L’8 settembre 2017 Luciano Ligabue è tornato sul luogo del delitto, ossia in concerto al Forum di Assago (MI) dove lo scorso 14 marzo aveva dovuto forzatamente interrompere la serie di concerti del Made in Italy tour, a seguito di un serio problema alle corde vocali. Dopo l’operazione, andata bene fortunatamente, tutti i concerti sono stati riprogrammati e verranno via via recuperati nelle prossime settimane.
E’ la prima di due serate consecutive (venerdì e sabato) e il palazzetto è pieno in ogni ordine di posto. Sebbene il pubblico sia formato in larga parte da fan storici che probabilmente hanno già visto decine di esibizioni del nostro, l’atmosfera è senza dubbio particolare per la situazione appena descritta.
Alle 21:15 in punto le luci si spengono e i musicisti salgono sul palco, con Luciano per ultimo naturalmente. La band è ormai collaudata da diverso tempo: il più fedele collaboratore di Ligabue è Federico Poggipollini alla chitarra e ai cori; l’altro chitarrista è l’altrettanto storico Max Cottafavi che aveva suonato nei primi album ed è stato recentemente richiamato a bordo. Ma il vero direttore musicale sembra essere Luciano Luisi che è sulla plancia di comando e armeggia alla grande su tutte le tastiere: piano, organo etc.
Poi ci sono il batterista americano Michael Urbano, Davide Pezzin al basso e novità anche una sezione fiati con tromba, sax e quant’altro (in perfetto stile ultima E Street Band).
A partire dal look, Ligabue sembra tornato in gran forma: jeans attillati, T-shirt nera personalizzata Johnny Cash e gilet di ordinanza. L’impatto sonoro è notevole, anche grazie alla location chiusa di medie dimensioni. Anche l’occhio è appagato grazie a schermi giganti che trasmettono filmati, effetti vari e un’ottima regia live con riprese su tutta la band. Prima buona notizia: la voce di Luciano c’è, il dubbio inconsciamente fra il pubblico c’era. Secondo: la scaletta è sapientemente miscelata. Ci sono diversi brani dell’ultimo concept album Made in Italy ma questo non viene eseguito per intero come si ipotizzava la scorsa primavera. In effetti, come capita spesso ad artisti sulla scena da decenni, il repertorio del primo periodo ha un livello qualitativo difficilmente superabile pertanto tutti aspettano i classici, pur apprezzando anche le ultime produzioni.
Nel periodo di convalescenza dopo l’operazione, il Ligabue regista cinematografico ne ha approfittato per girare il suo terzo film intitolato anch’esso Made in Italy e durante il concerto ne vengono proiettati alcuni spezzoni in anteprima. L’atmosfera sembra la stessa del suo primo lungometraggio, il bellissimo Radiofreccia e anche il protagonista è ancora una volta Stefano Accorsi.
Tornando al concerto, i brani nuovi scorrono veloci (G come giungla, E’ venerdì, la title track Made in Italy e altre) ma i boati più forti dal pubblico arrivano sempre per i classici degli anni 90. C’è spazio anche per il “momento acustico” in mezzo al pubblico, ricordando proprio un’abitudine dei primissimi live nei club più sgangherati d’Italia. Immancabile anche l’esecuzione per sola chitarra (una stupenda Gibson arancione) e voce di Sogni di rock and roll, vero e proprio manifesto programmatico del nostro.
In chiusura del set regolare arrivano due autentiche bombe: Balliamo sul mondo e Fra palco e realtà (la mente torna al primo San Siro nel 1996).
Dopo una breve pausa, solo due bis: l’immancabile Certe Notti cantata in coro da tutto il pubblico e la conclusiva Urlando contro il cielo, altra canzone simbolo perché sempre in scaletta da quando è stata pubblicata fino a oggi.
Alla fine sono due ore esatte di spettacolo, inclusi i bis: onestamente ci aspettavamo qualcosa in più come durata (magari è una prescrizione dei medici…) ma sulla qualità dello show non si può dire proprio nulla. Ligabue è bravo: ha un gusto musicale indubbio, i riferimenti sono ovviamente il meglio del classic rock anglo-americano e i testi sono nettamente sopra la media di quando si ascolta oggi in giro (almeno in Italia). Inoltre ha un repertorio che, dopo oltre 25 anni di dischi pubblicati, è davvero importante; tanto che sono rimaste fuori, almeno per stasera, perle come Sulla mia Strada, Una vita da Mediano o chicche come I duri hanno due cuori e altre.
Solo in alcuni rari momenti la voce del nostro si sentiva meno nitida del solito, forse a causa di qualche problema tecnico nell’impianto di amplificazione.
A fine concerto si accendono subito le luci ma i musicisti non scappano via anzi salutano il pubblico con grandi strette di mano, Luciano in primis ma anche lo storico manager Claudio Maioli, vero deus ex machina di tutta l’organizzazione made in Correggio.
(Manlio Di Giovanni)