Alla vista di Francesco Guccini, appoggiato alla transenna in piazza San Pietro che saluta papa Francesco il quale ricambia stringendogli vigorosamente il braccio e le mani, immediate si sono alzate critiche e insulti in parte uguale da sinistra e dai cattolici. E’ davvero impossibile, viene da pensare, che in Italia si possa essere uomini liberi disponibili all’incontro e a dialogo.



Per i “sinistri” Guccini ha tradito la sua intera carriera di “compagno”, rivoluzionario, simbolo della contestazione dei poteri compreso quello ecclesiastico. Le canzoni esplicitamente politiche di Guccini saranno forse un paio, mentre tutte sono dedicate a una insanabile ricerca di riempire il proprio cuore del significato dell’esistenza, bastino gli immortali versi di Incontro: “Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno“. Cioè un cuore intasato dai simboli dell’ideologia che impediscono il fiorire dei veri bisogno del cuore: felicità, desiderio, umanità, spiritualità. Certo, Guccini politicamente è sempre stato uomo di sinistra, anzi anarchico per la precisione e nelle sue dichiarazioni non lo ha mai nascosto. Lo si irride invece perché adesso, anziano e purtroppo malato, “si inginocchia al papa”.



I “cattolici” invece si sono scatenati disgustati che un “comunista ateo usato dalla sinistra” si sia avvicinato al papa. Quanta tristezza. Dal papa possono andarci solo loro, i buoni, i puri di cuore, i non peccatori. Farisei. La posizione di Guccini, cresciuto in ambiente cattolico la cui Dio è morto nel 68 censurata dalla Rai e venne invece trasmessa da Radio Vaticana, è quella della bellissima del brano Cirano, cioè del rifiuto delle posizioni ideologiche e dogmatiche di qualunque parte:

Venite gente vuota, facciamola finita,

voi preti che vendete a tutti un’altra vita; 



se c’è, come voi dite, un Dio nell’infinito,

guardatevi nel cuore, l’ avete già tradito 

e voi materialisti, col vostro chiodo fisso,

che Dio è morto e l’ uomo è solo in questo abisso, 

le verità cercate per terra, da maiali,

tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; 

tornate a casa nani, levatevi davanti,

per la mia rabbia enorme mi servono giganti. 

Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco“. 

Citando e cambiando i versi di un suo vecchio brano, sulla sua pagina FB l’anziano cantautore ci ha ironizzato su da par suo, intitolando la foto che lo vede con il pontefice “I due Francesco e pace un po’ alla buona”. E “incontro” è stato, commovente. Bergoglio, definito da Guccini “autore di una rivoluzione vera e vicina al messaggio di Gesù”, ha come sempre avuto il merito di risvegliare quantomeno un battito nel cuore di un vecchio ateo.

Accanto a Guccini per una curiosa coincidenza quel giorno c’era anche il figlio del cantautore Claudio Chieffo, Benedetto, cantautore anche lui. Claudio, scomparso diversi anni fa, era stato grande amico di Guccini. Si erano esibiti anche più volte insieme, ma visto il clima politico italiano di sempre, dove “uno di sinistra” non deve frequentare “un cattolico”, Guccini aveva sempre dovuto farlo di nascosto, senza pubblicizzare la sua partecipazione. Tristissimo. 

Adesso, almeno in piazza San Pietro, quel clima non c’è più, e mentre il papa stringeva sorridente il braccio del montanaro emiliano, Benedetto consegnava a Bergoglio un cofanetto contenente diversi dischi dal vivo del padre. Il quale quel giorno c’era anche lui là in mezzo alla folla, sorrideva discreto, soddisfatto che quell’incontro da lui fortemente desiderato si era finalmente compiuto. Alla faccia di “sinistri” e cattolici talebani.