Ha rappresentato perfettamente l’Italia dei paninari, incarnando la faccia dello sfigato, quello che ci prova con tutte le ragazze senza fortuna, che ha sogni disillusi. E’ forse l’ultimo dei veri cantanti pop italiani, oggi che la musica melodica è sparita e tutti si danno al rap, alla trap e altre musiche preconfezionate con i computer facendo finta di essere poeti del disagio, ma in sostanza senza nulla da dire. Max Pezzali era e resta invece un romantico, che ama la bellezza della vita e ne subisce la jella cantandoci sopra, insomma un nerd. Oggi, dice in una intervista al Fatto quotidiano, “c’è una latitanza di cercatori di talento”. Già, oggi è tutto preconfezionato e costruito a tavolino. C’è un rischio generazionale dice: “Ho un figlio piccolo e per lui esiste solo un mezzo di comunicazione, internet: YouTube per l’audio video, Instagram per il resto”. Ma poi nella musica di oggi, dice ancora, c’è il rischio della sovrabbondanza di offerta che porta a un appiattimento della domanda. “Rischi di avere successo per sei mesi e non avere la possibilità di andare oltre”. Ecco perché fenomeni come la trap, dice, non portano da nessuna parte: “Avendo elementi sonori estremamente riconoscibili e stilemi molto precisi, rischia di diventare la parodia di se stessa”.
MAX PEZZALI: IO E LA TELEVISIONE
Tra quelli che andranno avanti cita Sfera Ebbasta, Ghali. Oggi Max Pezzali, dice, sta lavorando a canzoni nuove ma con tutta calma, mentre in tv fa il giudice di The voice e partecipa come ospite fisso al programma di Fazio: “Sono molto lontano dalla tempistica della tv moderna che ha subito e ancora subisce lo spauracchio della soglia dell’attenzione che dura pochi secondi”. La televisione di oggi? “Il più grande errore è che si vuole imitare la Rete, ma sono linguaggi diversi”. Rifiuta la possibilità di condurre lui un programma: “Non sarei in grado e credo che la televisione oggi abbia bisogno di chi la sa fare”. A proposito di Internet dice che è ora di rendersi conto che nessuno mette a disposizione gratis una tecnologia che costa miliardi. Quando metti una tecnologia così potente nelle mani di tutti se ne perde la coscienza d’uso”.