Al Festival di Nuova Consonanza 2018 (11 novembre –  21 dicembre) sono stati presentati, nel quadro dei 22 appuntamenti in cui si è articolata la manifestazione (intitolata La Musica ed il suo Doppio) alcuni interessanti esempi di teatro in musica. Abbiamo parlato dello spettacolo iniziale, la ‘prima romana’ di Trouble in Tahiti di Leonard Bernstein  su questa testata il 13 novembre scorso. Soffermiamoci su altri due: Un Ri-travestimento di Luca Lombardi, tratto dall’opera Faust: un travestimento su testi di Edoardo Sanguineti, di circa trenta anni fa e Fra(m)menti su musiche d György Kurtág e Giulia Lorusso.



Due spettacoli molto differenti. Il primo è un rifacimento in versione di concerto di un lavoro nel 1990 e viene presentato a conclusione del workshop De Musica ovvero ‘La Fabbrica della Creatività’ che è ogni anno un architrave del Festival di Nuova Consonanza. Per Lombardi , che ha studiato in Germania (Paese dove è molto eseguito), il lavoro del 1990 aveva una forte vis politica, anche in quanto composto subito dopo la caduta del muro di Berlino. La mantiene ancora oggi specialmente in una Repubblica Federale Tedesca in cui ci sono pulsioni di revanscismi, xenofobia ed anche antisemitismo.



E’ diviso in tre parti: un assolo di Faust e la canzone della pulce di Mefistofele; la canzone di Greta; la ‘canzonetta moralissima’ di Mefistofele ed un conciso finale. Ci sono citazioni/omaggi alla storia del teatro in musica, dall’accordo di Tristan und Isolde, alla melodia di Marie nel Wozzeck, al brindisi di Cavalleria Rusticana. Il linguaggio resta rigoroso ed eloquente. L’esecuzione è affidata e due pianoforti (Antonello Maio e Giovanni Bietti, che funge anche da narratore per collegare i differenti ‘numeri’), due baritoni (Simone Alberti e Luca Bruno), un soprano (Ronja Weyhenmeyer) ed un contralto (Chiara Osella). Un bello spettacolo che dovrebbe essere ripreso



Per il 18 dicembre era stata annunciata una nuova produzione di Kafka Fragmente di György Kurtág (Leon d’Oro alla carriera della Biennale 2009, sezione musica) di cui abbiamo recensito, sempre su questa testata, Fin de Partie lo scorso novembre in occasione del suo debutto alla Scala.

 

Kafka Fragmente è un’opera compiuta tratta da “frammenti” di lavori di Kafka (i suoi diari, il suo primo romanzo) non da un testo specifico dell’autore boemo. Richiede, per essere eseguita, unicamente un soprano ed una violinista, dura 50 minuti ed è strutturata in otto “scene” e quattro parti. Le quattro parti esprimono i timori ed i tremori del giovane di fronte alla “folla cittadina”, ossia all’avventura nel mondo della vita adulta. E’ immediato il riferimento a “Amerika” (nelle versioni italiane) che, come suggerisce Marco Federico Solari in suo saggio sarebbe meglio  intitolare “Il disperso” quale nell’originale boemo. Le “scene” non vogliono fondali e cartapesta: Kurtág afferma che il luogo adatto per rappresentarla è una qualsiasi strada- “un’opera da strada”. Composta circa 20 anni fa, se ne è avuto un’esecuzione scenica in Francia (Parigi, Strasburgo, Bordeaux, altre città) utilizzando teatri di piccole dimensioni ma con un palcoscenico tradizionale. In Italia è stata vista ed ascoltata alla Sagra Malatestiana a Rimini ed al RomaEuropa Festival in due differenti produzioni.

Per vari problemi organizzativi è stata eseguita solo una parte dei Kafka Fragmente fusa con gli Attila Fragmente dal poeta Attila Jozsef , sempre di Kurtág, e preceduti a mò di introduzione da una breve composizione di Giulia Lorussso (Marginalia) per violino amplificato e nastro magnetico. Lorenzo Gentili Tedesco al violino; Eleonora Claps il soprano Il tutto immerso in una bizzarra magniloquente regia di Cristian Taborreli, video di Fabio Massimo Iaquone, un attore Massimo Odierno e ben cinque ballerine in tenuta da avanspettacolo Altro che ‘opera da strada’ come voleva Kurtág . Un vero pastiche, ma non quali quelli che in epoca barocca metteva in scena Händel. Esperienza da non ripetere.