Le cronache di questi giorni trattano diffusamente di una complessa vicenda artistico-giudiziaria relativa alla mostra su Modigliani tenuta a Genova sino al 16 luglio scoro: 20 quadri sono stati sequestrati in quanto se ne contesta l’autenticità. Alcuni sarebbero dei ‘falsi d’autore’: imitazioni fatte da colleghi od allievi del pittore.



C’è un forte nesso tra la vertenza e le indagini in corso con il Festival Pergolesi Spontini (7 agosto-17 settembre) che, giunto piano piano alla diciassettesima edizione (quando è nato molti pensavano che sarebbe sopravvissuto solo alcuni anni), è dedicato al ‘Falso d’Autore’ (musiche, poesie, testi, attribuiti ad un autore ma in effetti opera – spesso di grande qualità di altri). Il Festival ha il proprio centro a Jesi, patria di Pergolesi e Spontini (a cui è dedicato), ma si dipana in varie  città e cittadine delle Marche.



Il suo punto di maggiore attrattiva è stata la prima esecuzione assoluta, venerdì 8 settembre alle ore 21 al Teatro Pergolesi di Jesi, per l’opera in un atto “Il colore del sole”, liberamente tratta dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri, con la musica di Lucio Gregoretti: al centro della vicenda è il diario di Caravaggio, che Camilleri dichiara aver avuto tra le mani in circostanze misteriose e da cui ha tratto alcune, preziose pagine.  L’opera è coprodotta con il Teatro Luciano Pavarotti di Modena dove sarà in scena in ottobre ed è stata realizzata in collaborazione con il complesso Roma Sinfonietta e l’Accademia d’Arte Lirica di Osimo. Camilleri ha compiuto 94 anni due giorni prima il debutto del lavoro.



Nell’opera, si ricostruisce uno dei periodi più oscuri e burrascosi della vita di Caravaggio, quello da lui trascorso tra Napoli, Malta e la Sicilia tra il 1606 ed il 1608. Sul pittore, inseguito sia dalle guardie del Papa e dell’Ordine di Malta, pende infatti una condanna alla decapitazione per l’omicidio di Ranuccio Tommasoni, avvenuto a causa di una discussione sorta durante una partita al gioco della pallacorda. L’artista è un uomo in fuga, perseguitato da mille ossessioni (tra cui il sogno ricorrente di un cane feroce che tenta di assalirlo) e condizionato da una sorta di fotofobia, probabilmente di natura psicosomatica, che lo costringe a vedere ‘il sole nero’ e a vivere le sue giornate come in una eclissi di sole permanente.

Direttore de “Il colore del sole” è Gabriele Bonolis sul podio dell’Ensemble Roma Sinfonietta; regia, scene, drammaturgia video sono di Cristian Taraborrelli, costumi di Angela Buscemi, video Fabio Massimo Iaquone, light designer Alessandro Carletti. Nel cast figurano l’attore Massimo Odierna, ed un gruppo di giovani cantanti: Cristina Neri, Anastasia Pirogova, Daniele Adriani, Renzo Ran, Claudia Nicole Calabrese, Natsuko Kita, Jaime Canto Navarro, Carlo Feola.

La messa in scena prende il via da videointervista di Ugo Gregoretti ad Andrea Camilleri, lo scrittore narra la genesi del suo libro “Il colore del sole” e le circostanze misteriose in cui sostiene di essere venuto a contatto con il diario autografo di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Al centro del lavoro c’è la seconda parte del romanzo, che riguarda il finto diario di Caravaggio, in cui l’autore gioca sul concetto di falso e di finto”.

 L’aspetto  più interessante del lavoro è quello musicale. L’organico è costituito da un attore, e da un doppio coro di voci soliste che amplifica e sottolinea l’umanità tormentata di Caravaggio. Aggiunge Gregoretti: Le voci sono usate alternativamente come soliste, come evocative di personaggi autentici o simbolici, tutte voci interiori di Caravaggio, ovvero come coro, utilizzato principalmente in modo onomatopeico, come un’estensione degli strumenti, che a volte sviluppa brevi frammenti di testo in forma madrigalistica ma non ha quasi mai una funzione narrativa vera e propria. Il coro serve soprattutto a stabilire la cifra sonora tipica della musica polifonica rinascimentale e barocca. Pur trattandosi di musica interamente nuova, la scrittura musicale del coro farà comunque a volte riferimento a moduli antichi, richiamando qua e là in maniera straniata la musica dell’epoca, come il testo ne evoca il linguaggio verbale.

Nella messa in scena, dove si alternano canto, recitazione e video, il regista Cristian Taraborrelli immagina un percorso  che trae ispirazione da molteplici universi: quello musicale evocato dal compositore Lucio Gregoretti; quello letterario suggerito dalle pagine di Andrea Camilleri, diario di un Caravaggio perso in un mondo drammaticamente illuminato dove i “falsi” accadimenti diventano poeticamente autentici; quello pittorico di Caravaggio che anima, illumina, oscura momenti di vita e passioni nel racconto. Ecco che nel video Caravaggio si agita in spazi mentali, dove le proporzioni sono alterate e dove è facile perdersi oltre la linea dell’orizzonte”.

Leggermente monotono il lungo monologo di Caravaggio/Massimo Odierna. Di livello i giovani cantanti (in gran misura provenienti dall’Accademia d’Arte Lirica di Osimo). Professionale e buona come sempre Roma Sinfonietta guidata da Gabriele Bonolis.

Come tutte le opere nuove, con un tocco sperimentale gli auguriamo di circuitare e di venire affinata da ripresa a ripresa.