Il 19 agosto 2007, dopo una lunga malattia, moriva Claudio Chieffo. Nonostante la gravità del male che lo aveva colpito, nell’agosto dell’anno prima era riuscito a tenere un memorabile concerto al Meeting di Rimini. Sarebbe stata la sua ultima esibizione prima del ricomparire della malattia, la sua ultima affermazione di amore per la bellezza della vita che non era mai venuta meno neanche nei momenti peggiori. Si riparte da quel concerto, per ricordare i dieci anni dalla sua scomparsa, ma non solo: per riaffermare quanto le canzoni di Chieffo non abbiano perso un’oncia della loro bellezza e della loro importanza. Al Meeting 2017 ci sarà infatti una mostra dedicata a lui, pensata, spiega il figlio Benedetto, «come la possibilità della scoperta di una persona che tutti vorremmo avere come amico. Claudio era sempre disponibile a incontrare le persone e quando lo faceva quella persona diventava per lui la più importante di tutte. Questo spazio vuole permettere lo stesso tipo di incontro personale». 



Attraverso la possibilità di ascoltare tutti i suoi dischi, anche quelli mai ristampati su cd, leggere i testi, vedere immagini della sua vita con un video realizzato appositamente, la mostra conterrà anche due grandi sorprese. La prima è una mini-mostra delle tante fotografie che Claudio scattava, una estensione del suo lavoro di musicista, la seconda il testamento che lasciò ai suoi figli prima di morire, in cui in una frase svela tutto quello che per lui ha significato scrivere: “Queste canzoni sono una grande miniera di pace per me e desidero che lo possano essere per tutti”. Affinché questa miniera non vada dimenticata, in questi tempi di orrori, di morte, di perdita del significato dell’esistenza, questa mostra ci dice anche quello che Luigi Giussani aveva capito sin da subito delle canzoni di Chieffo: “Proprio perché così personali le tue canzoni possono essere di tutti”.



Il Meeting era un luogo importante per Claudio: cosa vuol dire tornarci con una mostra dedicata a lui?

Il Meeting è l’evento culturale in cui si manifesta ogni anno la cultura del popolo a cui Claudio apparteneva, quel popolo nato dall’incontro con Giussani. Mio padre era di Forlì, poco distante da Rimini, e sin dagli anni 60 si manifestò un legame profondo.

Il Meeting è anche il luogo dove Chieffo tenne tanti concerti e soprattutto il suo ultimo.

Vi ha fatto numerosi concerti, ricordo soltanto quello con Mark Harris appena dopo l’uscita del disco che incisero insieme, ma era anche un luogo di incontri personali. Al Meeting conobbe David Horowitz, ad esempio, incontro dal quale è nato il disco Come la rosa, che Claudio considerava uno dei suoi più importanti. E naturalmente qui tenne il suo ultimo concerto. 



Come è strutturata la mostra?

Vuole essere una occasione per riscoprire la statura umana e artistica di Claudio Chieffo. La maggior parte delle persone conosce le sue canzoni perché in un momento o nell’altro della propria vita le ha cantate, ma non conosce l’artista. La mostra vuole essere un modo discreto di entrare nello studio di mio padre. La struttura architettonica è la cassa armonica di una chitarra suo strumento per eccellenza mentre sulle pareti esterne è srotolata la sua vita attraverso le pagine delle sue agende, che insieme alla chitarra aveva sempre con sé. Qui vi segnava i compiti in classe o i suoi impegni di insegnante, i concerti, ma soprattutto le prime bozze delle canzoni, i versi che gli venivano in mente e su cui lavorava. Ci sarà la possibilità di vedere il quaderno dell’artista.

Credo che particolare interesse susciterà la mostra fotografica, quasi nessuno sapeva di questo suo amore per la fotografia.

Era un altro modo di indagare la realtà. Come un tentativo di contemplare e abbracciare tutto. Ne abbiamo potute mettere solo alcune per motivi di spazio, ma stiamo già pensando a una mostra completa delle sue foto. Che siano paesaggi o che siano volti era come se venisse colpito dal mistero che c’è dentro ogni aspetto della realtà e cercasse di catturarlo attraverso la fotografia come faceva attraverso una canzone. La passione di Claudio per la fotografia attraversa un ventennio. Dalle levatacce  per catturare la luce dell’alba sui casolari abbandonati che simboleggiano la continua ricerca della Casa in cui tornare, ai pomeriggi di caritativa con gli amici della comunità, ai servizi fotografici veri e propri regalati ad amici e per i quali scovare scenari apocalittici e poetici, quello di Claudio per la fotografia fu un amore che arse forte.

I visitatori saranno persone che sono cresciute con lui, magari in cerca di un po’ di nostalgia, ma anche giovani. Come pensi che questi ultimi impatteranno con la sua figura?

Il pubblico che viene al Meeting è fatto di persone interessate a quello che viene proposto. Molti ragazzi già cantano le sue canzoni e ne rimangono colpiti, lo vedo da quello che mi scrivono. L’impatto sarà la scoperta di una persona che tutti vorremmo avere come amico. Claudio era sempre disponibile a incontrare e quando lo faceva quella persona diventava la più importante, questo spazio vuole permettere lo stesso tipo di incontro personale. 

Ci sarà poi un video contenente materiale inedito.

Permetterà di vedere Claudio come suona e come si muove, spezzoni di concerti e momenti intimi che regalava agli amici, in vacanza per poche persone piuttosto che in teatro. La possibilità di avere l’incontro più fisico che si possa avere con lui oggi.

Tu hai inciso un disco di sue canzoni, “He is Here”. Con che criterio le hai scelte?

La scelta delle canzoni è stata determinata da due fattori. Incidere quello che lui non aveva potuto mettere su disco e il desiderio di rendere pubbliche canzoni meno note ma altrettanto significative. Canzoni piene di struggimento e nostalgia di uno sguardo visto che non può essere cancellato, uno sguardo che si vuole ritrovare. È stato anche il mio bisogno di approfondire il rapporto con lui come è stato questa mostra, e al tempo stesso la voglia che queste canzoni che non hanno mai avuto un grande sostegno possano essere conosciute. Come dice Claudio, nel suo testamento che sarà presente nella mostra, queste canzoni sono una grande miniera di pace per me e desidero che lo possano essere per tutti.

Martedì 22 ti esibirai in concerto, che tipo di spettacolo sarà?

Non ha una impostazione cronologica, sono canzoni per me importanti alcune da ascoltare altre da cantare insieme. Canzoni nate dalla sua vita così  personali che, come disse Luigi Giussani, proprio perché così personali possono essere di tutti. Di un popolo di cui non bisogna avere il tesserino. Con me ci saranno gli amici con cui ho inciso. il mio disco.

Dopo il Meeting questa mostra sarà disponibile per altri momenti?

Certamente si potrà portare ovunque ci sia il desiderio di incontrare Claudio Chieffo.

Al Meeting sarà in vendita anche un cofanetto live, di Claudio, che cosa conterrà?

È la prima raccolta dal vivo di sue esibizioni, da quelle dei primissimi anni 70 alle più recenti, un doppio cd e anche un dvd che conterrà molto altro materiale rispetto al video che si vede nella mostra. Si intitola “A tutti parlo di te”.

Tutto questo materiale e la mostra deve essere stato un bell’impegno economico. Come è stato possibile farcela?

Ci hanno aiutato tanti amici conosciuti e sconosciuti che hanno offerto il loro aiuto economico, a cui va un grande grazie ed alcuni sponsor altrettanto affezionati (tra gli altri, Illumia, Nier Ingegneria, Stc Group, Aslam cooperativa sociale e Aedes).

(Paolo Vites)