Il documentario su Whitney Houston, presentato al Festival di Cannes 2018, è il racconto emozionante di una donna e di un’artista che, nella vita, è stata tanto fortunata quanto sfortunata. Dietro il sorriso, la bellezza e la straordinaria voce, Whitney nascondeva un’anima fragile come quella di tante altre star internazionale. Nel film, il regista riesce a trasmettere le emozioni di una bambina che affronta il viaggio della vita fino ad arrivare alla clamorosa confessione degli abusi subiti dalla cugina. Quella che viene fuori è una doppia Whitney: da una parte c’è quella privata che ama trascorrere le sue giornate a casa, in pigiama, con la sua bambina e, dall’altra, che la star che, di fronte a fotografi e giornalisti, deve sfoggiare il migliore dei sorrisi anche con il cuore distrutto. La vita della Houston è stata lentamente sgretolata dalle dipendenze che, forse, avevano un’origine lontana. Cosa e chi abbiano spinto la Houston ad autodistruggersi, forse, resterà per sempre un mistero (aggiornamento di Stella Dibenedetto).

LE PAROLE DEL PRODUTTORE CHINN

Rivelazioni degne di nota nel corso del Festival di Cannes 2018, 71esima edizione del celebre concorso dedicato al cinema. E’ stato presentato, fuori concorso, ‘Whitney’, docu-film dedicato alla grande Whitney Houston. Girato da McDonald, il film ripercorre la storia della celebrità scomparsa nel 2012 all’età di 48 anni e c’è una grossa rivelazione: la Houston infatti avrebbe rivelato alla zia Mary Jones di essere stata abusata sessualmente dalla cugina Dee Dee Warwick. Come riporta Rolling Stone, il produttore del documentario Simon Chinn ha commentato così l’obiettivo del film: “Noi abbiamo sempre voluto fare questo film per correggere ciò che i giornali hanno raccontato. Ci sono delle rivelazioni specifiche, che io credo che diano alle persone una conoscenza più profonda di chi era Whitney, così da poter rincorsiderarla come persona”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

LE INTERVISTE AD AMICI E PARENTI

Whitney Houston sarebbe stata abusata sessualmente dalla cugina Dee-Dee Warwick, sorella della famosa Dionne, quando era una bambina. La rivelazione choc arriva dal docu-film ‘Whitney’ (il secondo dedicato alla vita e alla morte della cantante), diretto dal cineasta scozzese Kevin Macdonald, presentato in anteprima Fuori concorso a Cannes. Dee Dee Warwick era la nipote della madre di Whitney, Cissy Houston. Anche lei cantante, famosa negli anni ’60 e nei primi anni ’70, ma messa in ombra proprio dal successo della sorella Dionne. Per il documentario e per arrivare alla verità di questa vicenda sono stati intervistati parenti e amici della Hoiuston, anche se la rivelazione più importante è poi arrivata dal fratellastro della Houston, l’ex giocatore di basket NBA Gary Garland. (Aggiornamento di Anna Montesano)

LE DICHIARAZIONI DEL FRATELLO

La rivelazione degli abusi sessuali subiti dalla cantante Whitney Houston ha lasciato in molti senza parole. Ad aver abusato di lei quando era appena una bambina sarebbe stata la cugina Dee Dee Worwick. La clamorosa notizia è stata contenuta nel docu-film sulla cantante presentato a Cannes ma come riporta CorriereQuotidiano.it, anche il fratellastro aveva rivelato gli abusi sessuali subiti. L’ex giocatore di basket Gary Garland-Houston, infatti, aveva dichiarato che sia lui che la sorellastra vennero molestati dalla cugina quando erano ragazzini. Ad avvalorare questa tesi, le parole dell’assistente personale dell’artista, Mary Jones, secondo la quale la Houston le aveva parlato di una donna che la molestava quando era giovane. “Penso che si vergognasse…diceva sempre: ‘Mi chiedo se non ho fatto qualcosa per farle pensare (a Dee Dee, ndr) di volerla’. Io le dicevo, ‘Basta. Un molestatore è solo un molestatore. Se Cissy lo avesse saputo, avrebbe fatto qualcosa, perché Cissy ama i suoi figli’”, ha dichiarato la Jones. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

LE PAROLE DEL REGISTA KEVIN MCDONALD

I presunti abusi da parte della cugina Dee Dee Worwick, morta nel 2008 all’età di 63 anni rappresenterebbero un lato inedito e distruttivo dell’esistenza di Whitney Houston, morta nel 2012 a 48 anni. E rappresenta anche la rivelazione più sconcertante che trapela dal lungometraggio presentato fuori concorso sulla Croisette a Cannes firmato da Kevin McDonald. La cantante cadde in una spirale di depressione, alcol e droga e questa serie di episodi potrebbe essere alle origini dei suoi istinti autodistruttivi. Il regista del docu-film Kevin McDonald, come ricorda Corriere Quotidiano, in una intervista a Vanity Fair aveva dichiarato: “C’era qualcosa di molto disturbato in lei, come se non si sentisse mai a proprio agio nei suoi panni. Sembrava asessuata”. I presunti abusi subiti lasciarono evidentemente un segno in Whitney ed era stato lo stesso regista a commentare: “Ho visto e fatto delle riprese con persone che avevano subito abusi sessuali durante l’infanzia e c’era qualcosa nel suo modo di fare che mi ricordava quel tipo di comportamento”. Proprio dopo averlo pensato, lo stesso McDonald fu informato delle violenze subite dall’artista “e questo credo sia uno dei motivi principali che stanno dietro la sua auto-tortura”, ha commentato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

FU QUESTA LA CAUSA DELLA SUA AUTODISTRUZIONE?

Giunge in queste ore la rivelazione su Whitney Houston destinata a fare molto discutere. Attraverso il docu-film sull’artista scomparsa nel 2012, sarebbe emerso un particolare torbido ma soprattutto inedito della sua vita e che potrebbe essere alla base della sua autodistruzione se non addirittura della sua morte. Secondo quanto racconta “Whitney”, di Kevin Macdonald, pare che la Houston sarebbe stata abusata sessualmente dalla cugina Dee-Dee Warwick. Quest’ultima sarebbe la sorella maggiore della nota Dionne e gli episodi risalirebbero all’infanzia di Whitney. Un segreto che la cantante si sarebbe portata fino alla tomba ma che invece ora emerge dal docu-film presentato sulla Croisette in anteprima a Cannes e che vedremo sul grande schermo solo dopo l’estate. Se l’intento del regista era quello di mettere in luce i lati più nascosti e tormentati dell’artista, scomparsa all’età di 48 anni, certamente ha centrato il segno. “Non ne ha mai parlato perché provava vergogna”, ha rivelato in merito all’episodio dei presunti abusi da parte della cugina, “zia” Mary Jones, assistente personale della cantante. Secondo la donna, “Credeva di aver fatto qualcosa per far pensare alla cugina di volerlo…”. Una tesi che troverebbe ulteriore conferma anche nei racconti del fratellastro della Houston, anche lui presunta vittima delle medesime molestie. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

WHITNEY HOUSTON, PRESUNTI ABUSI DALLA CUGINA

Whitney Houston, si sapeva, nel corso della vita ne ha passate tante, soprattutto a causa di un marito drogato che le usava spesso violenza, così come l’appartenenza a un clan familiare di grandi donne della musica che l’avevano fatta crescere in una ambiente alquanto opprimente. L’ultima verità però è quella più sconvolgente e insieme agli altri fatti aiuta a capire quanto la talentuosa cantante scomparsa nel 2012 a 48 anni di età, abbia potuto morire in circostanze tanto miserabili dopo anni di abuso di sostanze stupefacenti Certo, le colpe maggiori rimangono a carico del marito, ma quanto si racconta nel documentario a lei dedicato, “Whitney” presentato in questi giorni al festival di Cannes, ci dice dei disturbi possibili di cui ha sempre sofferto. Secondo la zia Mary Jones, che trovò il suo corpo ormai senza vita nella vasca da bagno di un albergo, Whitney una volta le avrebbe detto di essere stata sessualmente abusata dalla cugina, la sorella della famosissima cantante Dionne Warwick, Dee Dee, quando aveva tra i sette e i nove anni. Anche il fratello Gary Garland appare nel film documentario e, pur senza farne il nome, dice che la Houston venne abusata da “un parente di sesso femminile”.

IL DOCU-FILM A CANNES

La cosa, oltre alla zia, non fu mai rivelata a nessuno da parte della cantante scomparsa, neanche alla madre Cissy Houston, altra nota cantante. Il motivo? Si vergognava di dirglielo, come si può facilmente capire dopo episodi del genere in cui chi subisce violenza vive una vergogna che degenera spesso anche in sensi di colpa ingiustificati. Ma gli episodi devono averla segnata non poco. Sempre secondo la zia, gli abusi subiti le avrebbero fatto dubitare della sua identità sessuale, ma siccome voleva sentirsi fortemente eterosessuale, non esitò a sposare Bobby Brown, causa di tutti i suoi guai peggiori. Un matrimonio fatto di abusi di droghe e violenza che segnò anche la loro figlia Bobbi Kristina in modo tale che anche lei morì, nel 2015, a 22 anni. E la stupratrice Dee Dee Warwick? E’ morta nel 2008 a 63 anni di età per overdose. Come si vede, nonostante l’immagine glamour diffuse in tutti questi anni di quella che veniva definita una famiglia di cantanti meravigliose, una vera vita di inferno come spesso accade nel mondo delle star.