C’è chi si dà da fare per i bambini che muoiono di fame e chi lo fa per far crescere gli alberi. Francesca Michelin preferisce l’avocado, frutto molto di moda tra i benestanti del ricco occidente, e collaborando con Treedom, una piattaforma che permette di piantare e seguire lo sviluppo dell’albero, ha permesso di piantare 357 alberi di avocado in Kenya. Questo grazie agli ascolti in streaming del suo ultimo disco “2640”: non devono essere stati molti gli ascolti. «Volevo che “2640” (di cui ora esce un doppio lp arricchito dal nuovo singolo “Femme”, quella “Fotografia” di Carl Brave con anche Fabri Fibra e una versione acustica di “Tropicale”, ndr) non fosse un semplice disco, ma che potesse dare un contributo al pianeta Terra. La gentile Michielin commenta che non “possiamo fregarcene di quello che accade in termini di rispetto dell’ambiente”. Una donna “equosolidale e attenta ai temi della sostenibilità” dice.
COLTIVARE L’AVOCADO FA MALE
Come commenta il Corriere della sera però “Dietro il consumo modaiolo sono nascoste trasformazioni profonde nell’agricoltura dei Paesi di coltivazione. Se tutto diventa avocado si perde la rotazione delle colture; se il prezzo cresce il frutto viene espulso dalla dieta delle popolazioni locali”. Un mezzo disastro insomma. Ma la cantante ha pronte altre risorse per salvare il pianeta Terra: «Ecco perché nella canzone Bolivia faccio il bagno nel guacamole: volevo rappresentare il massimo dello spreco. Il consumo inconsapevole di avocado crea disagi in Bolivia e Perù: si parla di guerra dell’oro verde, ci sono furti e omicidi per colpa di questa moda». Non poteva piantare allora semplici alberi invece che quelli di avocado? Mah, lei dice che mangia solo quello che arriva dall’orto della nonna: Difficile rispettare i principi quando si è in tour…«Difficile anche al ristorante. In questi casi rispetto il ciclo delle stagioni: niente zucca a luglio, niente fragole a dicembre. Ho avuto anche delle fasi vegane, adesso ho reintrodotto la carne in dosi minime e da filiera controllata. Non ho ancora identificato il mio percorso alimentare etico, ma la direzione è questa».