Incipit Suite, una schitarrata folk a ritmo battente intervallata da ricami in maggiore pieni di cromatismi e sforbiciate vitali come in certi memorabili forcing acustici di Steve Howe. Patrimonio popolare, influenze iberiche e rigore classico si uniscono in un gustoso cocktail, dove risalta un affiatamento frutto di numerosi anni insieme e al servizio di esperienze varie esperienze musicali nostrane internazionali, dal folk a jazz alla canzone d’autore.
Il brano di apertura del nuovo disco del duo chitarristico Incipit Suite (che prende il nome proprio dal duo) è più di una dichiarazione programmatica. Loro sono Marco Di Meo e Roberto Gargamelli, lo sfondo geografico è quello di Pesaro e “Telepathy” è il resoconto fedele di un’intesa sbocciata e coltivata a seguito di una frequentazione trai due che coglie le intenzioni del proprio partner in un continua messa in discussione del sodalizio. In questo senso il brano introduttivo è emblematico, ciascun musicista sembra lanciare il guanto di sfida all’altro in un gioco ad alzare l’asticella.
Através de Nuvens, è un breve bozzetto che gioca sulla grazia dei toni, Alternative Caos sfrutta le possibilità creative illimitate di uno sfondo chitarristico turbolento e nevrotico, Letter To a Child la dolcezza dello sguardo all’infanzia in un cantabile sulla falsariga di una ninnananna.
Ma l’esperienza acquisita sul campo dai due autori/esecutori fa decollare il lavoro su diversi umori e atmosfere, come nelle tinte folkie mediterranee di The Backwash. E’ un disco che lascia spazio anche ai giusti tributi artistici. Quello a un chiaro mentore come il Chick Corea di Spain con la rivisitazione acustica delle sue atmosfere world fusion. Poi allo slow latin Amor de conuco di Juan Luis Guerra, unico brano cantato con la voce coinvolgente della messicana Erendira Diaz e le percussioni di Davide Battistelli.
L’alternanza tra melodia e jam vede scorrere la nenia nostalgica di Giorgio, per poi serrare le fila nelle corde classiche del sussulto popolare di Bernie’s Tune. Ancora il delicato passo riflessivo di Viaje de regreso e L’universale abbandono, si alterna al fresco andante di Juazeiro e alla tavolozza barocca di Mercato antiguo.
Il finale di Telepathic Dream è un ritorno al dedalo di schitarrate che inizia l’album come a voler chiudere un cerchio. L’effetto è quello di una coda brillante, intervallata da un momento in sospensione. E’ il coronamento del sogno telepatico dei due protagonisti o il risveglio dal lungo percorso artistico del disco vissuto come una prolungata trance? Forse è un po’ di tutto questo, tra le pieghe di questa alternanza di giocate sulle corde ora ritmiche ora docili e misurate. E allora può ripartire l’ascolto alla ricerca di ulteriori segnali e indizi.