Un inedito è una canzone mai udita eppure straordinariamente attuale: per lo speciale dei 15 anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber, la scelta della Fondazione diretta dalla figlia Dalia è andata incontro alla proposta dell’amico Ivano Fossati che voleva trovare un modo per ricordare al meglio la memoria e l’eredità del più grande cantautore forse della storia italiana. «L’idea di questo album  è nata in una scuola di Genova dove abitualmente incontro gli studenti e, arrivando a trattare Gaber, mi sono accorto che tutti avevano una grande considerazione dell’artista. Però, interrogati su quali canzoni ricordassero, pochi sapevano rispondere. Così, l’idea di mettere a loro disposizione una raccolta ha cominciato a prendere forma. Cosa inserire del vasto repertorio è stato un dilemma che ha preso il suo tempo. Una cosa però avevo chiaro in testa: nessuna divisione tra il Gaber degli esordi, quello delle canzoni, e il Gaber che nel 1970 esordisce nel Teatro Canzone con Il signor G», racconta Fossati dal Teatro Lirico (qui sotto la presentazione e la novità della raccolta “Le donne di ora”. Una scelta attuale, una raccolta attuale e una canzone – “Le donne di ora” – seppur inedita e scritta nel 2002 anch’essa tremendamente attuale. Del resto, attuale e “compagno” è lo steso Signor G che non smette di stupire neanche a 15 anni dalla sua dipartita in Cielo.. 



“LE DONNE DI ORA”, L’INEDITO DI GABER

Uscirà il 27 marzo prossimo – con tanto di presentazione al Piccolo di Milano con Ivano Fossati e Massimo Bernardini – il nuovo album (postumo) di Giorgio Gaber: senza “sbrodolarsi” nei possibili epiteti da “affibbiare” al più geniale autore della storia musicale italiana, il nuovo progetto curato dal cantautore genovese amico di Gaber nei suoi ultimi anni di carriera ha un sapore particolare. Si inserisce infatti con il titolo “Le donne di ora” (è il nome dell’inedito scritto e cantato da Gaber ad un anno dalla sua morte, nel 2002) nel complicato, iper-abusato e difficile rapporto tra uomo e donna: «Mi sono chiesto perché Giorgio non l’avesse messa nel disco, e ho pensato che non gli piacesse. Poi ho scoperto che voleva addirittura farne un singolo. E ho capito: non gli piaceva l’arrangiamento che ne avevano fatto, qualcosa nella struttura non funzionava: troppa introduzione, qualche lungaggine, qualche ripetizione poco utile», ha raccontato oggi nel cantiere del Teatro Lirico Fossati (che qualche anno fa come Guccini ha deciso di smettere con la carriera di cantante). Nella presentazione, l’autore ligure ha voluto sottolineare come il nuovo concept album racconti un Gaber “tascabile”, «per far conoscere le sue canzoni ai giovani di oggi, che ne intuiscono la grandezza ma ne ignorano la produzione». Oltre a “Le donne di ora” presenti e rifrangiate meravigliosamente anche i grandi pezzi d’esordio del Signor G – “Ciao ti dirò” (1958), “Porta Romana”, “La ballata del Cerutti”, “Le strade di notte” – ma anche i titoli più interessanti e di attualità spaventosa del suo teatrocanzone, “Il conformista” o la commovente “L’illogica allegria”. IN tutto sono 14 brani tutti da riscoprire e risentire “rinnovati” a partire dal prossimo 27 febbraio.



IL TEATRO LIRICO VERRÀ INTITOLATO AL SIGNOR G

Il Teatro Lirico è in rifacimento dopo anni di chiusura e di lascito quasi in disuso: oggi però, con la pre-presentazione di Fossati del disco di Gaber si dà inizio ad nuovo corso per uno dei teatri protagonisti della scena milanese e italiana negli scorsi decenni. Verrà intitolato a chi proprio in quelle sale permise a migliaia di spettatori di riscoprirsi uomini, donne, o più semplicemente persone, nell’ascoltare quei brani che troppo spesso vengono banalizzati e deprivati del loro valore. Sarà ovviamente dedicato e intitolato a Giorgio Gaber, come avrete intuito e come oggi ha spiegato lo stesso Fossati: «dopo un editing accurato ho suonato chitarre e tastiere sopra la base ritmica originale, cercando di creare un colore musicale ruvido ma accogliente. Mi viene in mente alla Van Morrison, per fare un paragone». “Le donne di ora” è un brano tutto nuovo e tutto da riscoprire nel suo ultimo lascito voluto da Giorgio prima dell’aggravarsi della sua malattia e la morte nel 2003 (quest’anno si festeggia il quindicinale dalla morte del Signor G). «Mentre Ivano stava lavorando a questa raccolta abbiamo pensato che non ci potessero essere mani migliori a cui affidare quell’inedito. Una canzone scritta nel 2002, ma di un’attualità sconvolgente. Già quando la riprendemmo in mano l’anno scorso rimanemmo sorpresi per la sua attualità, ma dopo lo scoppio dello scandalo molestie sembra irreale per quanto è al passo con i tempi»: a parlare è Dalia Gaberscik, figlia di Gaber e di Ombretta Colli e che cura da anni la memoria artistica e culturale del padre milanese. È un inno alle donne come sesso “forte” ma deprivato di tutta l’ideologica faziosità di un femminismo strisciante che Gaber non ha mai amato: amava le donne in quanto differenti dagli uomini, amava le persone per la loro particolare e infinita preziosità. «Io sarei il sesso forte e dovrei farle la corte, ma non ci vuol mica tanto per rendersi conto che fa tutto lei… Forse per noi va un po’ male in questo assetto sociale, forse per farci valere dovremmo abitare parecchio più a sud… Certo hanno poco potere e questo è ingiusto e volgare, ma quando un giorno l’avranno che cosa faranno Dio solo lo sa… Spesso la vita è un po’ dura, ma in genere loro c’han troppa salute. Io non mi sento di dire che ci faranno sparire, certo che da un po’ di tempo le vedove allegre son sempre di più. Che paura, che paura, specialmente le donne di ora», recita una parte della nuova canzone che guarda al passato con un inguaribile sguardo “futuro”. Sì, Giorgio Gaber ha ancora qualcosa da dire a tutti. A tutti noi.