a  Darian Sahanaja portentoso vocalist in Darlin’ che, insieme al sassofonista Paul Von Mertens, condivide la direzione musicale del gruppo. 

Wilson ha entusiasmato il pubblico presente, letteralmente in delirio con la sequenza finale iniziata da Help Me Ronda e proseguita con Surfin’ Usa, Barbara Ann, Fun Fun Fun con chiusura con la bellissima e toccante Love and Mercy. Tutti sotto al palco ad acclamare questo grande della musica, tanti  i giovani presenti. Il concerto  è stato preceduto nel pomeriggio dalla presentazione del volume  GOOD VIBRATIONS-LA STORIA DEI BEACH BOYS,  scritto per l’Arcana da Aldo Pedron e Roberta Maiorano, uno dei massimi esperti a livello mondiale della leggendaria band californiana. L’incontro avvenuto alla Feltrinelli di Perugia ha fatto seguito ad alcune interessanti presentazioni che hanno visto protagonisti Paolo Fresu e nei giorni successivi Ezio Guaitamacchi che presentava il suo Atlante Rock uscito per i tipi della Hoepli. Guaitamacchi oltre alle già note qualità di giornalista e narratore ha messo in luce una invidiabile capacità alle chitarre (stupende) con le quali si esibisce supportato dalla bravissima Brunella Boschetti  alla voce. 

Sempre all’altezza i Funk Off la marching band italiana diretta da Dario Cecchini. I loro show per le strade di Perugia riscuotono sempre grandissimo successo e sono un appuntamento imprescindibile nella kermesse umbra. Cecchini in questi giorni ha pubblicato TALKING PICTURES con il suo Dario Cecchini Triozone che lo vede affiancato da Guido Zorn al basso e Bernardo Guerra alla batteria.

Grande attesa per l’esibizione di Wayne Shorter, leggendario sassofonista già con Miles Davis e Weather Report. Shorter prossimo agli ottantaquattro anni si è presentato alla guida del suo quartetto nel quale figurano talenti del calibro di John Patitucci al contrabbasso, Brian Blade alla batteria e Danilo Perez al piano. Eccellente il primo set (Zero Gravity, Lotus,Orbits), in cui il quartetto si è esibito senza l’ausilio dell’orchestra da Camera di Perugia  diretta da Clark Rundell, con la quale Shorter ha presentato la sua opera Emanon. Qualche fase di stanca, fraseggi brevi; anche per Shorter nonostante l’ immensa classe, sono parsi evidenti gli anni che passano, che ne fanno rimpiangere il sodalizio con Joe Zawinul.

Serata finale dedicata al Brasile con Stefano Bollani a fare gli onori di casa. Bollani, amatissimo dal pubblico italiano, ha duettato con Hamilton de Holanda  gran virtuoso del bandolim, prima di introdurre quell’autentico gigante della musica brasiliana che è Egberto Gismonti. Sin dal primo brano suonato insieme ( Loro di Gismonti) Bollani ha dovuto dare il meglio di sé per tenere testa alla grande tecnica pianistica del brasiliano, tra l’altro straordinario compositore. Vedere Gismonti è stata una gioia incredibile anche quando ha imbracciato la chitarra a dieci corde. A dire il vero avremmo avuto piacere che la sua presenza venisse maggiormente enfatizzata, trattandosi ripetiamo, di una sorta di leggenda. Ricordiamo ancora come Nana Vasconcelos parlava ammirato della  sua bravura. Poche parole, molta sostanza, così dovrebbe essere un grande musicista, purtroppo, per alcuni italiani sta prendendo il sopravvento la voglia di apparire e una sorta di spirito circense , ma questo è un altro discorso.

Da segnalare il ritorno di Nick The Nightfly , che dopo una breve interruzione, è tornato al festival con i suoi special di Radio Montecarlo. Merito alla sua competenza e professionalità, e a quanto in tanti anni  di carriera ha fatto per divulgare la buona musica intervistando e facendo conoscere al grande pubblico tanti grandissimi artisti. Il suo ritorno è stato apprezzato dal pubblico e da molti dei musicisti presenti . Anche nel mondo del jazz e della musica di qualità, figure come la sua latitano, e per questo il suo ritorno è stato un segnale importante all’interno di un grande Festival come Umbria Jazz per il quale si prevede negli anni a venire un nuovo rinascimento.