Il Teatro Lirico di Cagliari ha la caratteristica di avere nove affollati turni di abbonamento ed una programmazione in cui innovazione viene coniugata con tradizione. Il 18 maggio ha coniugato questi due elementi caratterizzanti in un unico spettacolo. Un ‘dittico’ in cui la prima parte è il debutto in Sardegna di Sancta Susanna di Paul Hindemith e la seconda la notissima Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Indubbiamente, nella scelta dell’ ‘accoppiata’ ha influito molto il fatto che Cavalleria è opera molto amata dal pubblico cagliaritano. Filologicamente, Sancta Susanna si sarebbe abbinata molto bene  con un atto unico di ambiente musical- culturale analogo, ad esempio Il nano di Zemlisky o Una tragedia fiorentina sempre di Zemlisky, oppure ad una delle tante gemme del repertorio italiano degli Anni 20 e 30 su cui, ormai da oltre un cinquantennio, si è voluta porre una coltre di silenzio come Volo di notte di Dallapiccola. Ma il botteghino ha le sue esigenze. Ed il Lirico è riuscito a dare coesione all’operazione con la concertazione e l’allestimento scenico.



Marco Angius ha dato un piglio ‘espressionista’ a Cavalleria Rusticana  opera che inizia con un accento verdiano e termina sfiorando l’espressionismo. Una Cavalleria espressionista era già stata offerta da Dimitri Mitropoulos in esecuzioni al Metropolitan di New York nel 1959 – 60, di cui sono state fatte registrazioni live in LP, riversate in CD da Arkadia. Sancta rappresenta uno dei momenti più alti del periodo espressionista dell’allora giovanissimo Hindemith.



Sotto il profilo scenografico, l’impianto unico di Benito Leonori serve, con pochi aggiustamenti, le due opere: un grande spazio all’aperto, adatto al palcoscenico del Lirico cagliaritano, con a destra la cappella del convento di Sancta Susanna che diventa la chiesa di Cavalleria, e così via. Nella scena e nei costumi di Cavalleria si è volutamente dato un tocco sardo (c’è anche una miniera di carbone) piuttosto che siciliano – un omaggio all’isola in cui viene rappresentata questa nuova produzione

E’ importante soffermarsi su Sancta Susanna che dura meno di 25 minuti ma è stato il magnete che ha attirato critici dal resto d’Italia a Cagliari. L’atto unico è del 1922. Hindemith non aveva che 25 anni quando ne concepì l’idea e la compose. Il testo, un testo di August Stramm tratto da un racconto del medesimo autore basato su una leggenda dei tempi del confronto tra Riforma e Controriforma; richiede un vasto organico ma solo tre voci in scena (un soprano drammatico e due mezzo) , nonché la brevissima partecipazione di due recitanti ed un coro femminile nel finale. Una giovane suora, in odore di santità per la sua dedicazione incessante alla preghiera che le fa dimenticare anche di nutrirsi, ascolta, per caso, i gemiti sessuali di due giovani nel giardino vicino alla cappella del convento. Ciò innesca un crescente turbamento: dal dubbio che “la gioia” può essere non nella preghiera ma nell’atto sessuale sino ad un auto-erotismo sempre più sfrenato, al denudarsi sull’altare ed al tentare di godere pure con la statua del Cristo in Croce.



Ciò sconvolge le consorelle, entrate nella cappella per i Vespri, che reagiscono gridando “Satana!” e verosimilmente murandola via, come avvenne in precedenza ad un’altra suora perturbata dall’eros. L’opera creò scalpore: nel 1922, data della sua creazione, Fritz Busch si rifiutò di concertarla considerandola oscena e blasfema; nel 1978, la “prima” italiana all’Opera di Roma fu segnata da tumulti in sala, e da una denuncia nei confronti del Sindaco e del Sovrintendente; lo stesso Hindemith in vita la ritirò dalle scene. In effetti, Hindemith era un credente (come appare chiaramente in Mathis der Maler in cui la Fede e l’Arte pongono il protagonista al riparo dalle guerre e degli odii).

L’opera nasce, al pari di Salome e Elektra di Richard Strauss, in un ambiente ed in clima in cui i giovani intellettuali erano fortemente influenzati da Sigmud Freud. A differenza dei lavori straussiani (che si pongono come post-wagneriani), però, Sancta Susanna ha origine anche in un contesto di ribellione anti-romantica ed anti-wagneriana da parte della “giovane scuola” tedesca . Quindi, non solo la concisione ma il virtuosismo di basare la scrittura, e orchestrale e vocale, sulle variazioni di un unico tema musicale. L’opera è stata anche pensata per un allestimento leggero in un teatro non grande- quale la Alte Oper di Francoforte. Mentre quello del Lirico di Cagliari ha un palcoscenico molto vasto. La breve , ma molto intensa, opera ,- Angius ha serrato i tempi come fece Riccardo Muti in un’esemplare produzione a Ravenna nel 2012 (mentre nel 2006 alla Scala Marco Letonja li distese) richiede, come si è detto  tre voci ed un piccolo coro Tutto al femminile.i.  Tanja Kuhn, la protagonista, conosce a fondo la parte e la declina con accortezza, ma ha un volume esile . La sovrasta la Clementia di Anastasia Boldyreva : Tiziana Carraro è un’efficace vecchia suora.

Di Cavalleria abbiamo parlato più volte su questa testata. Oltre alla notevole concertazione di Angius all’ambientazione ‘sarda’, tutte di livello le voci  Marcello Giordani, beniamino del pubblico cagliaritano, è un tenore generoso, veterano della parte. Tiziana Caruso era  una Santuzza piena di fuocoBravi Anastasia Boldyreva (Lola), Tiziana Carraro (Mamma Lucia) e Sebestian Catana (Alfio).