Tra l’ottantina di concerti al Festival Enescu (erano presenti le maggiori orchestre sinfoniche ed i più noti ensemble cameristici del mondo) ne ho scelti due che coincidevano con il mio soggiorno nella capitale romena. Il primo nello splendido auditorium (di piccole dimensioni) costruito a fine Ottocento ed un vero gioiello della città, Il secondo nella enorme sala di concerti probabilmente edificata per riunioni politiche, come i congressi dei partiti, che, adattata a luogo di spettacolo, contiene quattro mila spettatori.



Si svolgevano nella stessa data, 14 settembre. Il primo con inizio alle 16,30, il secondo alle 19,30. Ambedue sold out ossia esauriti. Nel primo suonava la London Philarmonica diretta da Vladimir Ashkenazy con Micheal Barenboim (uno dei figli di Daniel) come solista al violino. Nel secondo la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly con David Garrett al violino. Nel secondo non solo i quattromila posti della Sala Palatului erano stipati ma erano stati ammessi spettatori in piedi ed accovacciati tra i gradini delle poltrone. Brani essenzialmente del repertorio russo, Prokof’ev,  Tchaikovsky e Šostakovic. Interessante ascoltare la stessa serata la decima e la dodicesima sinfonia di Šostakovic, la prima un’esaltazione di gioia per la morte di Stalin, la seconda un ricordo di Lenin (nei suoi aspetti migliori).



Andiamo con ordine. Il primo concerto per violino e orchestra  fa parte della grande letteratura concertistica per violino del Novecento. Iniziato nel drammatico 1917, portato a termine in pochi mesi, viene eseguito per la prima volta nel 1923 a Parigi , dopo l’espatrio del compositore. Contiene un’unica novità formale: l’inversione dei primi due movimenti rispetto alla struttura formale. Ashkenazy ed il giovane Barenboim ne hanno offerto una lettura appassionata dando risalto al crescendo che sfocia in un fortissimo in cui il solista riprende la parte iniziale ed i legni il cantabile in apertura del ‘ moderato’ . Al termine della prima parte, Micheal Barenboim, a richiesta del pubblico, ha eseguito tre bis  di pura bravura delle letteratura solistica di inizio Ottocento.



La ‘decima’ di Šostakovic ha una collazione storica precisa. E’ stata composta subito dopo la morte di Stalin (5 marzo 1953) ed ha avuto la prima esecuzione il 17 dicembre dello stesso anno in quella che allora si chiamava Leningrado ed era la città più amata del compositore, Ashkenazy e l’orchestra ne hanno sottolineato l’architettura grandiosa ed i toni trionfali, nonché il segno della definitiva autoaffermazione del musicista ed il suo alto raggiungimento in campo sinfonico. Molti romeni in sala hanno probabilmente avvertito sentimenti analoghi da loro avvertiti alla fine di Ceausescu.

Sala con 4000 poltrone stipata  e con posti in piedi. Il concerto era articolato in due parti. La prima era il notissimo concerto in ‘re ‘ per violino ed orchestra Pyotr Ilyich Tchaikovsky. Solista David Garrett, chiamato  cross-over star per gli stili musicali (dal rock, ai Beatles, alla solistica più ardita) che abbraccia. Sul podio Riccardo Chailly. Una struttura classica, tripartita con il primo tempo in forma di sonata ed il terzo bravuristico e brillante, incentrato quasi interamente sul solista. Tre  brevi bis (a forte richiesta del pubblico) e dieci minuti di ovazioni prima dell’intervallo.

La seconda parte era dedicata alla sinfonia n. 12 in ‘re’ ‘L’anno 1917’ di Dmitri Šostakovic, opera rivolta non tanto a celebrare la Rivoluzione d’Ottobre quanto la figura di Lenin. Devo ammettere che la dodicesima non è la sinfonia di Šostakovic che più amo. Come in ogni lavoro celebrativo, ha a mio avviso qualcosa di artefatto. La considero inferiore alla settima sinfonia in ‘do’ ‘Leningrado’ che trasuda di amore di Šostakovic per la sua città, specialmente durante i nove mesi di assedio tedesco. Chailly e la Filarmonica della Scala sono riusciti a farmela apprezzare soprattutto il breve terzo movimento (‘Aurora’ dal nome dell’incrociatore da cui venne sparato il primo colpo di cannone, a salve, contro il Palazzo d’Inverno). Alle ovazioni ed alle richieste di bis, Chailly e l’orchestra hanno risposto con la sinfonia de ‘I Vespri Siciliani’.