“I Matia Bazar sono un’istituzione. Proprio come il Parlamento e la Juventus: restano per sempre, indipendentemente da chi ne indossa la maglia o porta la bandiera. Nuovi giocatori, ma uguale fede: nel calcio sì e nella musica no? Chi l’ha detto? Cambiare componenti è fisiologico, fa bene alla salute dell’arte e della discografia. Logico ci voglia un tempo di assestamento, come nella normale natura e ordine delle cose del mondo, specie per un gruppo contraddistinto in 43 anni da continue diaspore, ritorni e altrettanti lutti. Non capisco perché, se sono i Nomadi, invece, a mutare line-up, nessuno dica niente: se, a farlo, è la band di “Vacanze Romane”, scoppia invece puntualmente un pandemonio ovunque”. 

Lo rivela in esclusiva a ilsussidiario.net Maurizio Scandurra, noto critico musicale, giornalista nonché storico collaboratore strategico, in passato, della band che vinse il Festival di Sanremo 2002 con “Messaggio d’amore”, allora guidata dal “Capitano” Giancarlo Golzi (scomparso nel 2015) con Piero Cassano, Fabio Perversi (dal 1998 a oggi il solo membro storico rimasto) e Silvia Mezzanotte: “Ho seguito e seguo con attenzione l’evoluzione dei commenti che, a livello stampa e social, si susseguono sulla palingenesi del gruppo. Di questi, buona parte sono grammaticalmente e concettualmente inesistenti, come chi li scrive: quindi, passo oltre. Sul resto, invece, ci tengo a fare una puntualizzazione doverosa: un conto è criticare costruttivamente. Diverso invece, anche sotto il profilo meramente giuridico, sparare a zero su tutto e tutti pensando di poter dire senza conseguenza alcuna qualsiasi scemenza, offesa o ingiuria gratuita che passa per la testa: ho visto fans o presunti tali – compresi i famosi e presuntuosi ‘leoni da tastiera’ – piangere lacrime amare in Tribunale per essersi visti pignorare anche il televisore a causa di un commento di troppo o fuori luogo su Facebook, YouTube, Instagram e altri new media equivalenti”, spiega Scandurra. 

Che precisa: “In principio, a lasciare i Matia Bazar, fu Antonella Ruggiero: Laura Valente, che la sostituì, fece il primo concerto ufficiale quale nuova solista del gruppo ad Amsterdam, nel giugno del 1991, all’estero. E, prima che stampa e pubblico la stimassero e riconoscessero pienamente nel ruolo, ci vollero due Sanremo e tanta pazienza. Gli stessi che la guardavano all’inizio con diffidenza – tanto per capire quanta acqua fa il cervello dell’uomo della strada – sono i medesimi che sostennero dieci anni dopo l’impossibilità, per chi le succedette, di prendere il suo posto: ma di che cosa parliamo? Silvia Mezzanotte ebbe di fatto tre volte il successo e la popolarità della Valente – moglie dell’indimenticato Pino Mango –, ed è la cantante targata Matia Bazar più amata e riconosciuta quale frontwoman insieme ad Antonella Ruggiero: questo è un dato di fatto, entrambe fanno una marea di concerti in Italia e all’estero”, fa rilevare Maurizio Scandurra. 

Che riprende nella propria analisi: “Esattamente come accade nella filastrocca di Angelo Branduardi, ‘Alla fiera dell’Est’ venne poi il tempo – durato poco, però – di Roberta Faccani, altra grande voce che lasciò comunque il proprio segno nel cuore e nella storia dei Matia. Tornò, dopo di lei, la stessa Mezzanotte, e fu di nuovo piena Serie A. Oggi, al posto della bella e brava Silvia – siamo impazienti di sentire il suo nuovo singolo in coppia con la mitica Dionne Warwick –, c’è la virtuosa e promettente Luna Dragonieri: bella immagine, estensione pazzesca, freschezza e classe da vendere: insieme ai virtuosi Piero Marras (chitarre), Fiamma Cardani (batteria) e Paola Zadra (basso), oggi guidati dal polistrumentista, tastierista, anima e leader Fabio Perversi. O popolo del web e dei giornali, vogliamo dare a Luna Dragonieri e ai suoi compagni di viaggio il dovuto e giusto tempo di ambientarsi in un ruolo difficilissimo, e lasciare che ogni fiore produca frutto, invece di parlare a vanvera?”.

Conclude Scandurra: “Sono più che certo del fatto che, chi critica oggi, apprezza domani e per sempre. Questa è la storia. Questi sono i fatti. Tale è, infatti, il destino dei Matia, cui tutta Italia deve solo dire grazie per aver scoperto cantanti ognuna strepitose che danno lungo di brutto a tutte le voci femminili di bassa lega attualmente in circolazione. Cari Bazar, siete una perfetta scuola di belcanto che ci allieta le giornate da quasi mezzo secolo. Avanti tutta. Il giudizio appartiene a Dio”.

Roberto Filippetti