Chi sono stati i precursori di Bob Dylan e Bruce Springsteen? Ed anche dai cantautori nostrani, da Domenico Modugno a Frabrizio De André, Lucio Dalla, Lucio Battisti, e tanti altri? Gli stessi cantautori non sanno di venire da una stirpe nobile, immortalata da Giuseppe Verdi in una delle sue opere più celebri e più rappresentate e ripresa in tanti film di ‘cappa e spada’ che facevano cassetta negli Anni Cinquanta: I Trovatori. Di essi poco si sa anche se qualche ensemble ne continua la tradizione ‘storica’.
Ad esempio, la sera del 3 settembre 2016 nella Corte d’onore di Castelbellino (un nome che è tutto un programma), piccolo comune nei pressi di Jesi, ho potuto ascoltare le antiche canzoni dei crociati appena giunti in Terra Santa e, nella seconda parte, del concerto i canti all’amore e alla primavera dei trovatori e delle loro donne. Le canzoni erano in parte in lingua d’Oc (quella della transizione dal latino al provenzale) o in tedesco arcaico. Eseguiva l’Ensemble Micrologus di Assisi (Patrizia Bovi, Goffredo degli Esposti, Gabriele Russo, Simone Sorini, Andrea Sorini). Suonavano su strumenti d’epoca o il più possibile simili a quelli di circa mille anni fa. L’amoreggiare era associato alla primavera a ragione di inverni molto rigidi in Germania e anche in parti della Provenza. Il concerto, raffinatissimo e applauditissimo, era il terzo appuntamento della sedicesima edizione del festival Pergolesi Spontini di Jesi (e dintorni). Una manifestazione che si è tenuta grazie alla determinazione di Jesi e dintorni che hanno risposto alla riduzione dei finanziamenti pubblici, con supporto e collaborazioni di privati, e anche di importanti istituzioni ecclesiastiche.
Adesso è appena arrivato nelle libreria quello che è, a mio avviso, il primo manuale che offre un quadro essenziale sui precursori dei cantautori odierni e di colore come l’Ensemble Micrologus di Assisi che, per gli appassionati, ne ripongono lo stile di una lunga epoca in cui si transitava da Medioevo a Rinascimento. E’ il libro di Marcello Sghembri I Trovatori – Musica e Poesia , i primi cantautori della storia (Zecchini Editore, pp. 326, € 33). E’ un volume affascinante, riccamente illustrato con immagini prese da codici dell’epoca (può quindi, essere un libro da regalo) che, in ventidue capitoli, ci illustra le caratteristiche dei trovatori, da tener ben distinti dai giullari, ce ne spiega la poetica, ci conduce per mano tra i vari generi, ci fa capire come è nata quella che ora chiamiamo la canzone, entra nei dettagli delle trascrizioni, delle prassi esecutive. Infine, ci documenta sull’interpretazione moderna di sonorità vocali e strumentali di numerosi secoli fa e fornisce una preziosa, quanto rara, discografia.
La lettura del volume, che può essere anche testo di riferimento a cui ricorrere di volta in volta per meglio ascoltare la musica di quei secoli di transizione da un’epoca ad un’altra, aiuta a comprendere appieno anche i cantautori di questi ultimi sessantenni e raffrontare le loro esperienze artistiche con quelle dei loro precursori. Essenziale, poi, per afferrare il problema della ‘fusione’ tra parola e musica, nodo centrale di tutta le partiture , principalmente di quelle moderne, e già centrale ai Trovatori.
Un libro, quindi, da comprare per sé e per regalare , da leggere e da tenere caro perché sull’argomento anche non credo ce siano altri così ben scritti e così ben documentati.