Mogol contro Lucio Battisti. E’ una guerra che dura anni e che comincia a fare i primi “morti”. Ma prima di addentrarsi in conti economici e bilanci aziendali, va anche detto che si tratta di una guerra per la libertà artistica e di espressione, nel caso quella di Lucio Battisti, il grandissimo artista scomparso alla fine degli anni 90. Da quando è morto l’erede ufficiale del patrimonio musicale di Battisti, la vedova Grazia Letizia Veronesi ha chiuso sempre di più i “rubinetti” arrivando a decisioni imbarazzanti che hanno avuto l’unico risultato di impedire alle masse e alle nuove generazioni di godere del lascito musicale di Battisti. Si è cominciato vietando di avvicinarsi alla tomba dell’artista, si è continuato impedendo i festival per ricordare le sue canzoni vietandone l’uso e si è continuato impedendo la ristampa dei suoi dischi. e di tanto materiale inedito, soprattutto filmati. Una protezione gelosa dell’uomo-cantante che fa pensare a una custodia morbosa e a una gelosia insensata, perché comunque di personaggio pubblico si tratta essendo un artista, la cui proprietà non dovrebbe essere di nessuno. Certo, ben vengano le scelte oculate che impediscono, a differenza di quanto fanno quasi tutti, di svendere le canzoni per banali e squallidi spot pubblicitari televisivi, ma qua la storia è un’altra.



Contro questa prigionia del cadavere di Lucio si è mosso per forza di cose l’autore dei suoi testi, Mogol, che ha intentato da anni una causa alla società che detiene i diritti di Battisti, l’Acqua Azzurra srl “per aver ostacolato lo sfruttamento commerciale del repertorio Mogol/Battisti”. E il paroliere ha dato una bella speronata al transatlantico della vedova, tanto da mandare in rosso la società che adesso annuncia la liquidazione. Nella sentenza di primo grado del luglio del 2016 il tribunale ha accolto in parte le richieste di Mogol, otto milioni di euro di diritti, condannando Acqua Azzurra a pagarne 2 milioni e 651mila. In attesa della sentenza di appello Rapetti ha fatto richiesta di pignoramento die beni della società, bloccando le sue disponibilità liquide, 1,2 milioni di euro. E nell’assemblea di bilancio della società si legge che  e disponibilità finanziarie della società si sono pressochè azzerate e i flussi di cassa maturandi presso la Siae sono oggetto di pignoramento da parte di Mogol. Il che significa, forse, che per sopravvivere la vedova dovrà accettare adesso di aprire i cassetti di casa, permettere le ristampe rimasterizzate dei suoi dischi e magari anche la pubblicazione del materiale inedito e rinunciare alle sue ossessive pretese verso chi si azzarda a cantare le canzoni del marito.

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