A volte basta poco per far nascere il titolo di un disco, parti dall’Italia col Po sotto di te e arrivi in America e ti ritrovi il Mississippi, sembra facile ma dietro questa semplice linea di viaggio se ne nasconde una ben più importante che è quella di una vita fatta di esperienze on the road, incontri, storie e collaborazioni.
Radoslav Lorkovic è un eterno viaggiatore, non solo in senso letterale ma anche musicale.
Croato di nascita, lascia la sua terra con la famiglia quando ha 5 anni, direzione Londra, l’anno dopo si trasferiscono in Minnesota finché quando ha 9 anni si stabilizzano nello Iowa dove abiterà per molto tempo entrando in contatto con un mondo musicale di prim’ordine.
Vero virtuoso del piano e della fisarmonica (quella che usa ha una bellissima storia alle spalle che meriterebbe un articolo a parte), comincia a suonare con Bo Ramsey e con una serie di cantautori tanto grandiosi quanto sconosciuti ai più, vale la pena citare quantomeno Greg Brown, Richard Shindell e Dave Moore. Proprio grazie ad un tour con Dave Moore per promuovere il bellissimo Over My Shoulder arriva per la prima volta in Italia, paese di cui si innamora e in cui ritorna spesso. E’ Carlo Carlini a portarli qui da noi, chi se non lui? Nel suo continuo girovagare e nella sua continua crescita arriva a suonare col mai troppo compianto Jimmy La Fave e addirittura con la grande Odetta.
Del 1990 è il suo primo disco solista in una carriera che, oltre alle citate collaborazioni, vanta una serie di dischi a suo nome tutti di notevole valore.
The Po, The Mississippi è il suo nuovo cd e uno dei suoi migliori.
Un viaggio musicale senza confini, quasi a dare vita tangibile a quanto diceva Woody Guthrie, non c’è una partenza e un arrivo, qui si parte e si gira nell’infinito mondo che è di tutti, è un insieme di culture, quello sì, affrontato con la raffinatezza e l’anima di chi quel mondo l’ha girato in lungo e in largo.
Blue Parade apre il disco, una bella ballata originale impreziosita dal violino di Alice Marini, Tango ‘Till They Sore è una cover di Tom Waits resa in modo assolutamente personale, andamento quasi jazz, un brano che personalmente ho sempre amato. Lorkovic dice che nel 1990 la cassetta di Rain Dogs suonava continuamente nel suo furgone, è facile immaginare come quelle canzoni gli siano rimaste addosso. In genere quando qualcuno fa una cover di Tom Waits parto prevenuto nell’ascolto perché lo considero uno di quegli autori, assieme a Dylan per esempio, quasi impossibili da coverizzare e invece qui ci troviamo di fronte ad una stupenda interpretazione resa in modo originale e con un tappeto sonoro davvero riuscito.
Quattro sono i brani originali e sette sono cover di “lusso” fra cui le notevoli Louisiana 1927 di Randy Newman con un piano da favola, In The Dark With You dal disco di Greg Brown del 1985 a cui dava il titolo, Fishing di Richard Shindell con l’importante contributo di Mary Gauthier, Jeremija cantata in croato, un tradizionale che aveva ascoltato da ragazzino nelle sue terre di origine e che solo moltissimi anni dopo avrebbe riascoltato, inaspettatamente, a Chicago durante un concerto di Goran Bregovic e da qui l’idea di registrarla con una meravigliosa fisarmonica in primo piano. Proprio in questa canzone, scavando bene, si può forse intravedere uno spaccato di mondo dove i confini di cui parlavo prima vengono azzerati dalla bellezza delle tradizioni che si miscelano fino a confluire nel corso di quel fiume che attraversa popoli e anime. La tristezza del testo si sposa con la contrapposizione di un ritmo allegro che rimanda alla musica cajun e quindi torna alla fonte originale della tradizione europea. Bellissimo il cantato croato:
“Ja sam ja, Jeremija
Io sono io, Geremia
prezivam se Krstic
Krstic è il mio cognome
Više kuce trijerica
Dietro la casa l’aia
preko plota udovica,
oltre il recinto la vedova,
služio sam stari kadar
ho servito il vecchio reggimento
artiljerija
di artiglieria”
Quello che colpisce è la profondità e raffinatezza dei suoni, non si cerca mai il virtuosismo, ogni strumento è al completo servizio della canzone e in questo senso hanno un valore inestimabile gli interventi di Andrew Hardin alla chitarra e di Paolo Ercoli al dobro e pedal steel, così come sono preziosi il contrabbasso di Charlie Cinelli e gli interventi di Jono Manson, Jaime Michaels, Shawn Mullins e le già citate Mary Gauthier e Alice Marini.
Radoslav Lorkovic ci presenta un mondo reale, a volte duro e difficoltoso ma anche pieno di speranze dove lo scorrere del fiume, in qualunque luogo, non è solo metafora di vita ma anche l’andamento elegante delle sue canzoni.
Ho volutamente lasciato per ultimi due brani che amo, Mexican Cafe e Cafe In The Rain.
La prima è un brano originale che io conoscevo in quanto era presente in un bootleg (scusa Radoslav per la registrazione abusiva), che immortalava uno di quei primi concerti italiani assieme a Dave Moore. Pare che Carlo Carlini gli chiedesse sempre di eseguirla dal vivo e non è difficile capire il perché ascoltandola nel suo meraviglioso sapore mexican, fa davvero piacere ritrovarla in questo disco.
La seconda è una delle mie canzoni preferite di Jimmy La Fave. L’omaggio all’amico recentemente scomparso è quanto di più toccante potesse fare:
“Pretty girl with a heavy heart
Looking for tomorrow
Not knowing where she should start
First thing you must realize angel
Is true love has no blame
Sad lady
In the cafe in the rain”
Si ascolta con le lacrime agli occhi e quando la musica finisce comunque non resta tristezza ma piuttosto un senso di piacere nell’avere fra le mani un disco così semplice eppure prezioso all’interno del mondo musicale odierno, il tutto dedicato alla memoria di Jimmy La Fave, Carlo Carlini e Franco Ratti.
Da portarsi sempre in macchina, come quella vecchia cassetta di Rain Dogs.
In fondo chi sono i cani randagi? Creature libere che girano senza imposizioni e sono sicuro che dentro possono avere un cuore grande così, come queste canzoni.
(Luca Rovini)