Max Gazzè questa volta fa sul serio. Al Festival di Sanremo il cantante e bassista romano (ma cresciuto in Belgio) porterà una canzone romantica e soave, dal titolo stravagante: “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno“. La storia è tratta da un’ antica leggenda pugliese e precisamente del Gargano, su due innamorati. La loro storia d’amore è al centro di un’intricata vicenda che possiamo desumere abbastanza facilmente dal testo dello tesso Gazzè. La canzone, infatti, inizia con un “Tu che ora non temi, ignorane il canto…quel coro ammaliante che irrompe alla mente“. Il riferimento è al canto delle sirene, creature mitologiche che ritroviamo in tantissimi episodi antichi, prima di tutti nell’Odissea di Omero. Pizzomunno, un pirata, aveva resistito al ‘coro ammaliante’ delle sirene: una vera e propria prova di straordinario coraggio per un umile essere umano. Continua la canzone di Gazzè: “E per quanto mulini le braccia oramai non potrai far più niente“. Pizzomunno, per aver resistito all’ammaliante canto delle sirene, vedrà rapita dalle sirene la sua Cristalda: per questo ‘per quanto mulini le braccia (cioè nuoti) non potrà fare più niente per averla.



CENTO ANNI

Max Gazzè ha voluto stupire tutti con questa canzone dal significato profondo e molto romantico. La storia d’amore tra Pizzomunno e Cristalda, comunque, anche se è momentaneamente interrotta dalle sirene, è destinata a vivere per sempre. Andiamo avanti e scopriamo assieme come prosegue questa meravigliosa storia: “Tu guarda quell’onda beffarda che affonda il tuo amore indifeso. Io ti resterò per la vita fedele e se fossero pochi, anche altri cent’anni! Così addolcirai gli inganni delle tue sirene“. Anche in questo caso bisogna contestualizzare. Per questa sua ribellione contro le sirene, Pizzomunno viene pietrificato sullo scoglio del mare dove si trovava. Osserva impotente la sua bella che viene portata via dalle creature mitologiche (Tu guarda quell’onda beffarda che affonda il tuo amore indifeso) ed è destinato, come già detto, ad essere pietrificato. Ma in tutto questo c’è una piccola nota positiva: Pizzomunno e Cristalda potranno rincontrarsi brevemente ogni cento anni ed è per questo che Gazzè canta ‘Io ti resterò per la vita fedele e se fossero pochi, anche altri cent’anni!‘. Quello di Pizzomunno è un amore puro, leale, eterno.



L’AMORE

La punizione di Pizzomunno viene poi ulteriormente sottolineata da Gazzè: “Già avevano in cuore i muscoli tesi del bel pescatore, e all’ennesimo suo rifiuto un giorno fu punito!“. In una sorta di flashback, il romano ci ribadisce cosa è successo nel passato per mettere in evidenza la cosa più importante di tutte: l’amore. L’amore trionfa su tutto, come ci dicono in modo molto chiaro i successivi versi: “Ma io ti aspetterò… io ti aspetterò, fosse anche per cent’anni aspetterò… fosse anche per cent’anni!“. A questa dichiarazione d’amore segue lo straziante rapimento di Cristalda da parte delle sirene: “E allora dal mare salirono insieme alle spiagge di Vieste malvage sirene… Qualcuno le ha viste portare nel fondo Cristalda in catene“. A quel punto il dolore di Pizzomunno è enorme: (“Lui impazzì“) ma anche una punizione come questa non fermerà mai il suo grande amore: “Da allora, gigante di bianco calcare che aspetta tuttora il suo amore rapito e mai più tornato! Ma io ti aspetterò… Fosse anche per cent’anni aspetterò…“. E ogni cento anni l’incontro si ripete, a coronare una storia d’amore drammatica ma eterna. Max Gazzè ha parlato del suo brano a RTL 102.5.