Un concept per vie traverse, mimetizzate, diagonali, che sembra sì fuoriuscito dai temi del disco, un po’ per velleità letteraria un po’ per gioco.  Ma che viaggia per certi versi in parallelo e senza evidenti connessioni con l’ascolto dell’album.  La L’Aura de “Il Contrario dell’Amore”, disco italiano che non t’aspetti del 2017, è tutta in queste antinomie virtuose che portano l’esperienza musicale a un livello superiore, che dall’ascolto aprono alla lettura e al raccoglimento.



C’è quest’album rilasciato a ben dieci anni di distanza dal precedente lungometraggio musicale (in mezzo il solo EP di pop italiano “Sei come me” del 2010), nel quale senza alcuna forzatura la musicista bresciana sforna con insospettabile maestria la sintesi delle differenti anime mostrate nel corso di una dozzina d’anni di carriera.  E c’è questo piccolo libro di racconti (anch’esso intitolato “Il Contrario dell’Amore” con sottotitolo “commedia immaginaria in tre atti”) dove L’Aura – utilizzando e manipolando in maniera lungimirante gli spunti forniti dalle liriche – fa entrare in scena altre storie e protagonisti, soprattutto protagoniste.  Donne “anti-eroine” (nelle sue parole) che spesso incrociano differenti personaggi della letteratura e della canzone.  Così incontriamo una Mary Jane che cita la canzone della Morissette per rivisitare il personaggio tormentato e scomodo della storia di Jack The Ripper.  Una Lucy che gioca con i significati ambigui e controversi della icona beatlesiana per rivendicare la propria sete d’amore come “incoscienza ben precisa”.  E la malinconica Lisa stevensiana che – in una trama che mescola piccoli colpi di scena hitchcockiani con le ragioni e le “irragioni” dei fatti di Gadda – conduce la protagonista, e con essa l’autrice, ad una nuova consapevolezza di quell’amore inseguito disperatamente dalle altre due (“quello che conta veramente è qui, dentro il nostro cuore e davanti ai nostri occhi”).



Il consiglio è quello di gustare la musica e le canzoni per la loro forza ed eterogeneità, per poi ripassarle in questa luce per certi versi approfondita, con i suoi risvolti apparentemente irrazionali e da giallo surreale che alimentano un senso di attesa.  Musicalmente le sezioni del disco riflettono gli intenti del racconto.  Troviamo il selezionato pop anglo-italiano di Cose così, Il pane e il vino e Unfair a far da sfondo all’abisso di Mary Jane.  Le marcette beatlesiane tra svolazzi, music hall e apnee di Another Bad Rainy Day, La meccanica del cuore, I’m An Alcoholic e Quest’estate finirà, ad accompagnare gli incubi maldestri di Lucy e le virate tra ballad romantica, prog e psichedelia di L’amore resta se c’è una fine, The Fear e The Bad Side a rincarare la tensione esistenziale di Lisa.



In definitiva un disco vario e – merce rara a livello nostrano – degno per coesione e suono scintillante delle migliori produzioni del pop e del rock internazionale delle varie decadi, grazie alla splendida direzione del compagno di avventura musicale e di vita Simone Bertolotti. 

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Un percorso artistico e concettuale culminato nello splendido live tenuto da L’Aura lo scorso 20 dicembre in quella che probabilmente rimarrà una delle migliori esperienze concertistiche de La Salumeria della Musica prossima alla chiusura.  L’Aura – coadiuvata sul palco dagli interventi mirati dello stesso Bertolotti che in alcuni brani la sostituisce al piano – guida, dirige e si fa forte dell’accompagnamento di una band maiuscola (Michele Quaini alla chitarra, Andrea Torresani al basso, Emiliano Bassi alla batteria, Andrea Di Cesare al violino) che conferma e aumenta esponenzialmente la qualità musicale dei brani del nuovo album (ne vengono eseguiti nove su dodici).  In perfetta coerenza con quello strano parallelo disco/libro, la scaletta accoglie Mary Jane della Morissette e Lucy in The Sky With Diamonds dei Beatles, mentre curiosamente (ma non troppo) il ventaglio delle canzoni ispirate alla storia di Lisa, non culmina nella Sad Lisa di Stevens, ma nella drammatica ballad a tinte epiche Video Games di Lana Del Rey.  Nel resto della performance, la cantautrice bresciana si fa portavoce di un pop-rock cosmopolita e senza filtri che muovendo dai singoli dell’ultimo album, percorre le gemme art-pop di ieri come Una favola, Demian, Radio Star e Today per arrivare letteralmente a incantare nelle cavalcate gotico-oniriche delle nuove The Fear e The Bad Side.      

Una L’Aura che non teme neppure un interscambio con le giovani dive del nuovo pop che, a giudicare alle esibizioni di Lodovica Comello in Demons in Your Dreams e di Chiara Galiazzo in Today, sembrerebbe voler sfidare se stesso verso nuovi livelli di scrittura e interpretazione.  Staremo a vedere.  Nel frattempo godiamoci un’artista che si può concedere il lusso di di lasciare come sigla finale dello show una L’amore resta se c’è una fine che sigilla – anche sul libro – l’epopea dolorosa di “Sad Lisa”.  Quella che forse più di tutte si mette in cerca della redenzione da quella frattura dell’anima che accomuna le protagoniste.