“Perché organizzare un festival dedicato a Townes Van Zandt nella città di Figino Serenza? Forse perché è poco lontano da dove il leggendario promoter Carlo Carlini viveva, fu lui il primo a portare in Italia musicisti come Townes Van Zandt, Guy Clark, Joe Ely, John Prine e tanti altri cantautori americani”. Proprio così, come si legge nelle note di accompagnamento di questo ottimo disco tributo al cantautore texano scomparso troppo giovane il 1 gennaio 1997, dopo essersi esibito per la prima e unica volta nel nostro Paese nel dicembre 1994, una serie di concerti che chi li ha vissuti non dimenticherà mai, portato in Italia dallo scomparso, anche lui, Carlo Carlini.
“When the Wind Blows – The Songs of Townes Van Zandt” è una operazione coraggiosa, un doppio cd dove il catalogo del cantautore è rivisitato da grandi e piccoli nomi, in maniera esemplare, con reverenza, passione e autentico tributo. Cantautori americani che quasi tutti hanno preso parte a questo festival che non ha uguali negli Stati Uniti, come non ha eguali questo tributo, prodotto da una piccola etichetta italiana, la Appaloosa, dimostrazione, come già successo con il tributo a CSNY “Music Is Love” di un’altra piccola etichetta italiana, la Route 61 che con intraprendenza e amore anche noi italiani possiamo competere, e anche battere, la discografia americana.
In questo caso il plauso va ai due produttori artistici, Andrea Parodi e Jono Manson, che si ritagliano anche il giusto spazio personale, il primo con una versione in italiano di Tecumseh Valley, il secondo con una scarna ed essenziale At My Window. Per il resto, si resta colpiti dalla bellezza e dall’intensità di ogni singola performance dove non è la voglia di imporsi a predominare, ma il sincero omaggio all’autore di tanti capolavori della canzone d’autore americana, anche se la palma di pezzo migliore va senz’altro alla bellissima versione solo voce e piano di Flyin’ Shoes eseguita da Radoslav Lorkovic.
Dal punto di vista di chi scrive, ma ripetiamo non c’è una sola esecuzione che non meriti il plauso, piacciono, e molto, il rockabilly di Loretta eseguito da James Maddock; la bluesata e sofferta Waiting Around to Die di Michael McDermott; la deliziosa versione di Rex’s Blues a opera di Bocephus King & Flophouse Jr.; la desertica, elettrica e incalzante rilettura di White Freightliner Blues da parte di un sempre in forma Terry Allen; l’ancestrale Rake di Anna Kaye & Irakhi Gabriel. Ma è un doppio cd che si ascolta tutto di un fiato, rapiti da quel mondo a metà tra angoscia, morte e desiderio di redenzione che era quello di Townes Van Zandt, da ascoltare in religiosa oscurità.
Da Joe Ely a Jack Trooper, da Sam Baker a Malcolm Holcombe, da Richard Lindgren a Gurf Morlix, qua dentro c’è un mondo che sembra dimenticato, gettato in un angolo dalla moda usa e getta che è la musica di oggi. Ma per chi vive la vita a un passo proprio, interiore e indipendente, queste cose non hanno importanza fino a che possiamo farne memoria e riviverle grazie all’impegno di artisti che vanno per la loro strada, perché “To live is to fly low and high so shake the dust off of your wings and the sleep out of your eyes”…