Fu la strage dei ragazzini, quel 22 maggio di un anno fa, probabilmente fra le tante stragi compiute dai terroristi islamisti in Europa la più dolorosa, la più drammatica. Quando Salmen Abedim un kamikaze affiliato all’Isis, si fece saltare in aria all’uscita del concerto di Ariana Grande alla Manchester Evening News Arena. I morti, la maggior parte appunto ragazzini e ragazzine, qualche adulto che li aveva accompagnati o che era venuto a prenderli, furono 22, i feriti centinaia. Era una serata attesa da tempo da quei giovinetti, risparmiando i soldi per il biglietto, supplicando i genitori di lasciarli andare, con l’adrenalina e l’emozione che montava sempre di più in vista di quel 22 maggio. Erano in migliaia a sentir cantare e ballare con la giovane cantante, poco più che una ragazzina anche lei. Quei momenti che solo l’adolescenza regala, quando pensi che tutto il mondo sia in quell’occasione, quando pensi che i sogni si avverano. Cose da poco, naturalmente, che quando sarai grande ricorderai un po’ infastidito, pensando che adesso sei adulto e ci sono cose più importanti nella vita. Certo, ci sono, ma il peccato più grande che si possa compiere è strappare i sogni a un bambino. La sua vita non sarà più la stessa, non si fiderà più di nessuno. Salmen Abedim era stato astuto nel suo piano odioso: si era appostato poco fuori dell’uscita, perché nessuno sospettasse di lui, poi quando li vide uscire in massa, di corsa, con il sorriso stampato sul volto fece pochi passi dentro e si fece esplodere. Pezzi di corpi che volavano via, urla, gemiti, pianti, dov’è la mia mamma. Il sogno era finito.
LA BELLEZZA STA NEL CUORE DEGLI INNOCENTI
Il Regno Unito ha ricordato oggi la strage alle 14 e 30 locali con un minuto di silenzio in tutto il paese, stasera una messa nella cattedrale di Manchester. Ariana Grande, che non ha mai del tutto superato lo shock di quella sera, ha inviato un messaggio: «Penso a voi oggi e tutti i giorni. Vi amo con tutta me stessa e vi dono tutta la luce e il calore che posso offrirvi in questa giornata così difficile». Da allora, Ariana segue una terapia per superare quell’orrore che non ha mai dimenticato. Nonostante questo peso, qualche settimana dopo aveva organizzato un bell’evento, una serata intitolata One Love Manchester con tanti ospiti. Anche un uomo maturo e scafato come Noel Gallagher, l’ex leader degli Oasis, cantando non era riuscito a trattenere le lacrime sulle note della sua Don’t Look Back in Anger, non guardarti indietro con rabbia, scritta anni prima, ma perfetta per una occasione come questa, rifiutare l’odio e la vendetta per ricominciare. «La musica dovrebbe essere la cosa più sicura del mondo. Per questo quello che è successo è un peso sul mio cuore ogni giorno. Ed è ancora molto doloroso. Ma non voglio dare importanza a qualcosa di così negativo. L’ultima cosa che vorrei è vedere i miei fan che pensano che una cosa del genere possa vincere… è per questo che ho fatto del mio meglio per reagire» ha scritto ancora Ariana Grande. Qualcuno allora aveva commentato con cinismo che il sangue di quei ragazzini ricadeva sui genitori, che portano i figli a eventi “insulsi” come un concerto. Non è così ovviamente, e quel sacrificio di giovani, quella strage dei ragazzini ci ricorderà sempre che la bellezza sta nel cuore degli innocenti e la rabbia in quello degli adulti.