E’ morto a 79 anni Giovanni “Nanni” Svampa, padre fondatore della band comica I Gufi e raffinato interprete della canzone popolare milanese. Nato nel capoluogo lombardo il 28 febbraio 1938, nel quartiere di Porta Venezia, si era laureato alla Bocconi prima di divenire portavoce della canzone popolare lombarda mixando la comicità alla satira politica e sociale. Svampa è deceduto ieri sera a Varese lasciando con la sua morte un inestimabile patrimonio di cultura popolare ed insieme genialità, senza mai sfociare nel volgare ma restando al tempo stesso sempre raffinato ed attuale. Sul palcoscenico portava le sue esperienze, ma anche l’amore per l’arte e lo spettacolo in un tripudio di personalità. Ad affascinarlo da sempre fu l’intera tradizione popolare lombarda con un occhio di riguardo alla canzone, di cui si rese uno dei massimi rappresentanti.
LA NASCITA DE I GUFI, LO SCIOGLIMENTO E LA CARRIERA DA SOLISTA
Nanni Svampa fece il suo debutto nel 1959 alla Bocconi di Milano, dove studiava Economia e Commercio. Dopo la laurea, nel 1964 fonda il mitico gruppo di cabaret I Gufi insieme a Lino Patruno, Roberto Brivio e Gianni Magni. Nel suo lungo curriculum artistico segnaliamo anche la sua esperienza al Piccolo Teatro di Milano, dove fu autore, regista e interprete di due spettacoli basati sulla canzone milanese. A lui si deve la traduzione delle canzoni di Georges Brassens in lingua milanese. Un cantautore francese che lo stesso Svampa stimava al punto da definirlo “il più grande poeta e umorista della canzone nel XX secolo”. I Gufi però, ebbero breve vita: il gruppo si sciolse nel 1969 e da allora prese il via la carriera da solista di Nanni Svampa il quale per tutto il decennio successivo, insieme Franca Mazzola e Lino Patruno si esibì nei teatri non solo lombardi. Tra i suoi spettacoli di cabaret satirici più importanti, quello basato sul referendum a favore del divorzio, nel 1974, dal titolo “XI non abrogare”. Sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Milano e poi in tutta Italia portò tra il 1974 ed il 1975 la commedia musicale “Pellegrin che vai a Roma” di cui era co-autore e co-protagonista. L’amore per la canzone e la tradizione milanese lombarda portò Svampa a tenere varie lezioni-concerto sull’argomento. Dopo una lunga carriera però il Gufo “cantastorie” decise di lasciare il passo ai giovani perché, come dichiarò lui stesso, “me l’hanno ordinato i cardiologi – mi hanno detto: ‘non cantare più, non puoi affrontare lo stress e la fatica di un concerto'”.