La musica italiana è bella, la canzone italiana è bella, la lingua italiana anche. C’è poco da fare. Certo, l’autentica, vera, tradizionale musica italiana, anche se un po’ contaminata come fa furbamente Andrea Bocelli nell’ultimo disco, come faceva all’inizio carriera, fino a scoprirsi uno dei massimi tenori della storia (sicuramente quello che ha guadagnato più di tutti). Solo così si spiega il successo mondiale del suo ultimo disco, che ha esordito al numero uno della classifica inglese e sta facendo lo stesso in quella americana. Nessun italiano c’era mai riuscito, e se è vero che oggi i dischi si vendono molto meno che in passato, quindi non è difficile arrivare al primo posto delle classifiche, è anche vero che Bocelli vanta circa un miliardo di ascolti su Spotify. Cifre da far impallidire Rolling Stones e Beatles. In realtà c’era riuscito un altro italiano, ma con un singolo: era il lontano 1958 e Domenico Modugno era arrivato al primo posto con il brano Nel blu dipinto di blu, da allora la canzone italiana per eccellenza in tutto il mondo. Una bella canzone, una bellissima voce. E’ la musica italiana, quella napoletana in particolare, la nostra musica, non gli sciommiottamenti rapper che sembrano andare di moda ma che in realtà vendono poco o niente. Se n’è accorto anche Francesco De Gregori che ha appena inciso con la moglie un super classico del genere, Anema e core, una canzone naoletana che descrive l’amore in modo drammatico su una superba melodia. Nostalgia, melanconia, purezza: è questo che la gente vuole.
IL MADE IN ITALY DELLA CANZONE
Alla fine è questo che vuole la gente, non il pop annacquato e facilino di Laura Pausini per capirci. C’è chi dice che mettendo insieme pop con la lirica Bocelli ha raggiunto un pubblico trasversale. Noi pensiamo di no. Agli amanti della lirica, una minoranza, non piacciono le contaminazioni con il repertorio pop, sono tradizionalisti e conservatori. I suoi acquirenti, pensiamo, sono persone semplici, dalla casalinga al direttore d’azienda, dall’autista di bus alla cassiera del supermercato. Desiderano soltanto il bello, e in questa epoca di musica tecnologica, di cantanti preconfezionati la cui voce viene fatta sembrare intonata con l’autotune e poi dal vivo fa schifo, la gente dimostra di desiderare il bello. Ne ha bisogno. Certo, dietro a Bocelli c’è un ufficio marketing potentissimo e abilissimo, quello della Sugar di Caterina Caselli, che lo scoperse anni fa, ma non è certo la presenza in un brano di Ed Sheeran, stellina di quel pop annacquato di cui dicevamo prima, ad aver aiutato Bocelli a fare il botto. Che, a proposito del suo successo mondiale, ama citare una frase di Indro Montanelli: «Come vedo il futuro dell’Italia? È tragico. Ma quello degli italiani è roseo perché ci sarà sempre gente che s’ingegna e si dà da fare». Italiani brava gente, cultori e amanti del bello. Dio sa se ce ne è bisogno in questi tempi tristi dove gli italiani piuttosto sembrano dare il peggio di sé.