Era il 22 novembre 1968, 50 anni fa, quando arrivava nei negozi White Album l’attesissimo nuovo disco dei Beatles, dopo la sbornia psichedelica e il successo planetario di Sgt. Pepper’s, pubblicato un anno prima, in piena estate dell’amore. Ma quell’estate era finita presto, il sogno di pace & amore si era rivoltato nelle violenze di strada nei ghetti afro americani, i morti, i palazzi incendiati, la repressione poliziesca. E poi la droga, che dall’innocente spinello era diventata cocaina, Lsd, eroina, insomma quanto basta per uccidere se stessi e il sogno. Chi comprò il nuovo disco dei Fab Four non si rese conto del messaggio implicito che fuoriusciva da quell’opera. Sin dalla copertina totalmente anonima, completamente bianca, che suggeriva una assenza più che una presenza. E poi le foto dei quattro, separate, ognuno per conto suo invece di quel gruppo di amici sempre insieme. Nessuno lo sapeva, forse neanche loro, ma quel disco segnava la fine dei Beatles.



LE CANZONI NATE IN INDIA

Tornati da una lunga residenza in India a seguire la guida spirituale di un santone che poi si sarebbe rivelato il solito truffatore, John, George, Paul e Ringo avevano composto un sacco di canzoni, ma ognuno per conto loro. Era la prima volta e si sente. Se John Lennon sprofondava sempre più in un viaggio onirico e psicologico condito dagli acidi con canzoni strane, piene di ricordi di morte (la madre Julia) come Happiness is a warm gun (la felicità è una pistola calda, inquietante profezia della sua morte) o l’infernale Yer Blues, McCartney cercava di mantenere la sua atmosfera fiabesca e gioiosa con brani come Obladi Oblada, Back in USSR, le acustiche Blackbird e Mother Nature’ Son, tranne esplodere anche lui nel primo brano hard rock della storia, Helter Skelter, canzone in cui il folle Charles Manson credette di trovare un messaggio per lui, che lo avrebbe portato a massacrare degli innocenti, infine George Harrison finalmente esplodeva nel suo genio con il capolavoro While my gustar gently weeps. Un doppio lp addirittura, il loro primo e unico. Ma soprattuto Revolution, in cui i Beatles si tiravano fuori dalle violenze del 68. Per celebrare l’evento, è già uscito nei negozi una edizione superlusso del disco: una nuova versione del White Album, con le 30 tracce dell’album presentate in un nuovo mix stereo e surround 5.1 realizzati dal produttore Giles Martin, figlio di George Martin, e dal mix engineer Sam Okell, affiancate da 27 demo acustiche e 50 versioni alternative, la maggior parte delle quali mai pubblicate prima d’ora.

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