Sanremo 2018 lo hanno definito tutti o quasi il Festival dei social, ma in realtà chi scorreva i social trovava soprattutto prese in giro e cattiverie sulle canzoni in gara. Non parliamo del povero Baglioni, ammazzato di critiche perché avrebbe trasformato il festival in un suo concerto personale (e chissà quanti soldi ha preso dalla Siae! si è detto). Ma che altro avrebbe dovuto fare un presentatore che è prima di ogni altra cosa un cantante, senza contare che la sua canzone più brutta è più bella di qualunque altra di questo festival. Anzi, meno male che ha cantato tutte le sere, un po’ di buona musica l’abbiamo sentita.



Alla fine della conferenza stampa di chiusura, gentilissimo e disponibile, si è soffermato qualche secondo ai nostri microfoni sottolineando come lui si fosse già occupato di web anni prima che esplodesse come fenomeno, nel brano Chi c’è in ascolto “in cui mi chiedevo il bene e il male delle nuove tecnologie”. Si dichiara appassionato, ma discontinuo: “Due anni fa ho tenuto un diario giornaliero su facebook, ma poi ho smesso, sono discontinuo, magari ricomincerò a farlo”. E a proposito di social ammette di non esserne ossessionato: “Non sono ossessionato dal web, soprattutto dai social”.



Intanto porta a casa il festival di maggior successo degli ultimi vent’anni, il che non è poco visto che fino a oggi avevamo avuto presentatori professionisti. Con il suo garbo (e le sue canzoni) ha sbaragliato tutti. Bravo.

Leggi anche

SPILLO/ Se per riscoprire i Canti Beneventani gli italiani devono andare a New York