Abbiamo lasciato Gegé Reitano e i suoi preziosi ricordi nel momento in cui inizia la fulgida carriera di Mino nel mondo della musica leggera italiana, con le canzoni scritte da lui col fratello Franco e sempre con i suoi fratelli a fare da contorno musicale e organizzativo. Lo troviamo all’alba dei ’70 mentre gareggia a Canzonissima con Morandi e Ranieri o tenta di sbancare Sanremo. Il primo vero trionfo è al Disco per l’Estate del 1971: Mino vince la kermesse al casinò di Saint Vincent con “Era il tempo delle more”. Per festeggiare, il giorno dopo il clan Reitano apre le porte del suo villaggio: tutti gli agratesi possono così girare tra le case del villaggio e giocare a pallone con Adriano Celentano, Nicola di Bari e i colleghi venuti a salutare il successo del cantante di Fiumara.



Dicevamo che avete dato “Una ragione di più” a Ornella Vanoni…

Tu hai visto il film della Vanoni? (si riferisce a “Ma che bella sorpresa” con Bisio e Pozzetto, nda). In quel periodo lei era un po’ in difficoltà alla Ariston e non riusciva facilmente a trovare brani da eseguire. Essendo “Una ragione di più” un pezzo molto femminile, i discografici decisero di darlo a lei. Però non tutti sanno che la canzone ha avuto due testi: il primo scritto dall’amico Tonio Licordari e il secondo, quello inciso dalla Vanoni, ha il testo di Franco Califano, in collaborazione con Ornella. 



Passiamo all’incontro con Frank Sinatra, che avviene nella metà degli anni ’70…

Succede perché un nostro cugino emigrato in America era amico di Sinatra. L’incontro avviene a Miami Beach, a capodanno ed è patrocinato da “Sorrisi e Canzoni” che poi fece il servizio fotografico. A Miami andammo io, Mino e il fotografo Egidio Fabbrici che fu entusiasta di poter scattare tutte quelle foto in libertà (in precedenza, per un solo scatto a Sinatra le guardie del corpo gli sequestrarono macchina e rullino, nda). Mino duettò con Frank in un paio di brani; Sinatra fu molto cordiale, ci parlava un po’ in inglese e un po’ in dialetto siciliano.



Con quali altri artisti stranieri avete avuto a che fare?  

Tra i più grandi c’è sicuramente Charles Aznavour, che abbiamo incontrato al Festival di Sanremo nel 1989 e con cui abbiamo stretto una bella amicizia. Mi ha molto colpito la sua recente scomparsa. Anche con Paul Anka avevamo un ottimo rapporto. 

Nella carriera di Mino non ci sono solo canzoni, ma anche alcuni film e un libro…

Mino ha debuttato come attore al cinema in “Tara Poki” in cui cantava anche la canzone portante. In tutto ha fatto sette film. Era molto spontaneo e per questo amato dai registi. Ha fatto anche parecchia televisione, purtroppo negli ultimi anni anche cose che non avrebbe voluto fare. Ad esempio, nelle trasmissioni con Gianni Ippoliti non si trovava a suo agio, ma stava al gioco perché noi lo avevamo spinto a farle, convinti che ogni apparizione avrebbe portato sempre a un nuovo interesse su di lui. Ha pubblicato un libro di notevole successo, “Oh Salvatore”, che ha vinto il premio Bancarella nel 1976.

Musicalmente Mino era poliedrico, se non sbaglio ha scritto anche l’inno dell’Inter e molte canzoni per bambini…  

Mio fratello tifava Reggina, ma anche Inter. Per i nerazzurri nel 1980 compose l’inno “E’ Inter” per festeggiare la vittoria del campionato. La musica era stata composta precedentemente per il film “Lady Football”, interpretato da Mino, e solo successivamente adattata come inno dell’Inter, modificando le parole. Le canzoni per bambini nascono da una richiesta di Mariele Ventre, di cui Mino era molto amico. Nel 1973 vince lo Zecchino d’oro, come autore, con “Sveglia birichina”, brano che ottiene un notevole successo presso i bambini anche nell’interpretazione di Topo Gigio. Ma ne ha scritte molte altre anche dopo.  

La vostra storia si può considerare anche come una vera e propria attività aziendale…

In effetti, sì. Mino era il frontman, aveva sempre la prima idea di una nuova canzone. Franco era il compositore, mentre io ero l’organizzatore di tutto e coordinavo le nostre etichette discografiche. Antonio era il tecnico del suono, sia nei concerti che nella sala di incisione che avevamo allestito nel villaggio. Valentino e Domenico hanno suonato con noi per molti anni. 

A proposito della tua attività di discografico, tra le tue scoperte c’è quella dei Vanadium. Un mondo, quello dell’heavy metal, molto distante dal vostro. Com’è andata?

Sono sempre stato curioso di ascoltare nuova musica e loro in particolare mi piacevano perché avevano qualcosa di speciale, erano dei veri precursori, quindi ho prodotto volentieri il primo 45 giri per la mia etichetta Geyrey. Mascheroni ha adattato anche una decina di canzoni di Mino con uno stile più hard rock che ci piaceva in quel periodo. Con Lio, Zanolini, Tessarin e Pino Scotto ci sentiamo ancora oggi. 

Le tue attività nel mondo dello spettacolo oggi sono tutte dedicate al ricordo di Mino, del quale a gennaio del 2019 ricorre il decimo anniversario della scomparsa…

Ti voglio raccontare un episodio che spiega da solo il mio affetto e la mia riconoscenza per Mino Reitano, al di là della nostra storia e del fatto che eravamo fratelli: io sono vivo grazie a lui! Anni fa ero ricoverato in ospedale, ormai ridotto pelle e ossa: dopo aver fatto tutti gli esami possibili, ancora i medici non riuscivano a capire di cosa si trattasse. Mino venne un giorno a parlare col primario pregandolo di interessarsi direttamente al mio caso. Il medico mi visitò e mi fece fare un’altra volta la broncoscopia, da cui risultò più evidente che si trattava di un tumore ai polmoni in fase ancora trattabile. Così mi sono curato e adesso godo di buona salute. Purtroppo, poco tempo dopo si è ammalato Mino di tumore, ma non è riuscito a salvarsi. Io gli devo la vita e tutto il mio lavoro è dedicato a lui.

Come sarà la decima edizione del tuo memorial dedicato a Mino?

Saranno due edizioni quest’anno: una il 15 gennaio al Teatro Nuovo di Torino e l’altra, quella classica in Calabria, il 27 gennaio al Teatro Cilea di Reggio, sotto la direzione artistica di Franco Fasano. Ci saranno molte sorprese, artisti emergenti, regaleremo tante emozioni. Posso contare sul lavoro dell’associazione “La vita è così” dedicata a Mino. Per la prima volta parteciperà anche mio fratello Antonio, storico sassofonista della nostra orchestra. Consiglio di guardare il sito www.minoreitanomemorial.it         

(Fine)