Il 23 marzo il Teatro dell’Opera di Roma era affollatissimo in ogni ordine di posti per il debutto di Costantinos Carydis (classe 1974).

Carydis è una delle bacchette più note e più apprezzate; a Roma aveva diretto in una sola occasione nel 2011 in un concerto (con un programma molto tradizionale) all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Sempre nel 2011 avevo avuto occasione di ascoltarlo al National Theater di Monaco di Baviera in una nuova produzione di Les Contes de Hoffmann di Offenbach con Diana Damrau nei quattro ruoli femminili. Questa estate, inaugurerà a Salisburgo il festival estivo con un nuovo allestimento de Il Flauto Magico di Mozart. Attivo tanto nel repertorio operistico quanto in quello sinfonico, ha già una buona discografia. Ha un piglio deciso ed energico e sa galvanizzare le orchestre che è invitato a dirigere.



Il concerto ascoltato al Teatro dell’Opera era, purtroppo, il penultimo della serie programmata questa stagione; una riduzione dei finanziamenti a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo ha comportato tagli di alcune attività. Dato che oltre alla stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, a Roma ci sono altre sedi dove ascoltare sinfonica, il Teatro dell’Opera ha, ragionevolmente, ridotto la propria al fine di non intaccare la stagione lirica e di balletto che è la sua funzione principale. I concerti del Teatro dell’Opera danno prova dell’alto livello qualitativo dell’orchestra, meglio di quanto non avvenga ascoltando opere dove spesso la buca è essenzialmente di supporto alle voci e si è, comunque, distratti dall’azione scenica.



Il concerto diretto da Carydis è imperniato su quattro brani, due russi e due greci- tutti con echi della musica sacra ortodossa. E’ iniziato con Una Notte sul Monte Calvo di Modest Musorgskij. Ispirato da opere letterarie russe e leggende, Musorgskj fece di un sabba di streghe il tema del poema sinfonico che intitolò La notte di San Giovanni sul Monte Calvo. Il Monte Calvo in questione si trova in Ucraina. Il brano (mai eseguito durante la vita del compositore) richiede un’enorme formazione orchestrale. Carydis e l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma hanno reso a tutto tondo il senso di magia (e di sacro) che avvolge la vigilia di San Giovanni.



Hanno fatto seguito due brani di compositori greci: Perilikis Koukos (classe 1960) e Nikos Skalkottas (1904-1949). Del primo, è stato eseguito In Memoriam del 1989, quasi una breve canzone (in ricordo di persona amata) ma senza parole; la voce che dialoga con l’orchestra è il violino (Vincenzo Bolognese). Brano breve ma struggente. Del secondo (che ha vissuto a lungo a Berlino prima di rientrare definitivamente in Patria), Carydis e l’orchestra hanno eseguito il poema sinfonico Quattro Immagini intriso di echi di musica ortodossa e con grande attenzione al contrappunto.

Nella seconda parte è stata eseguito il poema sinfonico Quadri da un’Esposizione di  Musorgskij nella versione orchestrata da Ravel. Una performance travolgente da fare dimenticare il libretto (con la descrizione dei singoli quadri) per ascoltare solo la musica.

Grande successo.