“Un disco di canzoni sentimentali” definisce Francesco Bianconi, leader dei Baustelle, il loro “L’amore e la violenza vol. 2” seguito del precedente lavoro con il medesimo titolo. Rischioso definirsi autori di canzoni sentimentali, ma ovviamente il loro modo di vedere l’amore è molto particolare: “è rivoluzione” dicono. Non mancano poi le dichiarazioni politiche come quando parlano di “Casa Pound e fascistelli” e il paragone, invero scontato e banale, di Trump con Hitler. Con il suo stile da intellettuale del rock, Bianconi spiega cos’è una canzone sentimentale: «Le canzoni d’amore sono politiche in senso alto. Parlare di sentimenti è annullare se stessi, darsi all’altro è già politico. Narrativamente è più complesso e stimolante inserire elementi dal presente come, appunto, Casa Pound e fascistelli». A proposito di chi li ha accusati di plagio (Veronica n. 2 è praticamente identica a Babies dei Pulp, Bianconi spiega essere “un omaggio” alla band inglese di Jarvis Cocker mentre ancora a riguardo delle canzoni sentimentali cita Francesco De Gregori: “La sua La donna cannone è una canzone d’amore che sembra facile invece è insolita” (Agg. Paolo Vites)



CANZONI CONTRO I LUOGHI COMUNI

A pochi giorni dall’uscita del loro nuovo album intitolato “L’amore e la violenza vol.2”, i Baustelle si raccontano spiegando le ragioni che li hanno spinti a parlare di un tema molto trattato in musica e che per questo motivo potrebbe risultare fin troppo banale, l’amore: “Un tema difficilissimo e scivolosissimo, visto che ne cantano e ne scrivono tutti, quindi abbiamo avuto la paura di essere banali. Ma proprio la voglia di scansare il luogo comune è stata tra le molle che ci ha spinto a scrivere queste canzoni”. Quest’assenza di banalità appare soprattutto in alcuni pezzi da loro proposti quali Il Minotauro di Borges, nato dal racconto di uno scrittore argentino o di Eros in agonia, tratto liberamente da un saggio del sudcoreano Byung-Chul-Han. Una scelta non casuale, come precisato dalla stessa band: “È giusto fare fatica quando si ascolta un disco, o in generale quando si gode dell’arte, che sia un quadro, una sinfonia, un libro. È bello cercare i riferimenti che si colgono, fare andare il cervello”. [Agg. di Dorigo Annalisa]



IL PROSSIMO TOUR

Dal 7 aprile, i Baustelle, tornati sulla scena musicale con il nuovo album «L’amore e la violenza vol.2», in uscita il 23 marzo, partiranno in tour per portare la loro musica in giro per l’Italia. Il ritorno live, per una band, è sempre molto atteso. Durante i concerti, infatti, spesso le canzoni, anche nuovissime, vengono riproposte sotto una chiave musicale diversa. E’ quello che accadrà anche alla musica dei Baustelle? A rispondere a tale domanda, ai microfoni di Tv, Sorrisi e Canzoni è proprio la band che anticipa qualcosa su quello che i fans vedranno nei prossimi live. “Dal punto di vista musicale, come strumenti e suono, sarà in linea con il tour dell’anno scorso. Invece dei teatri questa volta torneremo nei nostri amati club; abbiamo avuto un assaggio all’Alcatraz di Milano a settembre e ci piace sempre avere il pubblico in piedi. In teatro è più una sfida”, hanno dichiarato i componenti del gruppo. Ecco tutte le date:



7 aprile – SENIGALLIA – Mamamia

12 aprile – BOLOGNA – Estragon

13 aprile – FONTANETO D’AGOGNA (Novara) – Phenomenon

15 aprile – MILANO – Alcatraz

16 aprile – FIRENZE – Obi Hall

19 aprile – ROMA – Atlantico

20 aprile – NAPOLI – Casa della Musica

22 aprile – TORINO – OGR

27 aprile – PADOVA – Gran Teatro Geox

L’ULTIMA BAND INDIE?

I Baustelle sono tornati con un nuovo album “L’amore e la violenza vol.2 – dodici nuovi pezzi facili” per la gioia di tutti i fans. Legati da un contratto ad una major, i Baustelle sono considerati l’ultima band italiana indie. Nonostante siano sempre legati alle loro origini, i Baustelle hanno abbracciato anche il pop modificando la loro musica. I Baustelle, però, non hanno alcuna intenzione di rinunciare alla propria identità. “Se abbattere il muro fra i mondi significa che l’indie diventa mainstream forse meglio rialzarlo un muretto. Non vorrei che questa sbornia pop sia una scusa per cercare un successo facile”, dichiara il cantante. Da qualche tempo, i Baustelle hanno trovato spazio anche nelle radio, ma ciò non significa rinunciare o dimenticare quella che, finora, è stata la propria identità musicale. Il nuovo album, dunque, rappresenta al tempo stesso una novità, ma anche una conferma di tutto quello che hanno fatto finora (aggiornamento di Stella Dibenedetto).

Ispirati dai Pulp

E’ giusto faticare quando si ascolta un disco? Per i Baustelle sì, la complessità dei testi delle loro canzoni è un vanto: “Trovo sia giusto fare un po’ di fatica quando si ascolta un disco. Mi piace la musica che richiede del lavoro interpretativo da parte di chi l’ascolta. Le cose che richiedono una decodifica sono quelle che resistono nel tempo e rimangono nella storia. La mancanza di fatica interpretativa di un’opera artistica coincide col puro commercio” spiega il leader del gruppo Francesco Bianconi. Che a proposito della musica del nuovo disco “L’amore e la violenza vol.2 – dodici nuovi pezzi facili” (composto per la prima volta durante la tournée) dice esserci riferimenti a gruppi inglesi come Pulp e Blur, alle colonne sonore dei film anni 70, a Gainsbourg e infine anche il progressive. Insomma un gran calderone. Funzionerà? Il gruppo sarà in tour cominciando dal 12 aprile all’Estragon di Bologna e finendo il 27 aprile al Gran Teatro Geox di Padova (Agg. Paolo Vites). 

Bianconi spiega il nuovo disco

A poco più di un anno da “L’amore e la violenza”, il 23 marzo esce il nuovo album dei Baustelle, “L’amore e la violenza vol.2 – dodici nuovi pezzi facili”, già anticipato in radio dal singolo “Veronica, N.2”. Il disco segue il percorso tracciato da quello precedente nel quale erano protagonisti la rabbia e la violenza: “Il mondo immaginario che avevamo pensato per quel disco non si era esaurito nel volume 1. Abbiamo scritto molte delle canzoni durante il tour, come mai prima era successo nella storia dei Baustelle”, hanno raccontato durante la conferenza stampa di presentazione Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini. Per quanto riguarda il sottotitolo “Dodici pezzi facili”, hanno spiegato: “Con un po’ di ironia e provocazione e anche con la citazione di un film con Jack Nicholson (“Cinque pezzi facili”), facciamo riferimento al fatto che è un disco d’amore. E in questo caso li chiamiamo ‘facili’ perché l’amore è il tema più cantato, usato, sentito, codificato”. Il volume 2 presenta una struttura musicale più essenziale, frutto di una scrittura itinerante, a cui sono stati aggiunti di sintetizzatori per creare una continuità con il lavoro precedente.

L’amore è il sacrifcio dell’io

I Baustelle, quindi, tornano a cantare l’amore, o meglio, la loro versione dell’amore: “Non credo nella concezione di amore salvifico. Per me con l’amore, nella migliore delle ipotesi, ci scappa il morto. È il sacrificio dell’io, l’annullamento del sé per l’adesione ad un oggetto altro. L’amore è negativo, parte da una negazione. Per me l’amore è negativo, sporco, distruttore”, ha precisato Francesco Bianconi. Per il gruppo fi Montepulciano l’amore è qualcosa di fisico, come testimoniano i brani del disco (da “Violenza” a “Il Minotauro di Borges”, da “Jesse James e Billy Kid” a “Perdere Giovanna): “C’è sempre una guerra dentro un grande amore e se capita che, una volta finito un amore, restano solo rancori, capita anche di poterci mettere una pietra sopra, in senso positivo e di pace”. Il nuovo disco darà il via anche a un tour che inizierà il 7 al Mammaria di Senigallia e si concluderà il 27 aprile al Gran Teatro Geox di Padova.