Renato Zero ha cambiato pelle un’altra volta: per il debutto di Zerovskij in concerto si è presentato al suo pubblico con un’opera coral-polifonica su testi teatrali scritti dall’artista stesso e da Vincenzo Incenzo. In perfetta controtendenza con Vasco Rossi, ha proposto uno spettacolo minimalista, intimista e sinfonico. Per festeggiare i suoi 50 anni di carriera ha messo alla prova i suoi fan al campo centrale del Foro Italico, dove ha tenuto il primo di cinque concerti in una settimana. L’esperimento è piaciuto ai suoi fan e a Marco Travaglio: «Per una volta niente percussioni, ritmi pop, balli scatenati sui cavalli di battaglia, concessioni ruffiane al pubblico», ha scritto il direttore de Il Fatto Quotidiano.
Ad affascinarlo la scenografia di una vecchia stazione ferroviaria in stile liberty, che gli ha regalato un bel colpo d’occhio. Nella stazione Terra un’orchestra di 61 elementi diretta da Renato Serio. Sul palco sono saliti anche 30 coristi, 20 ballerini e 7 attori che hanno impersonato Adamo, Eva, Tempo, Vita, Morte, Odio e Amore. Due voci fuori campo: la sua e quella di Pino Insegno, che l’ha prestata al Padreterno. C’è stato spazio anche per un video-cameo di Gigi Proietti. Tre ore e mezza di concerto, anzi spettacolo, non travolgente come in passato, perché protagonista di un cambiamento nel quale non c’è spazio per nostalgia e trasgressione.
I sorcini, spiazzati dall’assenza dei suoi brani più famosi, hanno superato l’esame di maturità a cui li ha sottoposti Renato Zero. «Non si discute nemmeno in versione Zerovskij: si ama e basta. E gli si perdona tutto, anche qualche eccesso di buoni sentimenti senza i consueti antidoti della trasgressione e dello sberleffo», spiega Travaglio.