E’ una telefonata concitata quella tra chi scrive e Claudia Endrigo. Nella mattinata la figlia del grandissimo Sergio, di cui quest’anno ricorrono i cinquant’anni dalla sua vittoria al Festival di Sanremo, aveva espresso la sua amarezza con un post su Facebook per non essere stata invitata alla serata in cui Baglioni e Il Volo avevano omaggiato il padre, con il brano che aveva vinto al festival nel 1968, Canzone per te.
Così al momento del tributo, oltre il danno anche la beffa di non essere stata invitata almeno in quel momento. Invece quando la chiamiamo per parlare di tutto questo, la figlia di Sergio Endrigo è al settimo cielo per la gioia: ha infatti appena saputo che il festival ha deciso di istituire il premio speciale Sergio Endrigo al miglior interprete della manifestazione. Evidentemente, viste anche le proteste sul web, si sono resi conto della gaffe che stavano facendo.
Alla fine la speranza di un tributo a Sergio è stata accolta, sembra.
Sono felicissima, sono davvero contenta per la decisione di aver istituito questo premio alla carriera intitolato a mio papà.
Su Facebook invece avevi scritto tutta la tua amarezza per non essere stata invitata alla serata in cui Baglioni e Il Volo hanno eseguito Canzone per te.
Ero molto addolorata, la rabbia spesso arriva dal dolore che uno prova, non è mai fine a se stessa. Io sono una ottimista per natura e avevo dato per scontato un tributo a mio papà in questo cinquantenario, invece quando ho saputo che non sarebbe stato così ci sono rimasta davvero male.
Hai visto in televisione l’esecuzione di Baglioni e de Il Volo?
No, non ce l’ho fatta. Per la prima volta in vita mia non ho guardato Sanremo e puoi capire il perché. Stavo troppo male.
Certamente, ti capiamo. Parlando un po’ di Sergio adesso, le sue canzoni sono state incise da centinaia di artisti. Penso a Io che amo solo te ad esempio. Secondo te chi l’ha rifatta con lo spirito più vicino a quello originale?
Riproporre un cantautore è sempre molto difficile, ognuno fa suo il pezzo che riprende. Mi piacciono tutte, forse quelle di Baglioni e della Mannoia in questo momento mi vengono in mente di più, ma anche Chiara Civello insieme a Chico Buarque de Hollanda. L’importante è che chi le fa non urli, le canzoni di papà non sono canzoni da urlare.
Al sottoscritto piace molto quella fatta da Enzo Jannacci.
Ah certamente, poi loro due erano grandi amici, Enzo fu il primo pianista di papà, anche lui oggi dimenticato come mio padre.
Sergio è sempre stato indicato come un autore triste, invece uno dei suoi più grandi successi è stato Ci vuole un fiore, disco di canzoni per bambini. Come nacque quel progetto?
Nacque perché io avevo 8 anni e gli dissi che le canzoni per bambini che c’erano non mi piacevano. Allora lui si mise in contatto con il grandissimo poeta Gianni Rodari, via lettera, e così nacque quel disco.
C’è la speranza che vengano pubblicate ristampe dei suoi dischi? Esiste materiale d’archivio inedito?
Purtroppo al momento non c’è nessun progetto, ma come ho detto sono una persona ottimista. Magari con il mio libro (Claudia ha scritto la biografia di Sergio Endrigo pubblicata da Feltrinelli, nda), magari grazie a questo premio qualcosa adesso si muoverà.
A proposito del libro: tu scrivi che Sergio preferiva passare due mesi al mare con la sua famiglia piuttosto che fare spettacoli, era un personaggio che nonostante il successo non voleva farsi stritolare dalla macchina dello spettacolo?
Proprio così. All’apice del successo invece che fare centomila serate lui preferiva passare il tempo con noi, possibilmente al mare, ad esempio Pantelleria che amava tanto.